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Manon
Opéra-comique in cinque atti e sei quadri di Henri Meilhac e Philippe Gille
Musica di Jules Massenet 1842-1912
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 19 gennaio 1884

Personaggi
Vocalità
De Brétigny
Baritono
Garde (2)
Tenore
Guillot de Morfontaine
Tenore
Javotte
Soprano
L'HĂŽtelier
Baritono
Le Chavelier Des Grieux
Tenore
Le Comte Des Grieux
Basso
Le Portier du SĂ©minaire
Recitante
Lescaut
Baritono
Manon Lescaut
Soprano
Poussette
Soprano
Rosette
Mezzosoprano
Un Archer
Recitante
Un Joueur
Recitante
Un Sergent
Recitante
Note
Accantonata l’idea di musicarePhoebĂ©di Henri Meilhac, proposta da Carvalho, direttore dell’OpĂ©ra-Comique, Massenet si convinse immediatamente cheManonera il nome giusto per la sua nuova opera. Tratta dal romanzo di Antoine-François PrĂ©vost, intitolatoHistoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut(1731), il compositore giĂ  nel 1881, subito dopo il successo ottenuto conHĂ©rodiadea Bruxelles, si accinse al lavoro su uno schema di libretto sollecitamente steso da Henri Meilhac, poi ampliato con la collaborazione di Philippe Gille. Due anni durĂČ la composizione dell’opera, che ebbe la prima rappresentazione a Parigi, all’OpĂ©ra-Comique, la sera del 19 gennaio 1884, con l’interpretazione di Marie Heilbronn (Manon), Emile-AlĂ©xandre Taskin (Lescaut), Jean-AlĂ©xandre Talazac (il cavaliere Des Grieux), Cobalet (il conte Des Grieux), Grivot (Guillot), Collin (De BrĂ©tigny); direttore d’orchestra Jules DanbĂ©.

Vivissimo fu il successo di pubblico con innumerevoli richieste di bis e di chiamate, che prese subito il sopravvento sull’accoglienza della critica alquanto diffidente e perplessa: alcuni sottolinearono esclusivamente i pregi tecnici dell’opera, altri parlarono perfino di wagnerismo. TuttaviaManonrimase in cartellone all’OpĂ©ra-Comique per 78 recite. Cajkovskij, che era presente in una di quelle serate, si congratulĂČ con l’autore, elogiando composizione e messa in scena, poi, parlando piĂč francamente alla von Meck, confessĂČ che il lavoro, sebbene originale ed elegante, non lo coinvolgeva; anzi i dialoghi parlati lo annoiavano e interrompevano una musica pur bella. Alla fine del 1884Manonvenne data all’Her Majesty’s Theater di Londra e nell’autunno dell’’85 tornĂČ a Parigi, sempre con la stessa interprete. Dopo alcuni anni la Sanderson debuttĂČ con questa opera all’Aja nel 1888, e solo il 19 ottobre del ’93 ebbe luogo la ‘prima’ italiana, al Carcano di Milano, con la messa in scena curata dallo stesso Leoncavallo su incarico di Sonzogno.

In Francia nel 1721. Manon, fanciulla dal carattere irrequieto e ribelle e destinata dai suoi alla vita monastica, si incontra per caso alla stazione di posta di Amiens con il giovane Des Grieux; fra i due nasce un amore improvviso, irresistibile e insieme fuggono a Parigi. Dopo brevi giorni di felicitĂ  nell’appartamento di rue Vivienne, la vita in comune si rivela ben presto un fallimento; ma mentre Des Grieux si dimostra sempre innamorato, tanto da comunicare al padre la ferma intenzione di sposare Manon, questa continua a sognare un’esistenza agiata che il giovane non puĂČ offrirle e non disdegna la corte di uomini facoltosi, come il signor De BrĂ©tigny, appaltatore delle imposte. Il vecchio conte Des Grieux, irritato con il figlio per il suo colpo di testa che ha gettato lo scandalo sulla casata, ordina di rapire il giovane per troncare la relazione. Manon, saputo da BrĂ©tigny del complotto ordito, invece di avvertire il compagno, salvarlo e rimanergli fedele anche nella povertĂ , preferisce tacere e opta per BrĂ©tigny, che le offrirĂ  la prospettiva di una vita agiata. Divenuta la sua amante e mantenuta nel lusso, Manon apprende, durante la festa in Cours-la-Reine, dallo stesso conte Des Grieux che il figlio sta per essere ordinato abate nel convento di Saint-Sulpice. Ella allora lo raggiunge, e il ricordo dell’antica passione si ridesta all’improvviso. Manon Ăš pronta a riconoscere i propri torti, le continue infedeltĂ , le offese che gli ha arrecato; Des Grieux tenta di resistere, ma infine cede di fronte al fascino della fanciulla e si allontana con lei. All’HĂŽtel de Transilvanie, equivoco centro della mondanitĂ  parigina, i due, a corto di denaro, tentano la fortuna al gioco. Des Grieux vince ripetutamente le partite con un antico e sfortunato corteggiatore di Manon, Guillot, che, stizzito nei confronti dell’avversario, lo accusa di barare con la complicitĂ  della sua compagna. Des Grieux viene arrestato, ma dopo poco tempo Ăš di nuovo libero; Manon invece, quale prostituta, Ăš condannata alla deportazione nella lontana America. Il giovane innamorato cerca di salvare la sua donna, ma il piano fallisce per la diserzione degli uomini appositamente assoldati: gli Ăš consentito soltanto rivedere la fanciulla un’ultima volta. Ella appare lacera e stanca e piangendo si getta tra le braccia dell’amato, implorandone il perdono per il male provocato dalle sue leggerezze e dal suo egoismo. Des Grieux la conforta e sogna con lei una futura libertĂ , ma ormai Manon, spossata dagli stenti, muore poco dopo.

Eroina del libro omonimo dell’abate Antoine-François PrĂ©vost (1697-1763), donna o forse bambina, dalla psicologia istintiva, imprevedibile, volubile, simbolo dell’irrazionalitĂ  femminile, priva assolutamente di senso morale, Manon soggiace all’alterna attrazione dell’amore e del lusso e trascina nel fango il compagno irrimediabilmente avvinto dalla sua bellezza. Tuttavia il sentimento sincero e totale che ella prova per Des Grieux, come pure il destino infelice e la morte tragica, sembrano redimerla e liberarla dal disonore di una vita meschina e disonesta, tanto da farci dimenticare la Manon avida e crudele, per presentarci una donna completamente dedita e appassionata.

Sullo spartito diManon(dedicato alla moglie del direttore dell’OpĂ©ra-Comique, Carolyne-FĂ©lix Miolan-Carvalho, con le parole «J’offre respectueusement la dĂ©dicace de cette partition»), l’indicazione recitaopĂ©ra-comique, un residuo della vecchia terminologia, a causa della presenza delle parti recitate accanto a quelle messe in musica. Tra l’originale di PrĂ©vost e l’opera di Massenet stanno almeno due versioni musicali, il balletto di HalĂ©vy nel 1830 e l’omonimoopĂ©ra-comiquedi Auber nel 1856, nonchĂ© undramein prosa di BarriĂšre e Fournier nel gusto dei teatri popolari di metĂ  Ottocento. Mentre nel romanzo settecentesco i caratteri picareschi sono accentuati, nella versione di Massenet lo stesso Des Grieux perde la natura di baro, omicida e truffatore e viene assai ‘moralizzato’; cosĂŹ come il sergente Lescaut, da fratello e losca figura diviene cugino e mezzano – ma simpatico. Il libretto di Meilhac e Gille Ăš abbastanza fedele all’originale, salva l’omissione degli avvenimenti in Louisiana, mantenuti nelle versioni precedenti e nell’ultima scena dell’omonima opera di Puccini.

La seconda metĂ  del XIX secolo aveva rimesso in voga, accanto al Medioevo, al moresco e al bizantino, molto delgrand siĂšcle, il Settecento; quell’epoca era ritenuta il regno del ‘dolce vivere’, dominato dal lusso, dal piacere e dall’amore, lo spazio e il tempo ideale per la seduzione, per l’evasione erotica, per il sogno licenzioso. Massenet lo recupera nella sua opera secondo la moda del momento, non solo per soddisfare il gusto del pubblico francese, per la spontanea sintonia di stile tra quel secolo e unlibertymusicale fatto di piccole frasi languide e sinuose, di melodie brevi e ricurve, ma soprattutto perchĂ© nel regno della libertĂ  morale poteva osare di porre in scena, senza i filtri usati da Auber per la suaManon, la storia d’amore tra una prostituta e un giovane aristocratico e analizzarne in musica i motivi, le cause, le azioni secondo le metodologie introspettive e comunicative del naturalismo. Verdi aveva compiuto lo stesso procedimento di spostamento temporale per narrare le vicende di quella Margherita-Violetta che Dumas aveva concepita contemporanea.

Massenet riesce a dare realtĂ  musicale e giusto colore ai diversi gruppi sociali, agli svariati ambienti (la festa in strada, la casa da gioco, la locanda), ai personaggi di carattere talora contrastante, sempre riuscendo in modo mirabile a descrivere le loro curiositĂ , i loro desideri piĂč intimi, le loro vanitĂ  e aviditĂ . Manon Lescaut non solo denota la natura, i dualismi, la debolezza e la forza delle grandi immorali, da Emma Bovary amademoiselleDe Maupin, fino all’Odette di Swann, ma anche racchiude in sĂ© i sogni di grandezza e le aspirazioni di evasione propri di una societĂ  e cultura tipicamente provinciale. La scelta della formaopĂ©ra-comiqueconsente al compositore una molteplicitĂ  di stili e di maniere, che fanno diManonun testo musicale di certa singolaritĂ . È interessante riportare a questo proposito quanto osserva GĂ©rard CondĂ©: «A differenza dell’opera, ove la continuitĂ  musicale Ăš la regola, l’opĂ©ra-comiqueĂš una forma frammentata: tra il canto e il parlato, ma eventualmente anche fra stili diversi (...). CiĂČ che specialmente colpisce inManon, Ăš il numero eccezionale delle rotture d’ambiente o di tono: passaggi dal parlato al cantato, dal recitativo all’arioso, dallo stile neoclassico all’espressione romantica. Senza parlare dei cambiamenti piĂč o meno bruschi di tonalitĂ  (senza modulazione), si possono contare non meno di duecento rotture nette. La partitura si presenta come un vero mosaico – un labirinto, piuttosto, tanto le false simmetrie e le connessioni d’elementi l’uno nell’altro sviano l’analisi». Tuttavia ci sono anche caratteristiche proprie dell’opĂ©ra-lyrique: l’uso delmelodrame, dei motivi conduttori, dell’adeguatezza della frase musicale alle sfumature della lingua francese; perfino quelle che sono sempre state ritenute delle debolezze idiomatiche, rispetto alle qualitĂ  di suono e accento dell’italiano, diventano importanti per l’invenzione melodica, per concepire un canto intimamente plasmato sui valori fonici della parola.

Il preludio del primo atto ci presenta alcuni motivi poi riscontrabili durante l’opera, con un retrogusto nostalgico, una ‘memoria del futuro’ che si ritrova anche inLe Roi de Lahore: la festa di Cours-la-Reine, l’aria di Des Grieux “Manon, sphinx Ă©tonnant” esposta dal clarinetto, lachanson de archers, che viene ripresa dal suono del violoncello. GiĂ  nel preludio Ăš evidente uno schema dialettico di voluta opposizione tra temi ‘energici’ e temi lirici, proponendo un gioco di contrasto, che ritroveremo anche nel primo atto, impostato sull’alternanza tra due mondi diversi: uno razionale, conformista, mondano e insieme avido della societĂ  dominante, l’altro irrazionale, ingenuo e appassionato dei protagonisti. Nell’atto troviamo il corodes bourgeois“Entendez-vous la cloche”, due arie di Manon, che delineano mirabilmente il carattere e la psicologia del personaggio: “Je suis encor tout Ă©tourdie” e “Voyons Manon, plus de chimĂšres”, un andantino lento, soffuso di malinconia, delicatamente ornato nel suo attacco da acciaccature; il terzetto Poussette, Javotte, Rosette “Revenez, Guillot, revenez” seguito dalcoupletdi Lescaut “Ne bronchez pas, soyez gentille” e dal primo dei cinque duetti tra i protagonisti Des Grieux-Manon “Et je sais votre nom”, che presenta reminiscenze di “Voyons Manon” e del tema d’entrata di Des Grieux e costituisce uno schema modello per i duetti seguenti, attribuendo al tenore frasi decise, di carattere lirico, specialmente negli attacchi, e al soprano gli sviluppi e le riprese in ritmo ondulante e sincopato.

Un duetto, la lettura della lettera, l’aria di Manon “Adieu notre petite table”, il sogno di Des Grieux “En fermant les yeux” sono i momenti fondamentali del secondo atto, permeato di motivi conduttori dal preludio fino all’arresto di Des Grieux, sottolineato dalfortissimodell’orchestra, che ripete una frase dall’addio di Manon. L’atto si articola sul duetto iniziale e sul quartetto di Lescaut, BrĂ©tigny, Des Grieux, Manon, nel quale si inserisce un breve episodio a due, un ‘a parte’, di Manon e BrĂ©tigny. L’addio di Manon al centro dell’atto Ăš una pagina fortemente intimistica, in cui la melodia sembra nascere dalle parole e seguire delicatamente gli impulsi di ogni sillaba, ora con smorzature, ora con slanci, ora con ripiegamenti dal tono malinconico. Anche il sogno di Des Grieux Ăš un brano musicale molto interessante: «Il la delle viole interminabile, una sequenza morbida di seste e di quinte, i fiati imitativi, la linea melodica fluttuante, la perfetta distribuzione dei valori, dei legati, dei rallentandi, ne fanno un piccolotableau Ă  la Monet, forse un Debussy prima di Debussy, certo un’epifania del Massenet impressionista» (Modugno).

Il terzo atto comprende due quadri: lakermesseal Cours-la-Reine e il parlatorio di Saint-Sulpice. Il primo si articola in sette scene e neldivertissement, presentandoci un gioco raffinato di proposte, ritorni tematici, rispondenze episodiche, con una vastitĂ  rappresentativa che abbraccia l’intera piramide sociale, dal popolo, dai militari ai borghesi, dagli aristocratici agli artisti, ognuno con la propria fisionomia e realtĂ  musicale. Fra i temi corali dellakermesseil principale Ăš presente, come accennato, nell’introduzione dell’opera. Il colloquio tra il conte Des Grieux e BrĂ©tigny Ăš unmĂ©lodrame, procedimento musicale adoperato ampiamente anche nel quadro di Saint-Sulpice; oltre alcoupletdi Lescaut “A quoi bon l’économie”, i momenti fondamentali di questo quadro sono l’aria di Manon “Je marche sur tous les chemins” a cui si lega la gavotta e il duetto di Manon con il conte Des Grieux “Pardon, mais j’étais lĂ  prĂšs de vous, Ă  deux pas”, che conclude l’azione, sospesa dal preambolo e dalle quattro entrate del balletto dell’OpĂ©ra, in stile lulliano. L’aria del soprano, impreziosita da brillanti vocalizzi, riesce bene a raffigurare l’immagine di Manon, che si presenta al pubblico tutta scintillante dijaisepaillettes; inoltre la singolaritĂ  ritmica, tonale, agogica del brano riflette perfettamente la volubilitĂ  e l’instabilitĂ  del personaggio.

Il secondo quadro ci introduce in un ambiente di carattere opposto al precedente, il parlatorio di Saint-Sulpice, luogo chiuso e intimo, dove Des Grieux si accinge a prendere gli ordini. L’aria di Des Grieux “Ah fuyez douce image”, particolare per il contrasto tra l’atmosfera mistica creata dal suono dell’organo e gli accenti lirici del tenore, il duetto Manon-Des Grieux “Oui, je fus cruelle et coupable!”, interessante soprattutto per lo sviluppo dei motivi conduttori, cui si aggiungono i brevi interventi singoli del conte Des Grieux e Manon, che parla sullo sfondo del Magnificat a quattro voci in stile fugato, rendono perfettamente il clima di contrasto proprio di questo quadro, la mescolanza di sacro e profano, il misticismo del canto dei devoti che si alterna alla sensualità e alla passione dell’incontro tra i due innamorati.

L’atto quarto si apre sull’HĂŽtel de Transilvanie, una casa da gioco di lusso, un luogo che di nuovo si pone in opposizione al precedente, proponendoci un’animazione analoga a quella del primo atto, con la presenza del terzetto femminile Poussette, Javotte, Rosette, che corrisponde perfettamente a “Revenez, Guillot, revenez” (primo atto) e con la presenza della scena del gioco, che si svolge nell’ansia febbrile data dalle carte e dall’oro, sottilmente descritta dal disegno dell’orchestra; poi l’invocazione di Des Grieux “Manon, sphinx Ă©tonnant”, i cui versi sono interamente tratti daNamounadi De Musset e il valzer di Manon “A nous les amours et les roses”, unmorceau de salon, un brindisi levato con un calice di vecchio champagne. La perorazione dell’ensembledi chiusura si accende alla Verdi, ma per breve tempo, ripiegando dolorosamente al re minore su cui cala il sipario.

Il quinto atto, dopo le battute di introduzione, lachanson des archerse il bozzetto di Lescaut con i soldati, si concentra sul duetto tra Manon e Des Grieux, che ritorna sui temi chiave uditi nel corso dell’opera (“On m’appelle Manon”, nel primo atto, e “N’est-ce plus ma main?” nel secondo quadro del terzo, e altri ancora), ma ormai come filtrati dal ricordo, vissuti nello spirito della memoria, con la consapevolezza di un tempo ormai passato e irraggiungibile.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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