Allievo di Joseph Haas prima e di Anton Webern poi, esponente di punta della ‘generazione di mezzo’ tedesca (quella compresa tra gli autori della scuola di Vienna e quelli dell’avanguardia postbellica), dissidente interno durante l’epoca nazista, Karl Amadeus Hartmann ha colto i frutti migliori del proprio operare in campo sinfonico (otto sinfonie, assai eseguite oggigiorno in Germania) e nel teatro musicale. L’opera da camera
Simplicius Simplicissimus, versione ampliata e rivista dell’originaria
Des Simplicius Simplicissimus Jugend(‘Dalla giovinezza di Simplicius Simplicissimus’), che prevedeva un organico simile a quello dell’
Histoire du soldatdi Stravinskij, è giustamente considerata il suo capolavoro teatrale per la sua carica di novità , sia in senso drammaturgico sia linguistico. Si tratta infatti di un esempio di rara efficacia di teatro musicale epico e ‘impegnato’, brechtianamente ispirato, teso a dimostrare la somiglianza delle condizioni sociali del popolo tedesco durante l’epoca buia della guerra dei Trent’anni e durante quella nazista, smascherando così, con trasparente metafora, le ingiustizie sociali perpetrate dal nazismo (è significativo in tal senso che l’opera, nella sua prima versione, sia stata composta negli anni 1933-34). Protagonista del notissimo romanzo seicentesco di Grimmelshausen da cui l’opera è tratta è infatti il leggendario buffone medioevale Simplicius, che svolge una sorta di involontaria ‘inchiesta giornalistica’ sulle condizioni di vita del popolo tedesco all’epoca della guerra dei Trent’anni. Protagonista dell’opera di Hartmann è invece la voce recitante del narratore, che racconta tre episodi del romanzo di Grimmelshausen (la vita dei contadini e dei soldati nel villaggio, l’incontro di Simplicius con un eremita, il banchetto del governatore), che si suppongono conosciuti dal pubblico, mentre il coro e l’orchestra creano una sorta di cornice e di sfondo musicale, attraverso il quale l’autore evoca e commenta i fatti narrati. Il linguaggio musicale è esemplato su una sintesi assai ingegnosa di elementi eterogenei, che il compositore desume dal teatro di Stravinskij e Prokof’ev, dal barocco bachiano (gustosissima la parodia di un corale della
Matthäus-Passion) e dalla propria esperienza di sinfonista; e non a caso l’ouverture e gli interludi orchestrali si propongono nell’economia dell’opera – un’opera-oratorio di marca essenzialmente sinfonico-corale – come momenti coagulanti tra le varie scene musicali. La vocalità , di tipo declamatorio, è da intendersi come elemento subordinato a quello sinfonico, una sorta di arricchimento ornamentale di quest’ultimo. Non stupisce, nel caso di un’opera sinfonica come questa, che la prima esecuzione (2 aprile 1948), curata da Hans Rosbaud a capo dell’orchestra della radio di Monaco, abbia preceduto la prima rappresentazione. Hans Werner Henze, grande estimatore di Hartmann e per certi aspetti continuatore del suo particolare ed eclettico stile teatrale, ha definito
Simplicius Simplicissimus«il più compiuto esempio di teatro immaginario».
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi