Il compositore assistette a Milano a una rappresentazione del fortunatissimo dramma
’O mese mariano, e in quell’occasione chiese a Di Giacomo di trarne un libretto d’opera.
Nel cortile dell’asilo infantile annesso al reale Albergo dei poveri di Napoli, i bimbi ospiti dell’istituto stanno facendo un girotondo in attesa della visita della contessa. Al suo arrivo i bambini le cantano alcune canzoni, poi vengono ricondotti nelle loro stanze. Giunge Carmela, la madre di uno dei bimbi, e chiede a suor Pazienza, una delle suore francesi che gestiscono l’istituto, di poter vedere suo figlio. La donna riconosce nella suora un’amica di un tempo, e a lei e alla superiora racconta la sua storia: sedotta e abbandonata, ha avuto un bambino, quindi ha sposato un operaio, che tuttavia non ha voluto tenere con sé il piccolo, che così è stato affidato all’asilo. Carmela entra in chiesa a pregare; intanto alcune suore comunicano alla superiora che il bambino è morto nella notte. La suora decide di tenere nascosta la verità a Carmela, e le dice che il bambino non può raggiungerla perché impegnato in un coro che, nel mese della Madonna, intona canti alla Vergine. La donna lascia alla superiora una torta per il bimbo e si allontana piangendo.
Il bozzetto lirico ebbe grande successo e fu Mascagni, che la considerava una delle migliori opere di Giordano, a dirigerlo all’Opera di Roma. Se l’inizio è un poco frammentario, tra coretti di bimbi e scene convenzionali di omaggio alla contessa (c’era anche il racconto di un pescatore, in seguito soppresso), una vena malinconica si insinua successivamente, dall’ingresso di Carmela in scena con l’efficace romanza “Tremante mi accostai” al drammatico finale.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi