Si tratta di una rielaborazione per grande orchestra di
Le Racine, pianobar pour Phèdre, ‘originale francese’ composto e rappresentato nel 1980 alla Piccola Scala, unico titolo del pur ampio catalogo teatrale di Bussotti al quale il prestigioso
Oxford Dictionary of Operaabbia riconosciuto la patente di «opera vera e propria». Nove sono stati gli anni dedicati alla composizione, a partire dal 1980 sino al 1988, data della ‘prima’.
Phèdreè certo l’opera di Bussotti che presenta l’organico orchestrale (comprendente tra l’altro due saxofoni, varie percussioni, celesta, due arpe, mandolino, chitarra, pianoforte, armonium), solistico e corale più ampio, nonché la struttura formale e drammaturgica più tradizionale, almeno in apparenza. I tre atti sono ambientati in epoche differenti, rispettivamente ai tempi di Euripide, ai tempi di Racine e ai giorni nostri; come ha infatti scritto l’autore, si tratta di «un dramma che disegna un’unità di sentimento e non di tempo».
Atto primo. Nell’antica Grecia. Ippolito si congeda dagli amici, esiliato dalla regina nonché sua matrigna Fedra. Quest’ultima appare successivamente in compagnia della nutrice Enone: sa di essere prossima alla morte e vuole ammirare una volta ancora il tramonto del sole. Alla nutrice confessa la terribile verità : ha esiliato Ippolito dopo averlo amato di un amore peccaminoso.
Atto secondo. Parigi, 1677. Jean Racine presenta la sua tragediaPhèdre. Ippolito si reca da Fedra per congedarsi, come si conviene a un figlio. Ma Fedra è nuovamente rapita dalla passione per lui, e gli si confessa; poi gli strappa la spada e lo accusa delle proprie colpe davanti alla corte riunita. La fuga di Ippolito non ha successo: egli finisce travolto dai suoi stessi destrieri, mentre un mostro marino ne riduce il corpo in un cadavere irriconoscibile.
Atto terzo. Parigi, anni Trenta, di notte. Accompagnata da Enone, Fedra si trova in compagnia di miserabili, transessuali e reietti di ogni tipo in uno squallido quartiere, desiderosa di liberarsi del rimorso che la perseguita. Enone, colpevole di complicità con la regina, si uccide; dopo di lei è la volta di Fedra, che beve il veleno dopo aver confessato per l’ultima volta le proprie colpe. Intanto su Parigi sorge l’alba.
«Musicalmente la partitura fa perno su tre poli: l’orchestra, i solisti, il coro. La prima è trattata magistralmente con un trascolorato puntillismo dominato dal suono delle campane, un suono onnipresente nel suo valore simbolico e rituale (...). Il canto solistico è impostato su un declamato frastagliatissimo, tutto sbalzato per grandi salti intervallari, rabbrividente negli scarti ritmici e nel passaggio dal parlato al canto vero e proprio. Il coro, dal canto suo, applica lo stile ‘neomadrigalistico’ di Bussotti, ora compatto, ora frantumato in un equilibrio polifonico chimicamente instabile e inquieto» (Gallarati).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi