Il soggetto dell’ultima opera di Giordano nacque quasi per caso: una sera del 1927, a casa di Giovacchino Forzano, il compositore, mentre sfogliava alcune riviste, rimase colpito da un disegno che ritraeva un vecchietto calvo e ingobbito e, accanto a lui, il mantello e la corona; nel disegno successivo quel vecchietto diventava invece un uomo potente, grazie a una voluminosa parrucca e agli abiti regali. Da quella curiosa immagine sortì un’opera giocosa in tre quadri, collegati da intermezzi orchestrali che si ispirano al mondo delle fiabe.
«In un paese dove c’era un re», nel XVIII secolo. Rosalina, la figlia del mugnaio, è fidanzata con il contadino Colombello; un giorno, mentre è nel bosco, vede passare il re che va a caccia. Secondo la leggenda, se una ragazza si trova ai piedi di un albero e sente gorgheggiare una capinera proprio mentre passa il re, diverrà regina; a Rosalina succede proprio così, quindi si convince che sarà lei la sposa del re: lascia Colombello e gli restituisce l’abito da sposa che lui le aveva donato. I genitori, preoccupati, convocano un uomo di legge, un prete e un astrologo per cercare di risolvere il caso, ma Rosalina non vuol saperne di cambiare idea: ama il magnifico sovrano. Nel paese arriva il re, e il mugnaio va a raccontargli lo strano caso di sua figlia; il re invita allora Rosalina a palazzo per la notte. Nel magnifico appartamento reale, Rosalina aspetta il re; un servo moro spoglia il sovrano, che appare calvo e macilento, cadente. Di fronte allo stupore della ragazza, il re la ammonisce: «Le cose troppo belle e troppo grandi/ che ci sembrano avere del sovrumano/ ricordalo, bambina/ van sempre riguardate da lontano». Rosalina pensa allora al fidanzato che ha fatto soffrire; Colombello arriva, e il re gli affida la ragazza in sposa. Rimasto solo, il re va a dormire dopo aver baciato il ritratto di una donna che aveva amato.
La fiaba moraleggiante con lieto fine diventa un’opera comica che sfiora a tratti il grottesco; ma Giordano non manca di ricreare un clima di fiaba, che sottolinea con cori a bocca chiusa, voci interne e anche con interventi dell’organo. A Rosalina e Colombello riserva le pagine più liriche, e alla protagonista affida una romanza di alto virtuosismo vocale, nella quale i suoi gorgheggi imitano quelli della capinera.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi