Secondo libretto di Stampiglia a essere intonato da Leo (dopo il
Caio Gracco, Napoli 1720) e seconda commissione del compositore, ancora poco celebre, fuori di Napoli, questa vasta opera è ben diversa dai successivi melodrammi metastasiani dell’autore e comprende una straordinaria varietà di pezzi musicali, spesso brevi (cavatine, fanfare strumentali, accompagnati, duetti, terzetti). In tanta ricchezza d’invenzione emerge una serie di pezzi davvero considerevoli, a cominciare dalla sinfonia tripartita d’apertura, al cui centro spicca un ampio movimento lento in fa minore, impreziosito dall’utilizzo contrappuntistico degli archi, secondo una predilezione tipica di Leo che si manifesta anche nell’aria di Latino “Il genitore più non favella”, completa di soggetto e controsoggetto, come se si trattasse di una pervasiva polifonia ecclesiastica. Per tutta la partitura figurano diverse arie di grande freschezza melodica: a Prenesto spetta l’arioso e sostenuto “Cara, dai lumi tuoi”, a Latino “Chi destinata nacque all’impero”, con la quale invita Lavinia a sposarsi; quest’ultima si aggiudica invece l’aria in sol minore “Agitato mi rendono il core”, in cui la musica rappresenta, alternando metro e tempo, il fedele diagramma dei sentimenti travolgenti e contrastanti del personaggio, lacerato tra il desiderio di vendetta e il freno costituito dall’amore. Alla protagonista Camilla tocca però il maggior numero di gioielli musicali, come l’ardua, bitematica “Son qual timida cervetta”, le cui figurazioni evocano il pericolo del cacciatore, e soprattutto la splendida siciliana “Invan la gelosia”, in cui la regina/pastorella è accompagnata bucolicamente dai flauti (questo capolavoro verrà parodiato dall’autore stesso, l’autunno successivo, nella commedia per musica
La semmeglianza di chi l’ha fatta, Napoli 1726). Si segnala inoltre la cavatina di Camilla in carcere “Vorrebbe il cor dubbioso”, che si trasforma progressivamente in duetto e quindi in terzetto. Notevoli sono ancora il terzetto “Gode, festeggia e ride” (Lavinia-Latino-Turno), dall’interessante interazione tra voci e archi, e il duetto “Non disprezzar chi t’ama” (Lavinia, Turno), affidato all’incisività di un tema di felice invenzione. Fra tutte, le parti di Camilla e Lavinia risultano particolarmente virtuosistiche.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi