Basandosi su una vicenda di pittori fiamminghi vissuti attorno al 1600, Luigi Illica aveva scritto nel 1893 un libretto per Antonio Smareglia intitolato
Cornill Schut, dal nome del protagonista. L’opera venne presentata con grande successo a Dresda nel 1893; quindi, nel 1917 e con qualche modifica, venne riproposta con il titolo
Pittori fiamminghi.
Anversa, 1600. Sulla piazza i pittori raccontano avventure di donne, vino e quadri, mentre tutti attendono Cornill Schut. Da un po’ di tempo egli pare cambiato: è triste, taciturno, e ha lasciato Gertrud. Secondo i pittori la sua insoddisfazione nasce dal desiderio di raggiungere la gloria e la fama eterna; Cornill, dal canto suo, dichiara che la sua unica fonte di ispirazione è il vino. Incontra quindi la giovane Elisabetta, e si mette a corteggiarla; i due si innamorano e vanno a vivere insieme sul lago Alkmar. Cornill ha abbandonato la pittura, ma continua a essere tormentato dai dubbi: come conquistarsi un posto per l’eternità ? La vecchia Kettel racconta che il quadro dipinto da Cornill è esposto nella cattedrale e ammirato da tutti. Anche gli amici pittori, allora, convincono Schut a tornare in città , mentre Elisabetta lo saluta, convinta di non rivederlo più. La donna, abbandonata, si è ritirata in un convento di carmelitane per prendere i voti. Cornill deve dipingere un quadro per la chiesa del convento; ma l’ispirazione è spenta, lontano da Elisabetta tutto è diventato oscuro. Così supplica invano Elisabetta di tornare con lui; poi, ispirandosi al suo volto, dipinge una Madonna e muore, mentre la folla acclama la sua arte.
Più di un critico, dopo la ‘prima’, volle definire l’opera una sorta diMeistersingerall’italiana, soprattutto per la capacità di descrivere una città e la vita di un gruppo come quello dei pittori. Smareglia, nonostante il dramma storico approntato da Illica, predilige il clima dell’idillio, con melodie toccanti come la romanza di Elisabetta “Morran pei margini le margherite†o il delicato preludio al secondo atto, che descrive la natura primaverile. Nel finale del terzo atto il compositore sovrappone, con notevole efficacia drammaturgica, diversi piani sonori, nella scena in cui Cornill dipinge il suo ultimo quadro: il canto interno delle monache e di Elisabetta dal chiostro, quello esterno che proviene dai prati mentre Cornill, in chiesa, siede davanti alla tela.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi