Costantemente alla ricerca di buoni soggetti da musicare, Marschner, dopo il successo del
Vampyr, fece la conoscenza dei romanzi di Walter Scott; all’epoca le numerose riduzioni drammaturgiche delle sue opere riempivano con grande successo i teatri tedeschi. Mise dunque al lavoro il cognato Wohlbrück affinché gli preparasse un adattamento del complicato romanzo
Ivanhoe, da cui questi ricavò in poco tempo un libretto di buon livello, che tiene conto anche della versione teatrale di Johann von Lenz.
Nella cornice di intricate vicende secondarie, il nucleo narrativo dell’opera si sofferma sugli amori di due fanciulle, l’ebrea Rebecca e Rowena, figlia del cavaliere sassone Cedric von Rotherwood. Esse sono ambite rispettivamente da due cavalieri normanni, Bois Guilbert e Maurice de Bracy, i quali, piuttosto burberi, cercano di risolvere la questione con il sopruso. Ivanhoe finisce per salvarle entrambe ma, dovendone amare una sola, sceglie inevitabilmente la virtuosa cristiana Rowena; Rebecca, seguace della religione sbagliata, ma provvista anch’ella di tutte le migliori qualità , accetta la situazione con una dolorosa rinuncia. Sullo sfondo si svolgono le lotte per il trono d’Inghilterra, infine riguadagnato dal legittimo re, Riccardo Cuor di Leone, con l’aiuto del leggendario Robin Hood e dei suoi compagni.
Malgrado lo sforzo ammirevole degli autori per ridurre a dimensioni rappresentabili il romanzo di Scott, l’opera stenta a trovare un equilibrio convincente tra le vicende personali e quelle storiche. L’asse portante della drammaturgia sta nel rapporto tra Bois Guilbert e Rebecca, in cui trova perfetta giustificazione il titolo del lavoro; è un braccio di ferro di due volontà altrettanto forti, tra passione amorosa e purezza d’animo, tra senso dell’onore e rispetto della propria fede. Nella galleria di personaggi negativi di Marschner, Guilbert è forse il più moderno: il suo destino non è segnato dal soprannaturale, come per Ruthven nelVampyre Heiling nell’opera omonima, bensì da una inclinazione perfettamente umana verso una persona da cui non è amato. Il ritratto di Guilbert è contenuto tutto nella scena e aria “Mich zu verschmähen!”, che indaga con sottile acume nel doloroso conflitto sentimentale di Guilbert. In un registro antitetico va situata invece la preghiera di Rebecca (“Herr, aus tiefen Jammersnöten”), altrettanto toccante nel mettere a fuoco la sensibilità romantica di questa donna di grande forza d’animo, seppur destinata a una passione senza speranza. Anche a causa della preponderanza di queste tensioni liriche, i rapporti tra gli altri personaggi rimangono in ombra: a cominciare dalla seconda coppia, Ivanhoe e Rowena, la cui presenza finisce per appesantire la costruzione drammatica, con un inutile e meno convincente doppione della prima; del resto il compositore fu il primo ad accorgersene, tanto da cominciare un lavoro di revisione già dopo le prime repliche.Der Templerfu il tentativo più coraggioso di Marschner di oltrepassare talune consuetudini formali dell’epoca, ancora restie a fondere l’azione e i contenuti emotivi in un tutto organico, intuendo con chiarezza la necessità di affidare all’orchestra il compito di amalgamare la varietà dei conflitti psicologici che si susseguono sulla scena; Wagner stesso farà tesoro dei suoi sforzi per conferire maggiore continuità al flusso drammaturgico, che peraltro arriva a un suo esito compiuto nella scena di Guilbert. Certe invenzioni teatrali, inoltre, fecero epoca: come la scena dell’ordalia, lo spettacolare finale in cui Ivanhoe salva Rebecca dal rogo, lasciando un segno evidente persino nelLohengrin. Come altre opere di Marschner, anche questa fu rielaborata all’inizio del nostro secolo da Hans Pfitzner; dopo di che, da lungo tempo, il titolo non ha più trovato diritto di cittadinanza nelle stagioni teatrali.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi