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Nascimento dell’Aurora, Il
Festa pastorale in un atto di autore ignoto, da Ovidio
Musica di Tomaso Albinoni 1671-1750
Prima rappresentazione: ?

Personaggi
Vocalità
Apollo
Daphne
Flora
Peneo
Zeffiro
Note
Questo vasto lavoro drammatico (26 numeri musicali) venne commissionato ad Albinoni quale omaggio all’arciduchessa Elisabetta Cristina, moglie del futuro imperatore Carlo VI, nel giorno del suo compleanno (il 28 agosto: per la stessa occasione, molti anni più tardi, nel 1733, Metastasio avrebbe scrittoL’Olimpiade). Non è dato conoscere con esattezza né l’anno né il luogo della prima rappresentazione: da una serie di elementi è possibile restringere il campo agli anni 1709-’11, mentre è probabile che la ‘prima’ abbia avuto luogo nella residenza dell’ambasciatore imperiale a Venezia, il principe Filippo Ercolani. L’ignoto autore del testo ha confezionato il libretto organizzando in cinque episodi la materia mitologica, proveniente principalmente dalleMetamorfosie daiFastidi Ovidio.

In occasione del compleanno della dea Aurora, le divinità protagoniste discutono dapprima sul valore dell’amore. Ognuna offre quindi un dono ad Aurora, per procedere con un amabile ‘gioco di società’ incentrato sul nome dei fiori. Viene chiarito intanto il significato encomiastico del soggetto: come Aurora festeggia la sua nascita a Oriente, simmetricamente Elisabetta, destinataria della serenata, risplende fulgida a Occidente, nella Barcellona dove si trova col consorte. Gli auguri del divino consesso vengono coronati dal sacrificio di Daphne, che si tramuta volontieri in alloro per adornare la fronte dell’arciduchessa.

Notevole è la versatilità (e la raffinatezza) con cui Albinoni risponde alle diverse esigenze del testo drammatico: che non si tratti di un lavoro diroutineè chiaro già dall’inizio. La sinfonia d’apertura ospita nel primo tempo, concepito come una fuga vera e propria, un saggio delle doti contrappuntistiche dell’Albinoni strumentista; inoltre è collegata al corpo della rappresentazione tramite la sostituzione del tradizionale terzo movimento con il coro “Goda Tempe e su l’amenaâ€, il primo di tre quintetti (i momenti corali dell’opera, in cui vengono coinvolti tutti i personaggi). Alcune arie sono di fattura particolarmente pregevole: l’aria di Daphne “Questa frondaâ€, uno splendido Adagio in fa minore, e quella di Apollo “Con cetra più sonoraâ€, in cui il dio, che imbraccia la lira, viene accompagnato da una difficile parte concertante riservata all’arciliuto. Incantevole la freschezza melodica, esaltata dalla discrezione dell’accompagnamento del basso continuo, delle strofe di paragone tra i fiori cantate in successione da diversi personaggi (“È vago il gelsominâ€).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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