Smetana scrisse quest’opera nel 1872, per festeggiare l’imminente incoronazione di Francesco Giuseppe a re di Boemia; a causa di contingenti avvenimenti politici, però, questa non ebbe luogo, e così il compositore preservò per ben nove anni (sino alla prima rappresentazione, che poi si diede in occasione dell’inaugurazione del Teatro Nazionale di Praga) quello che riteneva il suo capolavoro teatrale: non un’opera nazionale, ma ‘l’opera nazionale’.
Libušeè quella che gli inglesi chiamano una
festival opera: la sua esecuzione venne riservata esclusivamente ai giorni di festa nazionale, per celebrare l’autonomia culturale del popolo cèco. Formalmente l’opera è divisa in tre grandi quadri: ‘La sentenza di Libuše’, ‘Il matrimonio di Libuše’ e ‘La profezia’. Concettualmente la si può in parte accostare ai
Troyensdi Berlioz (che Smetana ammirava molto) o ai
Meistersingerdi Wagner:
Libušeritorna alle origini della dinastia cèca, raccontando – come in una fiaba – gli avvenimenti che portarono alla nascita della stirpe dei Premyslidi. In realtà , le fonti storiche da cui Josef Wenzig trasse il libretto (tradotto dal tedesco in lingua cèca a opera di Ervin Spindler e dello stesso Wenzig) risultano oggi di dubbia autenticità .
In epoca pagana: Vyšehrad, antica fortezza all’interno delle mura di Praga. Libuše è la giovane principessa che il popolo vorrebbe vedere unita in matrimonio a un uomo che sappia guidare il destino della Boemia, e che le dia un erede per assicurare la continuazione della dinastia reale. La scelta di Libuše cade su Premysl, che appare titubante di fronte alle responsabilità che dovrebbe assumersi sposando la principessa. Alla fine Premysl accetta, e l’opera si avvia alla conclusione. Ma improvvisamente la principessa, rivelando doti profetiche, ha una visione. Sul palco scorrono le figure dei più grandi re boemi, sino all’ultima immagine (che corrisponde all’ultimo dei sei brevi episodi della ‘Profezia’), riguardante un futuro molto lontano (ossia l’epoca del compositore): la patria dei Premyslidi vivrà a lungo felicemente, e al grido di «Slava!» l’opera si conclude.
Le entrate in scena della principessa e di Premysl sono annunciate da ritmi di fanfara dei fiati, presenti anche nel poema sinfonicoVyšehrad(dal celeberrimo cicloMá Vlast, La mia patria), cui l’opera fa riferimento; inVyšehrade inLibušeritroviamo le stesse cadenze armoniche tipicamente slave, che ci conducono nell’atmosfera fantastica dei racconti musicali di Smetana.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi