Poco nota al di fuori di Germania e Austria,
Die Rose vom Liebesgartenfu accolta al suo apparire con sentito entusiasmo, nonostante la scrittura sinfonica e quella vocale manifestassero con palese evidenza i debiti wagneriani della formazione di Pfitzner. Il preludio, presentato già nel 1900 durante un concerto dei Berliner Philharmoniker, non aveva suscitato grande impressione, anche perché affiancato con malaccorta strategia a
Tod und Verklärunge a
Ein Heldenleben; ma sulla scena l’opera era destinata a piacere, forse per il profumo
Jugendstilche la impregna, e che la rendeva attualissima al momento della sua prima comparsa.
Prologo. Nel Giardino d’amore si festeggia il ritorno della primavera e si designa a guardiano Siegnot che, con l’ausilio della rosa magica, dovrà proteggere il regno e conquistargli nuovi adepti.
Atto primo. Durante l’esercizio delle sue mansioni, Siegnot sente il canto di Minneleide e ne rimane affascinato. Convinta a seguirlo nel Giardino celeste, la silfide resta però abbagliata dalla luce che ne promana e precipita nel regno dell’incantatore notturno.
Atto secondo. L’incantatore offre la libertà a Siegnot, che ha seguito l’amata nel regno nemico, a patto che Minneleide riesca a ritornare da sola nel Giardino; ma alla giovane manca l’animo per condurre a termine quest’impresa senza aiuto. Ormai in balia dell’incantatore, Siegnot sradica le colonne della dimora sotterranea e vi rimane sepolto con i suoi abitanti; disperata, Minneleide lo ritrova morto fra le macerie.
Epilogo. Minneleide giunge al Giardino con il corpo esanime di Siegnot fra le braccia e la rosa in mano; le divinitĂ del Giardino richiamano in vita il giovane e perdonano le debolezze dei due innamorati.
L’impostazione lirico-meditativa dell’opera si manifesta nella presenza di una cantabilità liederistica, che modella il testo con sfumature sottili, evitando i grandi effetti e badando al particolare. Questo spirito analitico e introspettivo bilancia l’accentuazione dell’aspetto visivo, di cui Pfitzner aveva sostenuto l’importanza drammaturgica, ribadendola anche in alcuni scritti sul teatro; la cura del testo e il tessuto multiforme della strumentazione equilibrano perfettamente i rapporti dell’ambito scenografico con quello musicale. Anche il tono liberty è dosato con equilibrio; certi passaggi pungenti affidati agli ottoni sembrano precorrere l’espressionismo e saranno recepiti da Mahler, che aveva direttoDie Rose vom Liebesgartenin un’esecuzione memorabile del 1905, mantenendola poi in repertorio per tre stagioni consecutive: l’incipit dellaSettima Sinfoniaè addirittura una citazione letterale di un passo del lavoro pfitzneriano.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi