Il giovane Pietro Mascagni aveva scritto nel 1881 la cantata
In filanda, su testo di Alfredo Soffredini. In seguito, quando il Conservatorio di Milano bandì un concorso al quale gli allievi potevano partecipare con un’opera, il compositore chiese a Soffredini di riscrivergli un libretto: modificò il materiale della cantata, trasformandola in un’opera e aggiungendo inoltre
La tua stella, una canzone per canto e pianoforte; ma il lavoro di rifacimento si protrasse troppo a lungo, e Mascagni non riuscì a consegnare in tempo l’opera, battezzata
Pinotta. Cinquant’anni dopo Mascagni decise di rimettere mano al lavoro, che non era mai stato rappresentato e la cui partitura era rimasta dimenticata in un baule, facendo riscrivere il libretto a Giovanni Targioni-Tozzetti e rielaborandone alcune parti. La nuova, e definitiva,
Pinottaandò in scena con successo a San Remo.
Pinotta, orfana, lavora nella filanda di padron Andrea ma, mentre le sue compagne sono allegre, ella è triste e sola: ama l’operaio Baldo, ma non osa sperare di essere ricambiata. Ma Baldo l’ama: chiede la sua mano ad Andrea e le dichiara tutto il suo amore (“Quando, Pinotta, guardi la tua stella”). Pinotta, felice, accetta di sposarlo.
Il recupero di un lavoro giovanile da parte del maturo Mascagni ha quasi un sapore archeologico: la trama è pressoché inesistente, mentre appare superficiale la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Peraltro gradevoli si presentano le parti corali, che contribuiscono a determinare il clima idillico della vicenda, che assume toni di passione solo nel duetto finale tra i due innamorati.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi