È l’ultima opera composta da Rossini prima del periodo napoletano, e non si può annoverare fra le sue più riuscite. Il ‘Nuovo Osservatore’ di Venezia attribuì l’insuccesso della ‘prima’ al libretto di Foppa, che venne definito «parto infelice d’uno scrittore, che in oggi la centesima prova ci somministra della sua imperizia». Radiciotti riferisce che i professori d’orchestra applaudirono la musica di quest’opera, ritenendola la migliore composta fino a quel momento da Rossini; egli, per nulla rassicurato da questo giudizio, sapeva comunque di non aver scritto un lavoro soddisfacente. Pare addirittura che, parecchi anni più tardi, incitasse gli amici troppo accondiscendenti nei confronti del
Sigismondoa fischiare. Il pubblico veneziano e la critica non vollero umiliare l’ormai celebre autore, che affermò di aver letto sul volto degli spettatori una noia mortale; secondo Rossini essi avevano lasciato eseguire la musica fino alla fine senza interrompere solo per cortesia. Il libretto di Foppa prende spunto dalla novella di Griselda del Boccaccio, già ripresa dallo stesso Foppa nell’
Inganno felicedel 1812; il primo recensore veneziano ne parlò come di un «un ammasso confuso d’indigeste parole».
A Gesna, antica capitale della Polonia, e tra selve e luoghi montuosi nei suoi dintorni. Nella reggia di Sigismondo, Ladislao, Analgilda e Radoski (il quale si rivelerà un vile traditore) seguono con trepidazione, tenendosi a distanza, le manifestazioni di cupa follia del sovrano, che sembra voler sfuggire a un invisibile e minaccioso inseguitore. Egli teme infatti la vendetta del re di Ungheria, di cui ha sposato la figlia Aldimira, da lui ingiustamente mandata a morte credendola colpevole di adulterio. Aldimira era invece stata vittima di una malvagia tresca ordita da Ladislao, che, avendola insidiata, era stato da lei respinto. Nel folto di una foresta vive invece Aldimira che, salvata dal nobile Zenovito, ama ancora il suo consorte. Sopraggiungono i cacciatori annunciando l’arrivo di Sigismondo, accompagnato da Ladislao e dal suo seguito; egli vuole opporsi all’invasione di Ulderico, che intende vendicare la morte della figlia. Quando Sigismondo incontra Aldimira, crede di essere alla presenza dell’ombra dell’amata moglie; ma ella dichiara di essere Egelinda, figlia di Zenovito. Costui, visto il pericolo in cui versa la patria, suggerisce di presentare la propria figlia a Ulderico come Aldimira. Ladislao cerca di convincerla a recitare questa parte e Aldimira allude al suo delitto. Mentre si annuncia l’arrivo dell’esercito nemico, Sigismondo, smarrito e incerto, induce Egelinda a seguirlo alla reggia. Nell’atrio del palazzo reale, Sigismondo e Ladislao presentano ai sudditi la ritrovata Aldimira, che viene accolta con entusiasmo. Sigismondo chiede poi a colei che egli crede essere Egelinda di sposarlo, affascinato proprio dalla stupefacente somiglianza con la moglie ancora amata. Aldimira, la cui voce viene riconosciuta da Radoski, manifesta il desiderio di riabbracciare l’amato genitore, al quale va incontro con Sigismondo alla testa dell’esercito. Ulderico incontra Ladislao, e chiede notizie dell’amata figlia; il traditore gli rivela allora il delitto e la trama ordita da Sigismondo per fargli credere che ella sia ancora viva. Al momento dell’incontro, Aldimira si getta tra le braccia del padre. I due eserciti si affrontano; Sigismondo viene sconfitto e disarmato. Ladislao, cercando di catturare Aldimira, precipita in una scarpata rimanendo stordito e svela il suo criminoso tranello. Sigismondo esprime tutto il suo rimorso e il suo grande dolore, mentre Aldimira gli conferma di amarlo ancora; i due sposi si abbracciano, mentre Ladislao viene condotto in carcere.
Fra le meno fortunate e meno amate dal pubblico e dalla critica,Sigismondoresta in definitiva un’opera discontinua e poco omogenea. La linea melodica è piuttosto convenzionale e di scarsa originalità , se si fa eccezione per la sinfonia (che deriva dalTurco in Italiae ricomparirà inOtellonel 1817); anche il coro “In segreto a chi vi chiama†verrà riproposto nel celeberrimo “Piano, pianissimo†delBarbiere di Siviglia, dimostrando così, ancora una volta, la grande consuetudine di Rossini con la diffusa pratica dell’autoimprestito. Le parti vocali sono peraltro di notevole interesse, e così pure alcuni spunti drammatici. Le prime sezioni delle arie appaiono molto spesso più deboli rispetto alle seconde, caratterizzate invece da una vivacità e un piglio tipici del miglior Rossini, come, ad esempio, la cavatina di Ladislao (“Della pace il bel serenoâ€). I cantabili, talvolta ripresentati nella seconda parte senza modifiche nel testo, sono variati musicalmente così da poter evitare la cabaletta (ad esempio nell’aria “Tu l’opra tua secondaâ€). Nella scrittura vocale si avvertono i mutamenti che diverranno evidenti inElisabetta regina d’Inghilterra: colorature picchettate, trilli (di ben quattro tipi) e variazioni vengono infatti scritti direttamente dal compositore. Da rilevare inoltre il regolare impiego dell’aria bipartita, che sostituisce la più antiquata e meno incisiva forma tripartita. Notevole l’estensione richiesta al soprano (fino al do) e al contralto (si bemolle), e di rilievo la presenza di interi quadri incentrati sulla fragilità psicologica o addirittura sulla pazzia; Sigismondo, ad esempio, si presenta già dalla sua prima scena (dove non troviamo il consueto cantabile, ma un arioso alternato al recitativo accompagnato) come un personaggio in preda a ossessioni, delirante, afflitto da una mania di persecuzione e da una follia visionaria paragonabili a quelli dell’Assur diSemiramide(1823). In tempi moderniSigismondoè stata ripresa solo a Rovigo e Treviso (1992), con la direzione di Richard Bonynge e uncastdi giovani interpreti.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi