Rappresentata nella stessa serata insieme con il balletto
Oggetto amato,
Nottetempoè l’opera per cui è stata inaugurata la sigla BOB (ossia Bussottioperaballett), apposta poi dall’autore come un marchio di fabbrica a tutti i suoi spettacoli.
Nottetempoè il lavoro teatrale che consacrò definitivamente Bussotti come il principale compositore del teatro musicale italiano degli anni Settanta. Come la precedente
Lorenzaccio, l’opera esibisce una struttura palesemente tradizionale: le sue quattro parti racchiudono infatti pezzi ‘chiusi’ atti a raffigurare, persino nella loro denominazione, delle ombre parodistiche del melodramma tradizionale. ‘Ombre parodistiche’ non perché Bussotti rinneghi o respinga ironicamente l’efficacia e la concretezza della scena teatrale e delle sue convenzioni; ma poiché la poetica metateatrale di Bussotti conduce inevitabilmente a trattare l’opera stessa e il comporre come contenuti primi e principali o, se si preferisce, come oggetti di riflessione. Più precisamente, la successione delle quattro parti e dei relativi ‘numeri’ è la seguente: Leggenda (entrata, iscrizione); Melodramma (danzetta fantasia, scenata, calando e schianto); Nottetempo (danza di bufera, dizionarietto, cavata detta di Ulisse, corale con figure, immagine, aria, gran trio con apparato); Gloria (cabala e passo, romanze, concertato e chiusa). Nottetempo corrisponde dunque al quadro principale, che non a caso dà titolo all’intero lavoro, essendo la Leggenda e il Gloria una sorta di cornice e il Melodramma un antefatto che rappresenta Michelangelo, aiutato dal giovane Antonio Mini detto Mino, alla prese con gli affreschi della Cappella Sistina, fino a cadere e farsi male a un piede, in seguito a una violenta discussione con il pontefice Giulio II. Nottetempo rappresenta dunque le vicende di Michelangelo delirante per il dolore al punto di identificarsi nell’eroe greco Filottete, anch’egli dolente a un piede, rivivendone le vicende. Anche i personaggi di Mino e di Giulio II hanno così il loro ‘doppio’, rispettivamente in Neottolemo e Ulisse. In Leggenda è presente una ouverture orchestrale e un martirologio laico, che accosta nomi di santi cristiani a quelli di partigiani, di sigle e anche di animali. Nel Gloria ha luogo invece un «concerto allegorico delle arti tutte», che si uniscono a Michelangelo, a Vittoria Colonna e a Tomaso Cavalieri in un inno all’arte.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi