Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Mandragola, La
Commedia musicale fiorentina in un prologo e tre atti proprio, da Machiavelli
Musica di Mario Castelnuovo-Tedesco 1895-1968
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 4 maggio 1926

Personaggi
Vocalità
Callimaco Guadagni
Tenore
fra Timoteo
Baritono
il Prologo
Soprano
Ligurio
Baritono
madonna Lucrezia
Soprano
madonna Sostrata
Mezzosoprano
messer Nicia Calfucci
Basso
Siro
Tenore
Note
Una giuria composta da Cilea, Franchetti, Vitale, Molinari e Mulè decretò vincitori del concorso annuale per l’opera lirica del Ministero della Pubblica Istruzione (1925) Carmine Guarino conLa signora di Challante Mario Castelnuovo-Tedesco conLa Mandragola, la prima esperienza teatrale di un autore già apprezzato nella musica da camera. Secondo Adriano Lualdi, però, recensore della ‘prima’, «i procedimenti squisiti della musica da camera, adoperati in teatro, non possono dare teatro», e l’opera convinse poco, anche se i giornali segnalarono un «successo di viva simpatia». L’eccessiva insistenza sugli spunti popolareschi e la monotonia del recitativo – nonostante la finezza di scrittura di pagine perfettamente riuscite come il prologo, il preludio al secondo atto, l’intermedio notturno e il duetto di Callimaco e Lucrezia nel terzo – spinsero l’autore, su suggerimento di Emil Hertzka, direttore dell’Universal Edition, a elaborare una versione in due atti (Wiesbaden 1928); in seguito, proprio per completare la serata di questa nuova versione, Castelnuovo-Tedesco scrisse il ditiramboBacco in Toscana(Milano 1931).

Prologo. Nelle vesti di un paggio, il Prologo, dopo un’introduzione orchestrale, presenta al pubblico l’argomento dell’opera.

Atto primo. Callimaco, che ama Lucrezia, si traveste da medico e, con l’aiuto di Ligurio, propone a Nicia, preoccupato di non aver ancora figli, una pozione di mandragola: questa garantirà l’erede, ma ucciderà il primo uomo che giacerà con Lucrezia dopo che ella l’avrà bevuta. Gli uomini decidono di sacrificare uno sfaccendato a questa causa.

Atto secondo. Fra Timoteo viene convinto, con del denaro, a persuadere Lucrezia – che inorridisce – a prestarsi all’intrigo. Nel frattempo passa una processione.

Atto terzo. Il piano viene attuato. Lo sfaccendato è ovviamente Callimaco che, finalmente davanti a Lucrezia, le dichiara il suo amore: ella ne è conquistata. Al mattino Callimaco è cacciato, e Nicia si duole per il povero ragazzo; più tardi, in chiesa, presenta la moglie al ‘dottore’: l’opera termina nella gioia generale, con la riproposizione al pubblico del testo del prologo.

La commedia è intrisa di una dolce nostalgia rinascimentale e di una gioiosa ‘fiorentinità’ che si attua nei motivi popolareschi e stornellanti, che affollano il prologo e ricorrono nell’opera; il tutto si svolge su luminose e morbide armonie ‘postimpressioniste’, che caratterizzano una scrittura sempre ricca di eleganti imitazioni, entro un variegato gioco orchestrale. Il compositore dimostra la sua abilità anche alla fine del secondo atto, allorché la processione in avvicinamento canta le Laudi di fra Girolamo e viene a sovrapporsi ai battibecchi dei congiurati, e si compiace di altri episodi di colore, quali la marcia della ronda e la serenata – quasi a passo di danza – inserite nell’intermedio notturno. La grande ricchezza musicale, quindi («più di buona elaborazione, che spontanea» scrisse un recensore), sopravanza quasi i momenti lirici o il gioco dei caratteri, che avrebbero dovuto fare la sostanza di una commedia musicale: un genere di cui si tentava il rilancio nel primo dopoguerra.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità