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Médée
Opera in tre quadri di Madeleine Milhaud
Musica di Darius Milhaud 1892-1974
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 8 maggio 1939

Personaggi
Vocalità
Créon
Baritono
Créuse
Soprano
Jason
Tenore
la nutrice
Contralto
Médée
Soprano
popolo
Note
Quando il ministro Georges Huysmans, a nome del governo francese, chiese a Milhaud di scrivere un nuovo lavoro, questi propose un’opera sul soggetto di Medea. Curiosamente – visto il tema – fu proprio Madeleine, la moglie del compositore, a suggerire il nome della tragica figura di Euripide, ed ella stessa si assunse il non facile compito di librettista, integrando la fonte greca con le omonime tragedie di Seneca e, per il personaggio di Créuse, di Corneille.Médéefu anche l’ultimo spettacolo dato all’Opéra prima dell’invasione nazista di Parigi.

Quadro primo. Giasone, Medea e i due figli nati dalla loro relazione vivono in esilio a Corinto dopo l’assassinio di Pelia, commesso da Medea, come tanti altri delitti, per favorire l’ambizione del suo amante. A Corinto, tuttavia, Giasone decide di prendere in moglie Creusa, figlia del re Creonte: per assicurare un futuro più solido ai figli, per la bellezza di Creusa e anche per sottrarsi a Medea, sempre più odiata da Creonte, che le ingiunge di andarsene al più presto, pena la morte. Accecata dalla gelosia, Medea riesce a procrastinare di un giorno l’esilio, e decide di servirsene, a dispetto degli inviti alla moderazione della nutrice, per vendicarsi di Giasone. In un terribile confronto con il vecchio amante, Medea gli giura che si pentirà amaramente di averla abbandonata.

Quadro secondo. Medea invoca il dio infernale Ecate, protettore delle arti negromantiche, per infondere potenza malefica alla pozione con la quale intride i magnifici doni nuziali che invia a Creusa tramite gli innocenti figli. Creusa, felice per l’insolita arrendevolezza di Medea, indossa il mantello e il diadema, che in pochi istanti le procurano le più atroci sofferenze. Solo il disperato Creonte va in aiuto della figlia, morendo anch’egli a causa del veleno, sotto lo sguardo impotente di Giasone.

Quadro terzo. Ma la sete di vendetta di Medea non si è ancora placata. Combattuta con strazio tra l’amor materno e l’istinto selvaggio della sua natura, Medea infine decide di uccidere i propri figli, colpevoli di essere la prole di Giasone. Barricata sulla terrazza del palazzo, mostra i cadaveri dei fanciulli all’impietrito Giasone, contro il quale scaglia, prima di uccidersi, le famose parole di Corneille: «Addio, spergiuro, impara a conoscere la tua donna».

Tornato a proporzioni orchestrali più contenute e ai temi della tragedia antica dopo gli imponenti affreschi storici diChristophe Colomb(1929) e diMaximilien(1931), Milhaud creò con Medea il suo personaggio vocale forse più potente, la cui parabola scenica tocca l’apice nell’invocationdel secondo quadro, cuore drammaturgico di tutta l’opera. In questa grande scena di incantesimo, Medea dispiega tutte le possibili gamme del canto, dal realismo del recitativo al sublime dell’aria. Questa matura padronanza degli stili vocali permette a Milhaud di trattare con maggior libertà le forme, avvantaggiato anche dalle proporzioni più contenute dell’opera, che è immune dal gigantismo di quelle che l’avevano preceduta di pochi anni. L’orchestra, trattata con insolita autonomia per tutto il corso dell’opera, ha un rilievo di primo piano, che si manifesta in numerosi ed efficaci interventi svincolati dal predominio del canto: momenti rivelatori di una forza di caratterizzazione drammatica che nel Milhaud degli anni Venti non si conosceva.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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