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Verurteilung des Lukullus, Die
(La condanna di Lucullo) Opera in dodici scene di Bertolt Brecht, dal dramma radiofonico Das Verhör des Lukullus
Musica di Paul Dessau 1894-1979
Prima rappresentazione: Berlino, Deutsche Staatsoper, 12 ottobre 1951

Personaggi
Vocalità
bambino (2)
Soprano
Donna
Donna / Ragazza
Frauenstimmen
il contadino
Tenore
il cuoco di Lukullus
il fornaio
Tenore
il giudice dei morti
Basso
il maestro
Tenore
il maestro di classe
Tenore
il re
Basso
la cortigiana
Mezzosoprano
la pescivendola
Contralto
la regina
Soprano
Lasus
Tenore
legionario (2)
Basso
Lukullus
Tenore
l’importatore del ciliegio
Tenore
Narratore
Prima ombra
Primo popolano
Primo uomo d'affari
Seconda ombra
Secondo popolano
Secondo uomo d'affari
Tertullia
Mezzosoprano
Ufficiale (5)
Note
Brecht aveva lavorato alla commedia radiofonicaDas Verhör des Lukullus, in collaborazione con Margarethe Steffin, per la radio svedese; la prima esecuzione (1940) era però avvenuta a opera di radio Berömunster, in Svizzera. Successivamente la commedia aveva conosciuto una diffusione internazionale: la traduzione inglese, pubblicata negli Stati Uniti, risale al 1943; su quel testo si basò poi l’operaThe Trial of Lukullusdel compositore statunitense Roger Sessions (Berkeley 1947). I primi contatti fra Brecht e Dessau per una trasformazione in libretto della commedia radiofonica avvennero verso la metà degli anni Quaranta, all’epoca del loro esilio americano; tuttavia fu solo dopo il loro rientro in patria, avvenuto nel 1948, che venne data attuazione al progetto. Il lavoro di adattamento comportò tagli anche vistosi, una diversa distribuzione degli eventi, modifiche al testo; ma il rifacimento non ebbe luogo solo per ragioni di natura scenico-musicale. Il lavoro del 1939 si concludeva senza l’emissione di un chiaro giudizio di colpevolezza nei confronti del generale romano. La riflessione sugli ultimi avvenimenti della storia – il crollo del regime nazista, il processo di Norimberga – indusse Brecht a eliminare dalVerhöri versi che potevano suggerire una sia pur minima simpatia nei confronti di Lucullo e a riscrivere il finale, inserendovi la condanna del protagonista. Con il titolo invariatoDas Verhör des Lukullusl’opera ebbe una sua prima esecuzione, a inviti, il 17 marzo 1951 alla Deutsche Staatsoper di Berlino Est. Quella famosa ‘prima’ a porte chiuse era stata fortemente voluta da Brecht e Dessau: essi avevano ricevuto dalle più alte autorità statali l’‘invito’ a ritirare l’opera – accusata di formalismo – malgrado fosse già in cartellone e ne fossero iniziate le prove; di lì la proposta dei due autori di giungere comunque a un’esecuzione, per un pubblico selezionato, affinché l’opera potesse essere conosciuta e meglio valutata. La discussione che seguì la rappresentazione ebbe per oggetto in realtà più questioni di natura politica che estetica: dall’opera sarebbe dovuta emergere una chiara distinzione fra guerre di aggressione e guerre di difesa, non una condannatout courtdella guerra. Brecht apportò nuove modifiche «nello spirito della discussione» e infine, con il nuovo ed esplicito titoloDie Verurteilung des Lukullus, l’opera giunse a pubblica esecuzione il 12 ottobre di quello stesso anno. Solo dopo il disgelo politico della seconda metà degli anni Cinquanta l’opera ha visto crescere il numero delle sue rappresentazioni, tanto da divenire una delle più eseguite nell’ambito del repertorio contemporaneo. In seguito è stata approntata da Dessau una nuova versione, in occasione dell’allestimento dell’opera a Dresda nel 1968.

Roma, 56 a. C. Dopo la morte, un solenne corteo funebre accompagna Lucullo verso il suo arco di trionfo. Il feretro con il defunto viene condotto al monumento sepolcrale sulla via Appia; lo segue un numero di schiavi impegnato a trascinare un enorme fregio su cui sono incise le imprese del celebre condottiero. A sepoltura ultimata, la folla si disperde rumorosamente. Degli alunni leggono su libri di storia le imprese del generale. Alle porte del regno delle ombre Lucullo attende con impazienza il turno del proprio interrogatorio; Tertullia gli ricorda che in quel luogo non vengono fatte preferenze. Quando il giudice e i giurati passano a esaminare il caso di Lucullo, si vedono costretti ad assumere come testimonianza a suo favore il fregio che ne celebra i trionfi: nessun intercessore si è infatti fatto vivo, e la giuria deve potersi pronunciare circa i meriti o i demeriti dell’interrogato. Le figure del fregio prendono vita e riferiscono le imprese del generale. Lucullo giustifica il proprio operato ma contro di lui si levano le migliaia di morti e le cinquantatré città distrutte. L’unica attenuante che gli viene concessa è quella di aver sviluppato una nuova arte culinaria e di aver importato il ciliegio dall’Asia. Una delle ombre, il contadino, esprime una lode nei confronti del ciliegio ma la giuria rimane compatta nella sua decisione finale: per le ciliege, che avrebbero potuto esser importate dall’Asia anche da un solo uomo, sono caduti ottantamila soldati. Lucullo è condannato a rimanere nel nulla eterno: «Al nulla, lo si getti al nulla!/ Quanto ancora lui e gli altri come lui/ sul genere umano inumani dovranno/ incombere, alzando le mani accidiose/ e imporre il macello reciproco dei popoli?».

La sentenza finale è resa in modo lapidario dal parlato ritmico e dagli sferzanti unisoni del coro, perfettamente rispondenti a quell’idea ‘gestuale’ di musica perseguita da Brecht. La scansione musicale sorregge e chiarifica il testo ‘gestualmente’ in tutto il lavoro e si avvale di un organico orchestrale scarno e teso a evitare ogni ammorbidimento timbrico: una decina di fiati, pochi violoncelli e contrabbassi, due pianoforti verticali ‘preparati’ e un pianoforte a coda, un’arpa, una fisarmonica, un numero rilevante di percussioni (compresi strumenti non tra i più usuali) affidato a una decina di esecutori, un trautoniumad libitum(sostituibile dalle onde Martenot, da cui non si discosta in quanto a principi di produzione e modificazione del suono). È un organico da cui di volta in volta vengono enucleati specifici gruppi di strumenti per caratterizzare scene o personaggi, che risponde a esigenze di incisività e la cui natura straniante lo rende immune dai possibili condizionamenti della tradizione. Il linguaggio tende a caratterizzare i personaggi secondo il ceto sociale di provenienza: gli interventi dei cinque giurati e dei cori di massa presentano una scrittura melodica piana, mentre più articolato è lo stile vocale che tratteggia le figure di Lucullo o del re e della regina. Anche nell’armonia si osserva una certa molteplicità di piani espressivi: strutture complesse – inserite in un contesto di particolare ricercatezza anche nel ritmo – si affiancano infatti a tradizionali procedimenti tonali. L’articolazione in scene – il principio di fondo è quello del numero d’opera – permette una scansione del ritmo generale basata principalmente sul contrasto.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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