Il destino di questi due intermezzi, una delle tre partiture superstiti del compositore, è strettamente intrecciato a quello della
Serva padronadi Pergolesi. La compagnia di commedianti di Eustachio Bambini, che l’anno prima aveva scatenato con la rappresentazione degli intermezzi di Pergolesi la celebre
querelle des bouffons, allestì nel giugno del 1753 sulle scene dell’Opéra di Parigi questo lavoro di sicuro effetto, date le patenti analogie con
La serva padrona.
La zingaraesercitò infatti un’influenza significativa sugli orientamenti estetici del teatro musicale in Francia. Nel 1755 veniva già tradotta in francese dal commediografo Charles-Simon Favart e rappresentata come
opéra-comiquealla Comédie-Italienne col titolo di
La bohémienne. Lo stesso anno Bambini la presentò a Pesaro trasformata nel dramma giocoso in due atti
Il vecchio amante e la zingara. Nel corso della tradizione esecutiva vennero integrati pezzi di altri compositori, tra cui la celebre “Tre giorni son che Ninaâ€, di paternità incerta.
Atto primo. La zingara Nisa e suo fratello Tagliaborsi prendono di mira nei loro raggiri l’anziano avaro Calcante. Tagliaborsi gli ruba, appunto, la borsa dei soldi, mentre Nisa lo convince a comprare un orso (in realtà il fratello travestito), tentando anche di farsi sposare. Appena acquistato, l’orso si dilegua.
Atto secondo. Nisa, che si sta scoprendo innamorata di Calcante, finge di evocare gli spiriti. Appare il mago Ismeno (un altro travestimento di Tagliaborsi), che promette di restituire il denaro rubato solo se Calcante sposerà Nisa. Questi, avarissimo, acconsente e approfitta della conoscenza di Ismeno per chiedere notizie dell’orso che ha perduto.
La zingarasi configura come una parodia (in termini stilistici generali, non nel singolo dettaglio) dellaServa padrona. Della musica di Pergolesi condivide il linguaggio comico, fondato su ‘gesti’ icastici e incisivi dal netto profilo sia ritmico sia melodico, frammenti tematici brevi e indipendenti che trasmettono una continua vitalità alla pagina cantata. Ad esempio nelle arie dei tre personaggi, nel primo intermezzo, ove si coglie anche l’imitazione di quell’unità di tono comico realizzata da Pergolesi: l’aria della zingara, in particolare, pare discendere direttamente dal capolavoro di seduzione “A Serpina pensereteâ€, mentre la scrittura vocale, l’accompagnamento orchestrale e il linguaggio armonico di quelle degli uomini sembrano una felice riscrittura degli interventi di Uberto.La zingaraeredita diversi e collaudati espedienti della tradizione dell’intermezzo napoletano, quali i travestimenti, la retorica musicale in funzione descrittiva (il cuore «che balza in su e in giù» oppure la «tremarella» nell’ultima aria di Calcante “Perfidi, che volete?â€) e la parodia dei recitativi accompagnati dell’opera seria, come avviene in quello di Calcante, nel primo intermezzo, che maledice le «bastardissime stelle» minacciando il suicidio, o in quello di Nisa “O voi, possenti numiâ€, in cui la zingara evoca le divinità infernali, scimmiottando le ‘scene d’ombra’ del melodramma eroico. Nell’operina sono confluite sei arie scritte in precedenza dal compositore perIl cavalier Mignatta(Firenze 1751).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi