Nel 1824 Gioachino Rossini assunse la direzione del Théâtre Italien di Parigi: l’incarico, che gli garantiva un lauto stipendio annuo di 20.000 franchi, gli permise di prendere confidenza senza fretta con la lingua, il clima culturale e gli stilemi operistici parigini. Dopo la parentesi celebrativa della cantata scenica
Il viaggio a Reims(1825), Rossini affrontò il pubblico francese con due rifacimenti di opere composte negli anni napoletani,
Maometto II, che divenne
Le siège de Corinthe(1826), e appunto il
MoĂŻse; con il trionfo decretato a queste opere dal pubblico di Parigi, Rossini si impose definitivamente anche in terra di Francia come il piĂą importante operista del suo tempo.
Per il rifacimento parigino, Rossini, oltre a rielaborare, spesso in misura non trascurabile, e a distribuire diversamente la musica delMosé in Egitto, riutilizzò brani di altre opere precedenti (ArmidaeBianca e Falliero) e ne compose diversiex novo: gran parte dell’introduzione del primo atto, gliairs de dancee quasi tutto il finale del terzo atto, la grande aria di Anaï nell’atto conclusivo.
Atto primo. Nel campo dei Madianiti, presso Menfi. Si ode il lamento del popolo ebraico prigioniero in Egitto e le promesse di liberazione di Moïse (“Dieu puissant, du joug de l’impie”). Sopraggiunge Éliézer, che racconta come Pharaon, cedendo non solo alle sue minacce, ma anche alle preghiere della regina Sinaïde, si sia finalmente convinto di lasciar partire gli Ebrei. Mentre tutto il popolo festeggia, Anaï viene raggiunta da Aménophis e i due giovani manifestano tutto il loro dolore per l’imminente separazione (“Ah, si je perds l’objet que j’aime”). Aménophis, deciso a tutto pur di non perdere la donna amata, comunica a Moïse la revoca dell’ordine del padre: per tutta risposta, Moïse fa scendere una fitta tenebra su tutto l’Egitto.
Atto secondo. Dopo una nuova promessa di liberazione da parte di Pharaon, Moïse acconsente a far tornare la luce del giorno (“O toi dont la clémence”). Nei progetti del re ci sono anche le nozze del figlio con la principessa d’Assiria: è lo stesso Pharaon a comunicare la notizia a uno sgomento Aménophis (“Cruel moment... que faire?”), che la madre Sinaïde tenta invano di consolare (“Ah, d’une tendre mère”).
Atto terzo. Il popolo egizio innalza una grande preghiera di ringraziamento a Isis. Sopraggiunge Moïse con tutti i suoi, reclamando da Pharaon il rispetto delle promesse. Osiride, gran sacerdote, pretende però che gli Ebrei rendano omaggio a Isis: subito dopo lo sdegnoso rifiuto di Moïse, Aufide reca la notizia che le acque del Nilo si sono arrossate di sangue. Moïse, al termine di un aspro scontro con Osiride, stende il braccio verso l’altare di Isis e immediatamente tutti i fuochi votivi si spengono; Pharaon comanda che gli Ebrei siano allontanati in catene da Menfi.
Atto quarto. Nel deserto, sulle rive del mar Rosso. Aménophis riconduce Anaï presso il suo popolo; il principe offre alla giovane la salvezza per tutti gli Ebrei in cambio del suo amore, per il quale è disposto anche a rinunciare al trono. Sopraggiunge Moïse, che mette di fronte Anaï alla scelta tra l’amore e la legge di Dio (“Quelle affreuse destinée”); Anaï rinuncia ad Aménophis e quest’ultimo, sconvolto dall’ira, annuncia che l’esercito egiziano, al comando di Pharaon, sta marciando contro gli Ebrei. Dopo aver rivolto una preghiera a Dio (“Des cieux où tu résides”), Moïse stende il braccio e le acque del mare si aprono davanti a lui, permettendo il passaggio del popolo ebraico, per richiudersi immediatamente quando nel varco si precipitano Pharaon e Aménophis con il loro esercito. Gli Ebrei innalzano quindi un inno di ringraziamento a Dio.
L’arricchimento della tavolozza orchestrale, uno stile di canto meno fiorito e la predisposizione ditableauxaltamente spettacolari sono le principali differenze tra la versione napoletana e quella parigina. Difficile tentare di individuare un’assoluta superiorità dell’una o dell’altra, come si è fatto per oltre un secolo, attribuendo di fatto la palma alla seconda, entrata stabilmente nel repertorio anche e soprattutto nella versione italiana di Calisto Bassi: siamo di fronte a due differenti concezioni drammaturgiche. La versione parigina, oltre a prefigurare molte di quelle che saranno le caratteristiche tipiche del nascentegrand-opéra, getta un ponte chiarissimo verso la prima, autentica opera francese di Rossini, quelGuillaume Tellche, rappresentato due anni dopo, avrebbe sorprendentemente segnato la fine della carriera operistica di Rossini.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi