Composta per la compagnia di Lanari e destinata a Firenze, l’opera seguì di due mesi il trionfo di
Lucrezia Borgia. Il libretto sulle vicissitudini amorose della ‘Fair’ Rosamond, scritto originariamente per Coccia (
Rosmunda,Venezia 1829), venne modificato per l’opera di Donizetti, abbreviando l’introduzione, dilatando il ruolo di Arturo e rimaneggiando un terzetto.
In Inghilterra nel XII secolo. Enrico II, vincitore della guerra in Irlanda, arde dal desiderio di rivedere l’amante Rosmonda; ella, che non conosce la sua vera identità , per lui ha abbandonato il padre e vive nascosta al castello di Woodstock. La regina, gelosissima, riesce a scoprire il suo nascondiglio, grazie alla complicità di Arturo. Infatuato dell’amante, Enrico medita il ripudio di Eleonora, nonostante il parere contrario di Clifford e dei consiglieri; neppure la moglie riesce a fargli cambiare idea, ricordandogli l’aiuto che ella le aveva fornito in passato. Intanto Rosmonda, scoperta la vera identità dell’amato, decide di togliersi di mezzo, non intendendo essere causa di discordia tra i regnanti; il padre cerca di aiutarla ma, prima che ella riesca a fuggire, la regina la raggiunge e la pugnala nel parco del castello. Enrico, accorso, la vedrà spirare tra le braccia del padre.
La fortuna dell’opera fu limitata; dopo la ‘prima’ fiorentina il lavoro venne ripreso solo a Livorno (1845) e quindi dimenticato, fino alla riscoperta inglese del 1975. L’energia creativa di Donizetti sembra qui affievolirsi, e la caratterizzazione psicologico-musicale dei personaggi appare solo a tratti. Benché testimoni la discontinuità dello stile donizettiano –Torquato Tasso, di un anno anteriore, è opera ben più aggiornata – l’opera racchiude comunque pagine significative, come l’aria di sortita e la successiva cabaletta di Rosmonda (rese famose dal loro riutilizzo nella versione francese diLucia di Lammermoor) o il duetto “Tu morrai, tu m’hai costretta†(Rosmonda, Eleonora), nel quale la gelosia della regina è resa attraverso l’accentazione irregolare sui tempi deboli. La presenza della celebre soprano Tacchinardi-Persiani quale protagonista avrebbe giustificato la presenza di un’aria finale di grande effetto, che invece manca; nel rifacimento dell’opera comeEleonora di Gujenna(Napoli 1837) l’ensembleseguito da cabaletta venne infatti sostituito. Il Larghetto concertato “Chiuse il dì per te la ciglia†fu integralmente trasferito nelPoliutoe, conseguentemente, inLes Martyrs, ennesima testimonianza dei frequentissimi ‘prestiti interni’ donizettiani.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi