Henri Rabaud, allievo di Massenet, aveva giĂ vinto il Prix de Rome con la cantata
Daphne(1894) e composto una prima opera,
La fille de Roland, rappresentata all’Opéra-Comique nel 1904, prima di imporsi internazionalmente con
Mârouf. Attivo anche come direttore d’orchestra, sia all’Opéra sia in America (Boston Symphony Orchestra), nel 1920 succedette a Gabriel Fauré quale direttore del Conservatoire di Parigi.
Mâroufcircolò anche in Italia, a Milano (1917) e Roma (1920). Ripreso a Parigi (Opéra 1928) e alla Scala (1939) e a Buenos Aires (1946), in tempi recenti ha goduto solo di allestimenti in ambito nazionale.
Il povero Mârouf, scontento della moglie Fattoumah perennemente brontolante, si confida con il fornaio Ahmed, che gli regala un dolce, rifiutato però violentemente da Fattoumah, la quale accusa Mârouf di averla picchiata. Bastonato a torto dal cadi, chiamato a gran voce, Mârouf, esasperato, lascia la moglie, seguendo un gruppo di marinai. Ritrovato a Khïatân il vecchio amico Ali, nel frattempo diventato un agiato commerciante, Mârouf assume le sembianze di un uomo ricco, in attesa delle sue carovane, impressionando il sultano, nonostante l’invito alla cautela del visir. Mârouf sembra ormai in procinto di sposare la figlia del sultano, che appare seguita da altre donne dell’harem. L’amore di Mârouf per Saamcheddine è ricambiato, tanto che la principessa lo segue quando egli è costretto a fuggire a causa dell’ormai lampante inganno. Giunti alla capanna di un fellah, Mârouf vi scopre un misterioso anello attaccato a un sasso: il fellah è in verità un mago, tenuto a realizzare tutti i desideri del proprietario dell’anello. Mârouf chiede una carovana, che giunge appena in tempo per riscattare Saamcheddine, raggiunta dal visir, e a evitare a Mârouf e Ali una morte violenta: il sultano acconsente alle nozze, punendo (ingiustificatamente) il visir sospettoso.
Giunto un po’ in ritardo rispetto alla moda ottocentesca dell’esotismo francese (L’Africaine,Pêcheurs de perles,Hérodiade,Lakmé,Thaïs),Mârouf, tratto dalleMille e una notte,unisce esigenze spettacolari dicouleur locale(balletto nel terzo atto) a un linguaggio musicale abilmente orientaleggiante (nella strumentazione, ma anche sulla base di scale pentatoniche e di ostinati) che deve qualcosa anche a Debussy e Ravel, pur senza raggiungere lo stesso grado di raffinatezza.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi