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Hagith
Opera in un atto di Feliks Dörmann
Musica di Karol Szymanowski 1882-1937
Prima rappresentazione: Varsavia, Teatro Wielki, 13 maggio 1922

Personaggi
Vocalità
Hagith
Soprano
il giovane re
Tenore
il vecchio re
Tenore
un medico
Baritono
un sacerdote
Basso
un servo
Mimo
Note
Szymanowski scrisse questa sua prima opera in parte a Tymoszówka e in parte a Vienna, nel biennio 1912-13. Il dramma in lingua tedesca di Feliks Dörmann (la traduzione in polacco fu di Stanislaw Baracz) aveva intessuto elementi ricavati da una leggenda orientale sul re Davide con altri biblici, dal primo capitolo delLibro dei Re. Il resoconto biblico narra degli ultimi giorni del re Davide, della sventata cospirazione di Adonia e della designazione di Salomone a suo successore; vi è pure descritto come una giovane e bellissima vergine, Abisag, avesse assistito e si fosse presa cura dell’anziano re, dormendogli accanto e riscaldandolo («ma il re non ebbe con lei rapporti coniugali»). L’episodio viene elaborato e modificato da Dörmann, che cambia anche i nomi dei personaggi. Nel complesso, il libretto si mostra debitore dello stile di Hofmannsthal; vi si ritrovano la perversione e la concisione che caratterizzano certi versi diSalomeo diElektra, nonché un analogo simbolismo poetico e lo stesso impianto drammaturgico in un atto.

In Oriente, in un tempo remoto. La salute del vecchio re è minata: invano medici e sacerdoti si prodigano nelle cure. Quale ultima speranza per il recupero di nuova forza e vigore, il gran sacerdote e il medico suggeriscono la condivisione del letto con una giovane fanciulla. Intanto il re si mostra sfiduciato e sospettoso, teme soprattutto che il figlio possa impossessarsi della corona. Ad aggravare i sospetti giungono voci di acclamazione dell’erede al trono, proprio quando il medico annuncia la visita di una fanciulla, Hagith, che intende offrire il proprio contributo per la guarigione dell’anziano re. La fanciulla appare mentre il sovrano intima l’esilio al figlio, malgrado questi protesti la propria innocenza. I due giovani incrociano gli sguardi, e nasce subito l’amore: si promettono fedeltà eterna. Successivamente, Hagith viene condotta davanti al vecchio re dal medico e dai sacerdoti affinché gli si offra, come pattuito, pena la lapidazione; quando questi ultimi si allontanano, la giovane osa confessare al vecchio il suo amore per il giovane re, e lo prega di restituire al figlio la possibilità di regnare. Invano: il re tenta di prenderla con la violenza, entusiasmato dall’idea di poter riacquistare la giovinezza. Proprio nel momento in cui sembra aver ragione delle resistenze di Hagith, la morte lo coglie. La fanciulla non ha speranza di salvezza; i sacerdoti la conducono verso il luogo del supplizio, dove ella si abbandona a un ultimo canto d’amore per l’amato. Il principe, raggiunto dalla notizia della morte del padre, abbandona precipitosamente il luogo dell’esilio, ma non riesce a tornare in tempo: Hagith è già morta ed egli cade in lacrime, inginocchiandosi sul trono paterno.

Come il librettista, anche il compositore – allora affascinato dalla musica e dalla cultura tedesca contemporanee – è condizionato dal teatro di Richard Strauss; Szymanowski aveva del resto ammesso apertamente tale filiazione in una lettera all’amico Spiess. In particolare, il mondo sonoro diHagithè assai prossimo a quello diElektra, e ne sviluppa gli atteggiamenti drammatici. E attraverso Strauss è presente l’influenza wagneriana: una fitta rete di Leitmotive – variamente associati e trasformati secondo il divenire emotivo del dramma – si dipana lungo tutta l’opera. Peraltro, convenzionale risulta l’intrecciarsi del motivo del giovane re con quello di Hagith, nell’interludio che precede il duetto d’amore; così pure la distorsione di tali motivi, dopo la supplica rivolta da Hagith al vecchio re. Il declamato vocale, che si sovrappone al ricco tessuto di Leitmotive reso da una densa scrittura orchestrale, è spesso più frammentato e ‘nevrotico’ di quello diSalomeedElektra, in ragione dei suoi profili angolosi, tesi, la cui resa espressiva si sostanzia in un ricorso esasperato alla dissonanza. Non mancano momenti di distensione all’interno di questo intenso fluire cromatico, ma i passi in cui è presente una scrittura più diatonica sono anche quelli più deboli nell’economia del dramma, legati a luoghi comuni. Dopo una sorta di prologo in cui vengono tratteggiati il carattere del vecchio re e il dilemma che lo affligge, l’impianto drammaturgico si snoda attorno a tre duetti (che vedono protagonisti i due re, il giovane re e Hagith, il vecchio re e Hagith) affiancati da interventi corali; il secondo di questi, il duetto d’amore, riecheggia incongruamente modi pucciniani nel provocare un accumulo della tensione emotiva, per poi ‘sospenderla’ nel punto culminante (l’allusione alTristano, oltre che a Puccini, è palese) ed essere ripresa e risolta da Hagith nel suo estremo canto d’amore e di morte. L’ultimo duetto costituisce invece il climax dell’opera, ed è di particolare interesse: vi si colgonoin nucetratti che caratterizzeranno la successiva opera di Szymanowski,Re Ruggero.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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