Nel 1911 Leoncavallo si trovava a Londra per un allestimento di
Pagliacci: qui scrisse l’operetta
La reginetta delle rose, ambientata proprio a Londra. L’idea di questo titolo era nata a Montecatini, nel corso di un incontro con Giovacchino Forzano. Parlando di questo suo secondo lavoro operettistico, dopo
Malbruk(Roma 1910), Leoncavallo dichiarò che si trattava di «una vera operetta. In questa nuova prova ho affrontato, pienamente, completamente l’operetta moderna, trattando musica italiana su degli spunti napoletani, ora vivace, ora lenta, ora melanconica».
A Londra si sta svolgendo una festa di beneficenza per «l’erigendo ricovero per i piccoli cani melanconici». Max, principe ereditario di Portowa, è a Londra con il precettore Gin, ma nessuno sa delle sue nobili origini. Max è innamorato, ricambiato, della fioraia Lilian Varry. Lilian partecipa alla festa avvolta da una ghirlanda di rose e balla il valzer dei fiori; il principe deve ripartire, e chiede a Lilian di raggiungerlo a Portowa. Tornato in patria, la reggente Mikalis gli propone di sposare la principessa Anita, fidanzata di Don Pedro: il paese è in crisi economica, e lui non può permettersi di sposare una fioraia. Arriva Lilian, che scopre la vera identità di Max e crede di essere stata ingannata; per sposarla Max è disposto ad abdicare e aderire alla rivoluzione per spodestare la reggente. Don Pedro confida a Lilian le difficoltà del paese, e la ragazza decide di andarsene. Max viene proclamato re ma, convinto di essere stato abbandonato da Lilian, si rifiuta di firmare la costituzione; la folla insorge, ma ecco apparire Lilian, che lo prega di firmarla con lo stelo di una rosa. Max firma, e chiede al popolo di poter sposare la fioraia londinese.
Il modello di Leoncavallo è la classica e briosa operetta viennese; e l’operazione mimetica gli riesce assai bene.La reginetta delle roseè divertente, ricca di melodie garbate ed eleganti, esempio di leggerezza di orchestrazione, con pagine di grande efficacia teatrale come il valzer dei fiori e il duettino del telefono di Don Pedro e Anita; o con momenti di sensibilità lirica, come il duettino dell’addio di Lilian e Don Pedro.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi