A lungo attribuita al fratello di Giovanni Bononcini, Antonio Maria, l’opera godette nel Settecento di straordinario successo. Nel corso di trent’anni venne diffusa in una ventina di piazze teatrali italiane, mentre a Londra raggiunse l’impressionante numero di cento repliche tra il 1706 e il 1728; già dal 1698 il compositore aveva provveduto a una rielaborazione della partitura (
La rinovata Camilla: Roma, Teatro Tordinona). Il dramma era il primo libretto originale di Silvio Stampiglia, testo anch’esso destinato a vasta fortuna settecentesca, intonato per ben 38 volte a opera di grandi maestri come Leo, Vinci (Parma 1725) e Porpora (quest’ultimo lo mise in musica, oltre che per Barcellona nel 1755, nel 1740 e nel 1760 a Napoli, a ben 64 anni dall’intonazione di Bononcini).
Atto primo. Camilla, travestita da pastorella, è giunta nella campagna dei Volsci, col proposito di rovesciare l’usurpatore re Latino dal trono che spetta a lei di diritto. Giunge un gruppo di cacciatori. Tra di loro Prenesto, figlio di Latino, rischia di essere ucciso da un cinghiale, che Camilla prontamente abbatte, facendo innamorare di sé il principe. Intanto Lavinia, sorella di Prenesto, ospita nella reggia, travestito da schiavo, il re nemico Turno, suo amante. Mentre Camilla ordisce un complotto contro Latino, questi impone alla figlia di trovarsi uno sposo.
Atto secondo. Proseguono gli intrighi amorosi e i complotti politici. Camilla si dimostra estremamente attiva: dapprima, alla vista delle statue degli avi, giura vendetta contro Latino; quindi si rivolge direttamente al popolo per sobillarlo alla lotta; infine, contesa tra l’amore per Prenesto e la fedeltà alla patria, viene introdotta a corte.
Atto terzo. Latino e Turno si alleano contro Camilla, la cui identità viene intanto scoperta dalla cameriera di Lavinia. Fatta prigioniera, la coraggiosa principessa è liberata da Prenesto, che nonostante l’odio tra le famiglie continua ad amarla. Durante un banchetto viene annunziata una rivolta popolare: Camilla e i suoi alleati hanno sconfitto le truppe del re Latino. L’amore però trionferà sulla rivalità politica: le nozze tra Camilla e Prenesto cancelleranno infatti la discordia tra i due popoli.
Nel confezionare il libretto, Stampiglia si avvalse di una serie di collaudati espedienti drammaturgici (travestimenti, personaggi e sentimenti stereotipati), proponendo tuttavia anche situazioni inconsuete (la scena delle statue, che ritroveremo nell’Achille in Scirodi Metastasio) e un personaggio originalissimo: la protagonista, una donna capace di assumere molte caratteristiche dell’eroe virile, insieme amante principessa e guerriera e, al termine del dramma, capace anche di legiferare, assicurando la pace al suo popolo: una sorta di Maria Teresa ante litteram. La vicenda è articolata in ben 57 numeri musicali, uno dei dati che pone questo dramma al di là delle riforme di Zeno e Metastasio. L’interesse della partitura risiede in particolare nelle arie, cui è riservata una cura notevole: la maggior parte appartengono alla forma ‘grande’ colda capo, accompagnate non più dal solo basso continuo, ma dall’intera orchestra d’archi. La struttura formale si differenzia a seconda che si tratti di un’aria complessa, vasta e articolata, piuttosto che di uno spensierato movimento monotematico in forma di danza (un minuetto, ad esempio), impiegato nel caso di un’aria breve o di un duetto. Celebre è l’animata sinfonia d’apertura, la cui novità di scrittura impressionò non poco il pubblico londinese.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi