Il decennio 1760-70 è straordinariamente fecondo per Piccinni, che produce in quegli anni più di sessanta opere tra seri e e buffe. Nel solo 1766 vedono la luce ben sette lavori, tutti composti per i teatri .di Roma e di Napoli, le due città che a quell’epoca si dividono in modo pressoché esclusivo la presenza del musicista. Durante la stagione autunnale del napoletano Teatro Nuovo viene messa in scena
La molinarella, una delle pochissime opere buffe di Piccinni che nel nostro secolo sia stata oggetto di una – sia pure limitata – riconsiderazione musicologica ed esecutiva; la prima ripresa moderna è stata realizzata dal Teatro La Fenice (Venezia 1961).
L’anonimo libretto offre l’ennesima variazione su un tema comunissimo nell’opera buffa: quello della fanciulla nobile creduta morta e allevata in campagna sotto altra identità . Qui si tratta della figlia di un mugnaio, Lesbina (ma in realtà Metilde). Corteggiata dal nobile Ergasto, la giovane è sulle prime intimorita dalla presunta disparità sociale, ma poi abbandona ogni remora e acconsente alle nozze (già prima della convenzionale agnizione: vistoso scarto dalcliché). All’altro suo spasimante, il garzone di mulino Ciccone, non resta che ripiegare sulla popolana Brunetta. Alla vicenda agreste si affianca quella degli amori contrastati tra il conte e Urania, personaggi nobili. Equivoci, sotterfugi, peripezie varie (fra cui il naufragio di Urania e il rapimento di Lesbina dal castello del cavaliere) arricchiscono l’intreccio dell’opera.
La divaricazione tra ‘parti serie’ e ‘parti buffe’ è considerevole, come in tutti i libretti comici dell’epoca, e si riflette naturalmente sulla partitura. I personaggi rustici (e dialettali) del mugnaio Anzelmo e di Ciccone appartengono al registro vocale e stilistico del basso buffo e offrono spunti estremamente gustosi (ad esempio nell’aria “È la femmena comm’a la gattaâ€, spassosissima lezione di corteggiamento impartita da Anzelmo al proprio garzone). I nobili – fra i quali, musicalmente parlando, è arruolata d’ufficio e fin dal primo momento anche la molinarella – fanno proprio il melodizzare elegante e disteso dell’opera seria, con qualche limitata escursione sul terreno virtuosistico. Unico elemento unificatore è la vena patetico-sentimentale, la stessa che sei anni prima aveva fatto la fortuna diCecchinae che trova anche qui molte occasioni per affiorare, dando vita a pagine di struggente malinconia, fra cui merita di essere citata almeno l’aria della protagonista “Se queste amare lagrimeâ€.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi