Sulla scia dei successi ottenuti nelle stagioni 1810-12 al napoletano Teatro del Fondo, Mayr ottenne una commissione dal più prestigioso San Carlo. Per il libretto si rivolse a un giovane, promettente poeta sperimentato con ottimi risultati pochi mesi prima a Genova come autore de
La rosa bianca e la rosa rossa. Romani scelse il soggetto reso popolare da Cherubini con
Médéee scrisse così il suo primo libretto completamente originale.
Atto primo. Giasone giunge a Corinto, dove l’attende impaziente Creusa, figlia del re Creonte e sua promessa sposa. Stabilita la data delle nozze, il re bandisce dalla città Medea, già moglie di Giasone: la donna, che dovrà allontarsi prima del tramonto di quello stesso giorno, prega però il marito perché non l’abbandoni e gli giura vendetta per la sua infedeltà . Intanto giunge a Corinto Egeo, re di Atene, turbato dalla notizia dell’imminente matrimonio della sua amata Creusa. Nel tempio, mentre si sta celebrando la cerimonia nuziale tra Creusa e Giasone, viene posto in atto il piano congiunto dei due amanti traditi: Medea irrompe devastando l’altare e a un suo cenno compaiono i soldati di Egeo, che ingaggiano battaglia per rapire i due sposi.
Atto secondo. Creonte, risolta a favore dei corinzi la battaglia e catturati i due complici, lascia a Giasone la decisione sul fato di Medea. La donna intanto sta evocando dalla sua prigione le potenze infernali, chiamandole in aiuto per vendicarsi di Creusa; quindi chiede, prima di lasciare Corinto, di poter vedere per l’ultima volta i suoi due figli e, con la magia, libera Egeo dalla prigione. A quel punto la tragedia erompe in tutto il suo orrore: viene annunciata la morte di Creusa, uccisa da una veste avvelenata; Medea pugnala i suoi figli e, nel corso di una tempesta, scompare su un carro tirato da draghi; Giasone tenta invano il suicidio.
Rispetto alla raffinata, classica compostezza dellaMédéecherubiniana, l’opera di Mayr propone una rilettura fortemente drammatica della tragedia, come si evince chiaramente dall’epilogo di grande efficacia scenica di entrambi gli atti. La violenza espressiva della musica (che forza i termini di un libretto comunque modellato sull’opera metastasiana, in cui si confrontano ancora due coppie simmetriche di amanti) risulta particolarmente nella ‘scena d’ombra’ di Medea (secondo atto), anch’essa tipica dell’opera seria. In tutta la partitura, eminente è il ruolo dell’orchestra, memore sia dei classici viennesi che dei clangori delle musiche rivoluzionarie francesi, nonché arricchita dall’apporto – in Italia all’epoca decisamente insolito – di singoli strumenti capaci di conferire un colore specifico alla scena (le percussioni, l’arpa, i tromboni). In un secondo momento i recitativi secchi previsti dapprima da Mayr vennero, probabilmente su richiesta del teatro stesso, ridotti drasticamente e trasformati in recitativi accompagnati.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi