Scritti per occupare gli intervalli tra gli atti della
Didone abbandonata, questi intermezzi rappresentano una precoce esperienza comica di Metastasio, esattamente coeva al suo primo dramma per musica. Il testo nasce Napoli, patria dei generi popolari dellâintermezzo e della commedia per musica, e dimostra la gustosa vena satirica di Metastasio, esercitata senza remore contro quellâambiente teatrale di cui sarebbe diventato, di lĂŹ a poco, il massimo autore europeo. La critica alle convenzioni del teatro in musica dimostra una chiara affinitĂ con
Il teatro alla moda, il libello al vetriolo pubblicato da Benedetto Marcello a Venezia nel 1720.
Parte prima. La cantante Dorina si sta lamentando del repertorio a sua disposizione, quando giunge a farle visita lâimpresario Nibbio, che le propone una scrittura per il «teatro famoso» delle isole Canarie. Solo insistendo a lungo lâuomo riesce a convincerla a prodursi allâistante in una cantata, e si prepara a cantare lui stesso una propria ricercata creazione, quando la ragazza finge di dover precipitosamente partire.
Parte seconda. Mentre prova i vestiti di scena, Dorina riceve unâaltra visita di Nibbio. La ragazza dapprima gli elenca i guai della professione canora, quindi canta una scena sostenendo la parte di Cleopatra (prova che Nibbio propone di concludere con unâaffettata aria di paragone). Al momento di firmare il contratto â che prevede esorbitanti richieste della cantante â, Dorina si tira indietro, di fronte alle ambigue speranze di ricompense affettive adombrate dallâimpresario.
Lâacuminato testo metastasiano venne messo in musica sei volte nellâarco di un ventennio, tra gli altri da Leonardo Leo (1741) e da padre Martini (1744). La prima intonazione, a opera di Sarro, si distingue in particolare per le due arie di Nibbio: in quella della prima parte (âRisolva, e le promettoâ, in sol minore) lâappassionata dichiarazione di affidabilitĂ fatta dallâimpresario alla cantante viene garantita da una linea melodica di grande nobiltĂ e decoro, che risulta spropositata nel modesto contesto in cui Ăš collocata; nellâaria della seconda parte (âLa farfalla che allâoscuroâ), invece, il testo paradossale (la parodia di unâaria âdi paragoneâ) viene illustrato attraverso i gesti tipicamente comici della melodia, leziosi nella descrizione della farfalla, agitati nella sezione âdi tempestaâ (Allegro molto).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi