Dopo aver rifiutato una
Maria Antoniettapropostagli da Illica, e una
Carlotta Cordayda Targioni-Tozzetti e Menasci, Mascagni aveva però continuato a pensare a un’opera ambientata nel clima della Rivoluzione Francese, ma non gradiva la presenza di nessun grande personaggio storico. Basandosi su
Noyades de Nantesdi Lenôtre, Forzano scrisse il libretto del
Piccolo Marat; per alcuni versi, che vennero poi virgolettati nel libretto per distinguerli dagli altri, Mascagni ricorse (non senza polemiche con Forzano) a Targioni-Tozzetti.
Il principe di Fleury, sotto mentite spoglie, salva Mariella, nipote dell’Orco, il presidente del Comitato rivoluzionario: la folla affamata l’aveva assalita perché portava un paniere pieno di vivande. Il giovane chiede poi di essere arruolato nei Marats, le guardie rivoluzionarie, e viene quindi soprannominato il Piccolo Marat. Il carpentiere mostra all’Orco il modello dell’imbarcazione sulla quale saliranno i prigionieri: il perverso progetto dell’Orco per liberare le carceri è infatti quello di imbarcare i prigionieri, e poi far esplodere la barca. Ma il carpentiere chiarisce all’Orco che lui è un artigiano, non un boia; e l’Orco, per punirlo, lo condanna ad assistere a tutte le esecuzioni. Il Piccolo Marat riesce a parlare attraverso una grata con la madre, la principessa di Fleury, rinchiusa in prigione, e le promette che la salverà . Nella casa dell’Orco, il Piccolo Marat rivela a Mariella la sua vera identità e le confessa di amarla; la ragazza, spesso maltrattata dallo zio e disgustata dalla sua crudeltà , giura di essere fedele al Piccolo Marat. L’Orco si è addormentato: il Piccolo Marat lo lega e lo costringe a firmare un salvacondotto per lui, la madre, Mariella e il carpentiere. L’Orco firma, ma con il braccio rimasto libero riesce a impossessarsi di una pistola e ferisce il principe di Fleury. L’uomo supplica Mariella di fuggire e di salvarsi insieme alla madre. Arriva il carpentiere e con un candelabro uccide l’Orco; quindi si carica sulle spalle il Piccolo Marat ferito e fugge con lui verso la libertà .
Da una parte i buoni (Mariella, il Piccolo Marat, il carpentiere), dall’altra i cattivi (l’Orco): proprio come nelle fiabe, tanto che nel libretto si citano pure l’orco vero e proprio e Cappuccetto Rosso. Ma Mascagni riesce innanzitutto a descrivere musicalmente il clima del Terrore: i cori degli affamati di pane e di sangue (di bell’effetto è, nel terzo atto, il ‘Coro dei diavoli neri’); le pagine orchestrali delineano un’atmosfera tutt’altro che di fiaba, cupa, colma di una paura e di un’oppressione che solo il luminoso finale, con l’apparizione della vela bianca della libertà , riuscirà a fugare. In un affresco storico nel quale l’attenzione si appunta sulla vita di una collettività , spiccano l’Orco, un cattivotout courtche si esprime anche con un modernissimo declamato, e il Piccolo Marat: l’eroe buono e dalla vocalità spinta, che sembra ritornare alle origini del verismo. L’opera non è peraltro immune da una certa dose di retorica, ad esempio nelle ripetute invocazioni di Fleury nei confronti della madre. Così, in un’intervista, Mascagni aveva spiegato le novità del suo lavoro: «Il Piccolo Maratè forte, ha muscoli d’acciaio. La sua forza è nella sua voce: non parla, non canta; urla! urla! urla! Ho scritto l’opera coi pugni tesi, come l’anima mia! Non si cerchi melodia, non si cerchi cultura: nelMaratnon c’è che sangue! È l’inno della mia coscienza». In una Roma dove le tensioni del dopoguerra stavano per sfociare nelle elezioni, l’opera venne accolta con un successo trionfale al grido di «Viva Mascagni! Viva l’Italia!».
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi