Nel 1890 Mascagni aveva assistito a una recita di
Les deux frèresdi Erckmann e Chatrian, presentata dalla compagnia Manni. Colpito dal soggetto, chiese a Targioni-Tozzetti e a Menasci di trarne un libretto. In seguito abbandonò tuttavia la composizione dell’opera per dedicarsi all’
Amico Fritz;
I Rantzauvenne quindi terminata nel 1892.
Un villaggio nei Vosgi, intorno al 1830. I fratelli Giacomo e Gianni Rantzau sono in lite continua per motivi di eredità ; l’ultimo diverbio riguarda il prato del Guisì, che Gianni si aggiudica, mentre Giacomo lo accusa di furto. Per festeggiare la nuova acquisizione Gianni vorrebbe dare la figlia Luisa in sposa a Lebel, il comandante forestale; scopre invece che Luisa è innamorata del cugino Giorgio, il figlio dell’odiato fratello, e si oppone fermamente alle loro nozze. Luisa si ammala di dolore, mentre Giorgio sfida Lebel a duello. Di fronte all’aggravarsi della malattia di Luisa, Gianni decide di andare a parlare con il fratello per rappacificarsi; Luisa, tra le braccia di Giorgio, si sente meglio. Rientra Gianni, e comunica che si è accordato con il fratello perché i due giovani possano sposarsi. Ma Giorgio legge i patti stipulati per consentire le nozze: Gianni dovrà essere bandito dalla famiglia. Il giovane non accetta il sacrificio dello zio: l’odio tra le due famiglie deve finire; perciò invita i due fratelli ad abbracciarsi, e la pace è fatta.
Quattro atti si rivelarono una mole troppo pesante per una vicenda così fragile: anche se Mascagni è a suo agio nel clima idillico, i personaggi sono abbozzati, le passioni latitano e non manca qualche caduta nel bozzettismo. Le scene più riuscite sono quelle corali, che tratteggiano l’ambientazione paesana nel migliore dei modi. Nel secondo atto il compositore utilizza due cori contrapposti – uno all’interno della casa di Gianni, l’altro dei contadini che si trovano all’esterno, nel podere di Giacomo – per sottolineare, con effetto umoristico, la rivalità che oppone i due fratelli: il coro interno intona un ‘Kyrie eleison’, quello esterno una canzone popolare, ottenendo così un curioso effetto di contrapposizione e di ‘battaglia’ vocale.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi