Das Herzconclude la produzione operistica di Pfitzner e insieme suggella il graduale allontanamento del compositore dall’influsso di Wagner. La consuetudine con il repertorio ottocentesco (ad esempio la riscoperta della
Undinedi Hoffmann, o la revisione di alcuni lavori teatrali di Marschner), oltre a influenzare la scelta del soggetto, aiutò Pfitzner a consolidare l’originalità dei suoi percorsi stilistici, rifondandoli sulle radici storiche dell’opera tedesca e sottraendoli alla tentazione wagneriana. La vicenda è ambientata intorno al Settecento, ma le presenze demoniache che la attraversano rimandano piuttosto al Medioevo sulfureo di molte pagine romantiche; proprio la mescolanza dell’ambientazione nei principati dell’epoca barocca con figure dedite all’occultismo è una peculiarità tipicamente hoffmanniana.
Atto primo. Il dottor Athanasius confessa a Wendelin di essere un esperto di arti magiche, ma di non averne mai fatto uso. Sopraggiunge Asmus Modiger, in sinistra coincidenza con l’attimo in cui il medico traccia sulla parete il segno del demonio Asmodi. Il duca, su consiglio della giovane e nobile Helge, cui Athanasius guarì un tempo la madre, manda a chiamare il celebre medico per tentare di guarire il principino malato. Nella stanza del fanciullo, Athanasius, dopo aver pregato invano Helge di non lasciarlo solo, invoca Asmodi, che gli promette aiuto in cambio di un cuore umano, scelto da Athanasius a caso fra quelli che gli appaiono in una visione satanica.
Atto secondo. Nel parco del castello. Sta per scadere l’anno al termine del quale Asmodi verrà a pretendere il cuore sacrificatogli. Athanasius, divenuto nel frattempo sposo di Helge, è inquieto, ma quando il demonio gli compare puntualmente dinanzi, si vede costretto a cedere. Nello stesso istante Helge stramazza al suolo, e quando il perfido Asmus rivela alla corte esterrefatta l’arte proibita con cui venne guarito il principino, anche questi cade morto.
Atto terzo. Athanasius accetta con sollievo la sentenza capitale pronunciata contro di lui, e resta indifferente alle suppliche del duca, venuto a promettergli la grazia a patto che risusciti con qualunque mezzo il suo figliolo. Athanasius prega perché Helge possa essere salva; gli appare lo spirito di lei, ormai prigioniero di Asmodi e costretto a vagare senza pace: Helge indica allo sposo la via della fuga, ma Athanasius preferisce soffrire con lei. Commosso da questo reciproco amore, Dio restituisce a Helge il suo cuore e la libera: gli spiriti degli sposi si librano verso il cielo, mentre nella cella il guardiano scopre il corpo senza vita del condannato.
La figura tormentata del medico-mago, approfondimento di unasilhouettegià sbozzata inDer arme Heinrich, è ricca di connotazioni faustiane e insieme conserva il retaggio romantico dellaZerrissenheitspirituale, che trova piena rispondenza nella dicotomia cielo-inferno. L’ambiguo sovrapporsi di Asmodi e Asmus sembra desunto dal più puro Hoffmann, che amava accrescere l’alone orrifico dei suoi personaggi negativi sdoppiandone l’identità in modo inquietante. La spiccata incidenza di espressioni come «drängend» (incalzando) o «beschleunigt» (accelerato) nelle didascalie agogiche è un sintomo della pulsione affannosa in cui l’opera sembra consumarsi; culmine di questa tensione spasmodica è la frenesia del ‘pandemonio’, versione ammodernata degli squarci demoniaci di Marschner o di Weber.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi