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Rose vom Liebesgarten, Die
Opera romantica in un prologo, due atti e un epilogo di James Grun
Musica di Hans Pfitzner 1869-1949
Prima rappresentazione: Elberfeld (Wuppertal), Stadttheater, 9 novembre 1901

Personaggi
Vocalità
due giganti
Mimo
il custode della porta invernale
Mimo
la Vergine delle stelle con il suo fanciullo sole
Mimo
Minneleide
Soprano
Moormann
Tenore
Nachtwunderer
Basso
Rotelse
Contralto
Sangesmeister
Baritono
Schwarzhilde
Soprano
Siegnot
Tenore
Waffenmeister
Basso-Baritono
Note
Poco nota al di fuori di Germania e Austria,Die Rose vom Liebesgartenfu accolta al suo apparire con sentito entusiasmo, nonostante la scrittura sinfonica e quella vocale manifestassero con palese evidenza i debiti wagneriani della formazione di Pfitzner. Il preludio, presentato già nel 1900 durante un concerto dei Berliner Philharmoniker, non aveva suscitato grande impressione, anche perché affiancato con malaccorta strategia aTod und Verklärunge aEin Heldenleben; ma sulla scena l’opera era destinata a piacere, forse per il profumoJugendstilche la impregna, e che la rendeva attualissima al momento della sua prima comparsa.

Prologo. Nel Giardino d’amore si festeggia il ritorno della primavera e si designa a guardiano Siegnot che, con l’ausilio della rosa magica, dovrà proteggere il regno e conquistargli nuovi adepti.

Atto primo. Durante l’esercizio delle sue mansioni, Siegnot sente il canto di Minneleide e ne rimane affascinato. Convinta a seguirlo nel Giardino celeste, la silfide resta però abbagliata dalla luce che ne promana e precipita nel regno dell’incantatore notturno.

Atto secondo. L’incantatore offre la libertà a Siegnot, che ha seguito l’amata nel regno nemico, a patto che Minneleide riesca a ritornare da sola nel Giardino; ma alla giovane manca l’animo per condurre a termine quest’impresa senza aiuto. Ormai in balia dell’incantatore, Siegnot sradica le colonne della dimora sotterranea e vi rimane sepolto con i suoi abitanti; disperata, Minneleide lo ritrova morto fra le macerie.

Epilogo. Minneleide giunge al Giardino con il corpo esanime di Siegnot fra le braccia e la rosa in mano; le divinitĂ  del Giardino richiamano in vita il giovane e perdonano le debolezze dei due innamorati.

L’impostazione lirico-meditativa dell’opera si manifesta nella presenza di una cantabilità liederistica, che modella il testo con sfumature sottili, evitando i grandi effetti e badando al particolare. Questo spirito analitico e introspettivo bilancia l’accentuazione dell’aspetto visivo, di cui Pfitzner aveva sostenuto l’importanza drammaturgica, ribadendola anche in alcuni scritti sul teatro; la cura del testo e il tessuto multiforme della strumentazione equilibrano perfettamente i rapporti dell’ambito scenografico con quello musicale. Anche il tono liberty è dosato con equilibrio; certi passaggi pungenti affidati agli ottoni sembrano precorrere l’espressionismo e saranno recepiti da Mahler, che aveva direttoDie Rose vom Liebesgartenin un’esecuzione memorabile del 1905, mantenendola poi in repertorio per tre stagioni consecutive: l’incipit dellaSettima Sinfoniaè addirittura una citazione letterale di un passo del lavoro pfitzneriano.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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