Primo titolo di un catalogo comprendente diciotto lavori tra opere e balletti,
La Passion selon Saderappresenta probabilmente il lavoro più ardito, sperimentale e innovativo tra quanti creati da Sylvano Bussotti per il teatro musicale. E l’annotazione non è di secondaria portata, anche storica, se si considera che la
Passionfu scritta e rappresentata in un’epoca in cui il teatro musicale sperimentale delle avanguardie europee percorreva i suoi primi e ancora timidi passi verso la definizione di una drammaturgia antimelodrammatica e congrua ai nuovi linguaggi. Il libretto – se tale può essere definito – è costituito da un montaggio musicale, sensibile cioè alle assonanze e alle allitterazioni, di parole tratte da libri di Sade e da un sonetto cinquecentesco di Louise Labè, una poetessa di area petrarchista. Sua caratteristica principale è che quasi tutti i versi iniziano con la lettera vocativa ‘O’, con cui viene identificata anche la protagonista dell’opera, ossia il duplice personaggio di Justine-Juliette, le due sorelle che appaiono nei romanzi del marchese de Sade come simboli rispettivamente della virtù, che conduce a una vita di affanni, e del vizio, che conduce a una vita di gioie. Ma ‘O’, nella originalissima grafia musicale del compositore toscano, rappresenta al tempo stesso l’abbreviazione di ‘Organo’, oltre che un esplicito riferimento a
Histoire d’O, il romanzo sadomasochista di Pauline Réage. Come suggerisce il sottotitolo, la struttura aleatoria dell’opera è organizzata attorno a dei punti-cardine, ossia dei brani in forma chiusa in parte composti per l’occasione e in parte desunti dal catalogo strumentale del compositore. Tra questi ultimi compaiono
Solo, nella versione per organo;
Tableau vivant I, ‘Mistico’;
Tableau vivant II, ‘Libertino’;
Phraseper oboe, oboe d’amore e corno (un organico bachiano, come bachiana è la sigla B [A] CH – S [A] DE che fornisce il materiale intervallare di base) insieme a
Raraper flauto solo. Sarebbe vano cercare di desumere dai materiali testuali e musicali della
Passionuna qualsiasi conclusione ideologica, etica o filosofica. L’opera non è che un’esibizione di ‘oggetti teatrali’ (testi, personaggi, autore, direttore d’orchestra, musica, scena, luci, colori, azioni, immagini) che interagiscono su piani drammatici differenti e non necessariamente intercomunicanti; ne risulta un teatro totale, di raffinato e seducente estetismo. Come ha scritto Armando Gentilucci: «la più vistosa novità è rappresentata dall’assoluta ambivalenza di attori ed esecutori musicali, secondo un seguito di azioni trapassanti di continuo dalla finzione scenica di costume alla tecnica di esecuzione strumentale fino allo
happeningpuro e semplice». L’organico strumentale comprende: flauto (anche flauto in sol e ottavino), oboe, oboe d’amore, corno, percussioni, due pianoforti (anche celesta e armonium), organo e violoncello. Tra le tante curiosità della partitura – testo caratterizzato da un grafismo di estrema ricercatezza – vi è la precisa prescrizione che la
Passionsia diretta esclusivamente dall’autore, l’unico interprete in grado di tessere il filo di una scrittura così aleatoria, con righi che vanno in tutte le direzioni, intersecandosi spesso reciprocamente, e con una notazione precisata solo quanto all’altezza dei suoni. Tra gli interpreti delle rappresentazioni palermitane figura il celebre soprano americano Cathy Barberian, nei panni di Justine/‘O’/Juliette.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi