Con questo adattamento di mano ignota dellâ
Alessandro nellâIndie, Händel ricorse per la seconda volta a un libretto di Metastasio. Sebbene la vicenda corrisponda allâoriginale, il testo subĂŹ una serie di alterazioni significative, a cominciare dal titolo, che pone lâaccento non piĂš sul magnanimo eroe (cui a sua volta era intitolata una delle fonti di Metastasio,
La GĂŠnĂŠrositĂŠ dâAlexandredi Boyer), dalla presenza senzâaltro necessaria e non marginale nellâintreccio, bensĂŹ su una delle âprime partiâ dellâopera: quel re Poro la cui gelosia per Cleofide costituisce il nucleo fondamentale del dramma (un intrigo amoroso di sicuro successo sulle scene londinesi). Dâaltra parte anche Hasse, quando si trovò a mettere in musica lâ
Alessandro nellâIndie, lo ribattezzò ispirandosi allâaltra metĂ della coppia reale, Cleofide; in entrambi i casi lâespediente servĂŹ a dare il massimo rilievo allâinterprete del personaggio principale (qui il Senesino). Nel testo utilizzato da Händel, oltre a vaste alterazioni nei recitativi, sono rilevanti tre inserimenti di notevole portata nei punti chiave del dramma: il duetto Cleofide-Poro del secondo atto (che esalta appunto la preminenza dei due amanti) e i due brani, assai notevoli, con cui lâopera si conclude: una ciaccona affidata a Cleofide e il coro affidato ai solisti. Secondo una delle piĂš ricorrenti consuetudini dellâepoca, molti brani dellâopera potevano provenire da altri titoli dellâautore stesso; il duetto, ad esempio, venne tratto da
Aci, Galatea e Polifemo(Napoli 1708), mentre il coro si trovava poco dissimile in una cantata dello stesso anno e nella celebre
Agrippina(Venezia 1709). Anche lâintonazione in recitativo accompagnato dellâefficace
incipit in medias resdel dramma è una soluzione che Metastasio, poco amante del rumoroso âaccompagnatoâ, difficilmente avrebbe apprezzato. La âprimaâ si giovò di un
castdâeccezione: il Senesino (Poro), Anna Maria Strada del Po (Cleofide), Annibale Pio Fabri (Alessandro). Per un nuovo allestimento (1736, con la partecipazione del grande Montagnana) Händel aggiunse alla partitura sei nuove arie.
Poromerita di essere annoverata tra le grandi opere di Händel, soprattutto per la compattezza dellâispirazione musicale e il vigore nella caratterizzazione drammatica, concentrata specialmente sulle due coppie di amanti (Poro-Cleofide, Erissena-Gandarte). I singoli numeri possono essere ricondotti allâalternanza di due tipologie ben precise: una scrittura brillante, estroversa, icastica e briosa, ovvero un incedere pacato, nobile e solenne. Se spesso notevoli sono gli esempi del primo genere, al secondo appartengono alcuni capolavori, come lâaria di Poro âDovâè? Sâaffrettiâ, fortemente drammatica, in cui lâinquietudine del personaggio (che invoca impaziente la morte) è veicolata dallâaccompagnamento orchestrale che si fa voce, sia nellâessenziale, deliberatamente scarno sostegno al cantante, sia nei ritornelli strumentali, di un rigore tragico che pare senza rimedio. Alla âprima donnaâ Cleofide spetta una grande aria dallâ
allurecalma e maestosa, âSe il Ciel mi divideâ, che consente il placido dispiegarsi di una splendida parte di violino obbligato, la cui scrittura pare evocare la stagione del soggiorno romano dellâautore. Celebre è lâaria di Erissena âSon confusa pastorellaâ, mentre senzâaltro da segnalare sono gli interventi di Gandarte e le pagine strumentali (le sinfonie a inizio atto â grandiosa nelle sonoritĂ degli ottoni â, quella del secondo e la battaglia). Siglano lâopera i due interventi non metastasiani giĂ menzionati, di particolare pregio musicale: una breve cavatina di Cleofide (diciassette battute), la cui intensitĂ emotiva nasce dallâessenzialitĂ del segno musicale, e un coro (riservato ai solisti, in mancanza del coro vero e proprio, come era consuetudine nellâopera seria) di grande compostezza e nobiltĂ nellâincedere, assieme di austera solennitĂ cerimoniale e vibrante di una misteriosa, ineludibile tensione espressiva.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi