L’argomento, di tono squisitamente cavalleresco, si riallaccia all’opera omonima di Cherubini, pur con qualche differenza nella trama. Il tema della fedeltà totale è una colonna portante nella storia del melodramma a cavallo tra i due secoli: si ricordano in quegli anni, il
Fideliodi Beethoven, la
Leonoradi Paër e quella dello stesso Mayr. Il libretto, pur svolgendo il tema in modo classico, propone alla musica alcune caratteristiche e situazioni insolite, quali i frequenti interventi dei solisti accompagnati dal coro nelle arie e numerosi pezzi d’issieme.
Lodoiska, polacca, è prigioniera di Boleslao, palatino del castello di Ostropoli. Questi, innamorato di lei, la vuole condurre forzatamente alle nozze, ma ella ama Lovinski, il quale, mentre è alla sua ricerca, si scontra in battaglia col principe tartaro Giskano. Lovinski vince, ma fa grazia della vita e rende la spada allo sconfitto che, grato del gesto, gli giura eterna amicizia. Narseno, amico di Lovinski, rivela dove si trova la fanciulla e chi la tiene prigioniera. Lovinski si presenta a Boleslao in incognito, sotto il nome di Siveno, per incontrare Lodoiska; Boleslao acconsente a patto che dica a Lodoiska che Lovinski è morto. Quindi giunge al castello Sigeski, padre di Lodoiska, avvertito del pericolo nel quale si trova la figlia. Mentre Boleslao sta per sposare Lodoiska, giungono Lovinski e poi Sigeski, entrambi per impedire le nozze. Lodoiska e Sigeski vengono messi in carcere; Lovinski libera entrambi con l’aiuto di Giskano e Boleslao viene punito. Sigeski, mutato parere, approva le nozze di Lodoiska con Lovinski.
Nella versione per Milano, in due atti, sono aumentati sia i numeri musicali, sia le proporzioni e la grandiosità dell’opera. Mayr, vocalmente, è ancora legato alla tradizione dell’ultimo trentennio del Settecento; tuttavia scrive le parti d’amoroso, un tempo monopolio degli evirati cantori, indifferentemente per castrati, contralti e tenori, indicando così la sua attenzione ai mutamenti allora in corso. Le arie principali dellaLodoiskasono in quattro movimenti: alternano andamenti in tempi vivaci e moderati, si concludono su un tempo veloce, e spesso il solista interagisce o dialoga addirittura col coro. Nell’opera sono presenti ancora lunghi e complessi passaggi con una vocalità in uno stile molto elaborato; nei brani cantabili di tono affettuoso, Mayr segue invece un andamento legatissimo e languido, impostato prevalentemente sul moto congiunto e su brevi intervalli, ravvivati da languide fiorettature. Nelle opere seguenti il compositore privilegerà brevi fiorettature e un canto semisillabico (sillabe vocalizzate su due o tre note). La sinfonia diLodoiskapresenta temi e melodie che evocano il colore locale: nell’orchestra, un motivo o una piccola frase viene ripetuta come sottofondo alla declamazione vocale (una certa drammaticità è presente negliensembles). Il suo ricco vocabolario armonico di matrice tedesca – frutto dei suoi studi d’oltralpe – permette una ricchezza di modulazioni, effetti, e varietà perlopiù sconosciuta ai maestri ancora legati ai dettami della scuola napoletana. Dal punto di vista della struttura alcuni tratti ricordano Rossini: il finale primo si svolge in un sotterraneo, con Lodoiska e Lovinski si inseguono senza trovarsi, e la costruzione del pezzo è affine alla scena del sotterraneo nel secondo atto diSemiramide. La sortita di Lovinski, invece, ricorda per il testo (più che per il trattamento musicale) quella di Bertarido inRodelindadi Händel. Tra gli interpreti di rilievo si ricordano Luigi Marchesi, nei due allestimenti scaligeri del 1799 e 1805, e Isabella Colbran, che cantò l’opera al San Carlo nel 1818.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi