Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Pardon de Ploërmel, Le
(Dinorah) Opéra-comique in tre atti di Jules Barbier e Michel Carré, da Les Chercheurs du trésor di Carré
Musica di Giacomo Meyerbeer 1791-1864
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 4 aprile 1859

Personaggi
Vocalità
Corentin
Tenore
Dinorah
Soprano
Hoël
Baritono
il capraio
Soprano
la capraia
Soprano
Note
È questo il secondo dei dueopéras-comiquescritti da Meyerbeer (il primo fuL’Étoile du Nord), noto soprattutto come il principale creatore del genere delgrand-opéra. L’idea originaria era quella di un’opera in un atto, con tre soli personaggi, basata su due leggende bretoni,La Chasse aux trèsorseLa Kacouss de l’armor, raccolte e pubblicate sulla ‘Revue des deux mondes’ da Emil Souvestre; da queste Michel Carré aveva già tratto unapièce,Les Chercheurs du trésor. Il progetto iniziale venne ampliato in quello di unopéra-comiquein tre atti, pare su richiesta del direttore dell’Opéra-Comique, Perrin; Meyerbeer stesso riscrisse parte del testo, lavorandovi nei primi mesi del 1859. Del progetto iniziale venne mantenuta l’ambientazione campestre che, insieme allo stato di alterazione psichica della protagonista, fa diPardonuna specie diSonnambula. Per il debutto londinese al Covent Garden (26 luglio 1859), alcuni mesi dopo la ‘prima’ assoluta, Meyerbeer sostituì i dialoghi originali con i recitativi, secondo l’uso italiano, e aggiunse un’aria per la parte del capraio, un ruoloen travesti(“Depuis lors, quand la nuit gagneâ€); in quell’occasione l’opera assunse il titolo diDinorah, con il quale è tuttora nota fuori di Francia.

In Bretagna, nel paese di Ploërmel, alla vigilia del pellegrinaggio annuale in onore della Vergine. Protagonista è la giovane Dinorah, il cui matrimonio con Hoël, esattamente un anno prima, è stato impedito da un violento temporale che le ha distrutto la casa, riducendola in povertà. Ella crede che Hoël l’abbia abbandonata e, impazzita, vaga per i boschi alla ricerca della sua amata capretta Bellah, scomparsa anch’essa in quel giorno. Il giovane, invece, su consiglio del mago Tonik, è partito alla ricerca del tesoro degli gnomi, sperando così di restituire all’amata l’agiatezza. Egli dovrà vagare per un anno, e poi tornare in paese, dove un segno misterioso gli indicherà la strada al tesoro. Questo l’antefatto: quando l’opera ha inizio, un anno è passato e in paese giunge il giovane pastorello Corentin per prendere possesso della sua eredità, la casa del vecchio Alain; Corentin rivela subito la sua paura degli spiriti (“Dieu nous donne à chacunâ€). Giunge anche Hoël: il suo vagabondaggio è terminato, ed egli attende il segno che lo condurrà alla ricchezza. Ma il tesoro è stregato: chi lo toccherà per primo morirà. Hoël, reso spietato dal miraggio dell’oro, vorrebbe condurre con sé il vecchio Alain e stornare su di lui il maleficio. Alla notizia della morte di questi il giovane, sempre più esaltato (“O puissante magieâ€), ha facile gioco nel convincere l’ingenuo Corentin a seguirlo, promettendogli metà delle ricchezze (“Un trésorâ€). Il segno misterioso appare: la capretta di Dinorah e i due s’incamminano sulle sue tracce. Anche Dinorah, ormai completamente fuori di senno (“Ombre légèreâ€), è alla sua ricerca, e giunge nottetempo nella valle maledetta che ospita il tesoro; lì svela al sempre più impaurito Corentin la leggenda (“Grand Dieu, quelq’unâ€). Hoël crede dapprima che ella sia una visione, poi riconosce la collana che le è caduta; e quando Dinorah, inseguendo la sua Bellah, precipita dall’alto di un ponticello distrutto da un fulmine, corre a salvarla. In preda ai rimorsi (“Ah, mon remords te vengeâ€), comprende che l’amore conta ben più delle ricchezze e, dopo che Dinorah ha ripreso i sensi, la convince che ciò che è avvenuto è stato solo un sogno (“Vois... regard ces lieuxâ€). La casa è stata ricostruita, la capretta è tornata, e i due protagonisti possono finalmente condurre a termine la cerimonia nuziale interrotta l’anno precedente, come se nulla fosse accaduto.

L’idea di ‘annullare’ gli avvenimenti dell’anno trascorso è suggerita dalla musica. L’opera si apre infatti con una originale ouverture, inframmezzata dal canto del coro, che consente la narrazione dell’antefatto sintetizzando gli avvenimenti dell’anno trascorso: i pellegrini in preghiera, la tempesta, la disperazione e la pazzia di Dinorah, infine il ritorno del sereno; con la stessa preghiera dell’ouverture, ‘Sainte Marie’, si conclude l’opera, con perfetta circolarità. Della leggerezza e della briosità che caratterizzano il genere dell’opéra-comique, Meyerbeer conserva traccia soprattutto nel personaggio di Corentin, il tipico campagnolo credulone e pauroso di tutto (nella sua prima aria, “Dieu nous donne à chacunâ€, confessa la sua codardia senza appello). Inoltre Corentin è un abile suonatore di cornamusa, e ciò contribuisce a introdurre una nota di ‘colore locale’ nel successivo duetto con Dinorah, dove la protagonista fa a gara con il clarinetto, che ‘impersona’ lo strumento popolare (“Il faut se hâterâ€). La stessa funzione ricoprono le arie del cacciatore e del mietitore, il duetto dei pastori e il quartetto di questi personaggi, che danno luogo a una specie di intermezzo campestre all’inizio del terzo atto. Il personaggio di Dinorah, un vero e proprio soprano di coloratura, è caratterizzato dal virtuosismo vocale; non per nulla fu un cavallo di battaglia del famoso soprano Adelina Patti, apprezzata in questa parte anche dal severo Eduard Hanslick. L’impiego di arie virtuosistiche di stampo italiano rientra d’altronde nei canoni dell’opéra-comique, e l’esempio più celebre nell’opera, l’aria del secondo atto “Ombre légère qui suis mes pasâ€, va fatta risalire alla lunga tradizione ottocentesca di ‘arie di follia’: su un ritmo di valzer, Dinorah canta e balla con la sua ombra, invitandola a non allontanarsi da lei, e intreccia con il flauto vertiginose cadenze. Altrettanto di bravura la prima aria della protagonista (“Dors petite, dors tranquilleâ€), una cullanteberceusein cui ella immagina di vegliare il sonno della sua capretta. La parte di Hoël ha pure una pagina di estrema bellezza e di grande difficoltà tecnica: l’aria del suo rimorso per il dolore arrecato alla fidanzata (“Ah, mon remords te vengeâ€), nella forma strofica tipica dell’opera francese.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità