Ben poco della produzione di sir Michael Tippett, novantenne compositore londinese, è conosciuto dal pubblico italiano. Nessuna delle sue opere – oltre a questa ricordiamo la
ballad-opera Robin Hood(1934),
The Midsummer Marriage(1955),
King Priam(1962) e
The Ice Break(1977) – e dei suoi oratorî (particolarmente celebre
A Child of Our Time, il cui soggetto è ricavato dall’omonima novella dello scrittore antinazista Edon von Horvath, con la prestigiosa collaborazione di Eliot) è stata infatti mai rappresentata in Italia, mentre si conosce solo una minima parte del suo pur ampio catalogo, comprendente sonate, concerti, divertimenti,
songse varia musica da camera. La ragione di tale oblio consiste principalmente nell’impermeabilità della cultura musicale inglese, storicamente conservatrice, refrattaria all’evoluzione dei linguaggi compositivi del continente e custode gelosa delle proprie gloriose tradizioni rinascimentali. Tanto più nel caso della musica alquanto nazionalistica di Tippett, pressoché interamente caratterizzata dalla ricerca di una sintesi – tanto ardita quanto originale – tra il passato e il presente della musica inglese, in un misto neoclassicheggiante di estrema raffinatezza e talora anche espressivamente ‘esplosivo’, tra l’artificiosità di certo barocco e la facile immediatezza dei linguaggi della musica leggera, del jazz e del blues. I principali tratti musicali e drammatici di
The Knot Gardensono da ravvisare nella compresenza di stili del passato e di oggi, nel gusto per la citazione sia letteraria (Shakespeare e Goethe) sia musicale (Beethoven, Schubert e Stravinskij), nella definizione di un polifonismo e di una poliritmia estremamente elaborati e raffinati, e soprattutto nell’impegno politico esplicito e diretto dei testi. Ne risulta un’opera un poco cerebrale, più concettuale che d’azione, ma assai godibile per la sua raffinatezza strumentale. La vocalità , qui affidata per intero ai solisti (
The Knot Gardenè l’unica opera di Tippett che non prevede l’uso del coro), raggiunge punte di espressività degne di figurare accanto a quelle del
War Requiemdi Britten, mentre in altri momenti il declamato dei sette protagonisti sembra voler artificialmente ricalcare l’ossessione isterica della loro psiche.
Atto primo. ‘Confronto’. Il giardino è il luogo in cui lo psicoanalista Mangus ascolta i problemi dei coniugi Faber e Thea (il cui matrimonio è in crisi), della loro figlia adolescente Flora, della coppia omosessuale formata dallo scrittore di colore Mel e dal musicista bianco Dov (anch’essi in crisi) e infine della sorella di Thea, Denise, un’attivista rivoluzionaria che ha conosciuto l’esperienza della tortura.
Atto secondo. ‘Labirinto’. Mangus ha messo a punto una sorta di psicodramma collettivo: come in un gioco (esplicito il riferimento allaTempestashakespeariana), i sei personaggi devono perdersi nel labirinto e mettere a confronto i loro dissidi personali.
Atto terzo. ‘Sciarada’. Attraverso una simbolica serie di sciarade, i sei protagonisti giungono infine a maturare le giuste decisioni per il loro futuro: Faber e Thea ricostituiscono la loro unione, mentre Mel si unisce a Denise; Flora compie il passo verso l’età adulta e decide di staccarsi dalla sua famiglia; Dov sceglie di intraprendere un viaggio misterioso (che Tippett descriverà in una successiva raccolta disongs, intitolataIl viaggio di Dov) verso la conoscenza di se stesso.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi