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Attila
Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera, dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner
Musica di Giuseppe Verdi 1813-1901
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 17 marzo 1846

Personaggi
Vocalità
Attila
Basso
Ezio
Baritono
Foresto
Tenore
Leone
Basso
Odabella
Soprano
Uldino
Tenore
Note
Il soggetto riscosse particolare apprezzamento da parte di Verdi, che era rimasto affascinato dai personaggi di Attila, di Ezio e naturalmente di Odabella, una personalità volitiva come l’Abigaille diNabucco, legata tra l’altro a due temi cari al musicista: la brama di vendetta e il rapporto di un’eroina con il padre. Per questo, Verdi scrisse all’editore francese Escudier affinché esaminasse la possibilità di trasformare il lavoro in ungrand-opéraper Parigi. Poiché Solera aveva modificato a fondo la tragedia originaria e tratteggiato una storia di odii e di vendette dai profili drammatici sommariamente delineati, Verdi, autorizzato dal librettista, che si trovava all’estero per altri incarichi, fece apportare da Francesco Maria Piave le modifiche ritenute necessarie. Il rifacimento giunse però a stravolgere a tal punto il libretto originario (soprattutto nel terzo atto) che Solera ebbe a esprimere il suo disappunto in merito, e da allora non collaborò più con il musicista.

Prologo. Ad Aquileia attorno alla metà del V secolo. Odabella, figlia del signore della città, ha perduto l’intera famiglia in seguito al saccheggio degli Unni e intende vendicarsi di Attila uccidendolo (“Santo di patria indefinito amorâ€). Il generale romano Ezio, consapevole della debolezza del proprio imperatore, offre ad Attila un’alleanza purché l’Italia sia salva; ma Attila rifiuta sdegnosamente.

Atto primo. Mentre gli Unni, giunti alle porte di Roma, si preparano a conquistarla, Odabella invoca l’immagine paterna (“Oh! nel fuggente nuvoloâ€), poi, si ricongiunge al suo amante Foresto e lo informa del suo piano di vendetta. Intanto Attila, già turbato da un sogno, s’imbatte in Leone, accorsogli incontro con tutta la popolazione dell’Urbe, e rinuncia alla conquista e al saccheggio di Roma.

Atto secondo. Attila offre un banchetto in onore di Ezio, che nuovamente gli propone un’alleanza. Odabella, appreso che si congiura per avvelenare il re, lo avverte; non per salvarlo, ma per ucciderlo ella stessa in seguito. Foresto confessa ma Attila lo perdona e, colpito dal gesto di Odabella, che crede generoso, annuncia le sue nozze con la donna. Poi congeda Ezio, assicurandogli che non conquisterà mai Roma (“O sposa, t’allietaâ€).

Atto terzo. Attila è affrontato da Ezio, Foresto e Odabella; intuendo che lo si vuole uccidere, ricorda al generale di avere salvato Roma, a Foresto la grazia ottenuta e a Odabella di volerla sposare; ma le sue colpe e i suoi delitti sono troppi per essere perdonati. Odabella trafigge a morte il re mentre i romani si battono con i barbari.

La composizione richiese più tempo del previsto, in primo luogo per le condizioni di salute di Verdi, che dall’epoca diAlziranon si era ancora completamente ristabilito, ma anche per la particolare cura del compositore nel delineare i personaggi. Per Odabella, Verdi scrisse infatti un’aria, “Santo di patrio indefinito amor†che è tra le piu impegnative e vocalmente estese, nonché sviluppate dal punto di vista formale da lui mai concepite sino ad allora, e un’aria, come “Oh! nel fuggente nuvoloâ€, dalla scrittura strumentale insolitamente raffinata. Ad Attila il musicista riservò due pagine, il sogno e il successivo incontro con Leone che, al di là di un’ambientazione forse di maniera, possiedono forza emotiva e austera dignità. Per la prima volta, Verdi rifiutò inoltre l’impiego della banda, tacciandola di provincialismo, e compose ben due ouvertures (prima di ripiegare su un preludio, forma che sentiva più congeniale) e una pagina orchestrale per l’uragano a Rio Alto (abilmente esemplata daLe désertdi Felicien David) che tradisce una certa ambizione descrittiva. Nonostante ciò, l’orchestrazione appare ancora non molto raffinata e, come del resto i cori, improntata a una certa semplicità disadorna, peraltro non priva di suggestione. La prima rappresentazione ebbe un esito inferiore alle aspettative del musicista, forse perché riuscì solo in parte il tentativo di Piave di conciliare la visione epica, quasi statuaria di Attila e di Odabella con l’esigenza di Verdi di conferire loro un’anima e uno spessore. Nonostante l’esito modesto della ‘prima’,Attilasi avviò presto a diventare una tra le più popolari opere di Verdi, non inferiore, per ammissione dello stesso musicista, a nessuna delle altre, e fu ripresa, sia pure di tanto in tanto, fino ai nostri giorni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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