Chiamato a Mannheim dal principe elettore del Palatinato, Carl Theodor, a contrastare la fama di Jommelli, operante nella vicina Stoccarda, con
SofonisbaTraetta indirizzò in modo originale la sua produzione operistica, verso le allora attuali istanze di riforma dell’opera seria. Il testo drammatico fu commissionato a Mattia Verazi, librettista di Jommelli, che si basò su una precedente opera di quest’ultimo (Venezia 1746), che si conclude col suicidio di Sofonisba, a differenza degli altri libretti sullo stesso soggetto (?
Scipione affricanodi Cavalli, 1664;
Sofonisbadi Caldara, 1708; il libretto
Scipione nelle Spagnedi Zeno). Qui però la sconvenienza della morte del personaggio a scena aperta viene evitata, con l’uscita di Sofonisba ancora in vita.
Sofonisba, regina di Numidia, attende nell’angoscia il ritorno del marito Siface dalla guerra contro i romani. Rimasta sola, la regina è costretta a subire lo sgradito corteggiamento di Massinissa, finché Siface non torna, prigioniero dei romani. Poiché la fuga risulta impossibile, nel timore di essere trascinata a Roma, umiliata nel corteo di trionfo, Sofonisba si avvelena.
Il segno distintivo dell’opera risiede in una grandiosità sinfonica che Traetta (complice il libretto di Verazi) dovette mutuare dalla conoscenza, avvenuta a Parma, del genere francese dellatragédie lyrique– cui si devono anche le efficaci concatenazioni di recitativo secco, accompagnato e aria – e resa possibile dalla celebre orchestra di Mannheim, che viene impegnata in quella che è la migliore sinfonia d’opera di Traetta, collegata tematicamente secondo le più recenti teorie drammaturgiche al dramma che introduce (rappresenta una fragorosa battaglia) e arricchita dalla citazione, nel movimento centrale, del quintetto che chiude l’opera. L’attenzione del compositore si concentra sul triangolo dei personaggi principali, e specialmente sulla coppia reale, cui spettano momenti di altissima drammaticità . Sofonisba, in particolare, è protagonista di episodi complessi ed espressivamente assai efficaci: dalla scena in cui, assorbita nel vortice orchestrale, tenta di evitare il duello fra i due rivali (II, 6) a quella, grandiosa, del suicidio, che i contemporanei percepirono come il compimento del vagheggiato ritorno allo spirito della tragedia classica. Secondo la tradizione dellatragédie lyrique, l’opera contiene numerose pagine di pregevole musica da balletto, tra cui la marcia trionfale equestre per l’ingresso di Scipione e il ballo-pantomima con coro, che inscena le gare dei gladiatori nel primo atto.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi