Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Tamerlano
Dramma per musica in tre atti di Nicola Haym
Musica di Georg Friedrich Händel 1685-1759
Prima rappresentazione: Londra, King’s Theatre, 31 ottobre 1724

Personaggi
Vocalità
Andronico
Contralto
Asteria
Soprano
Bajazete
Tenore
Irene
Contralto
Leone
Basso
Tamerlano
Contralto
Zaida
Mimo
Note
Tamerlanoè la sesta opera scritta da Händel per la Royal Academy of Music di Londra. Quando il compositore decise di musicare la tragica vicenda di Bajazete e Tamerlano, questo soggetto era già stato portato più volte sulle scene: dopo aver ispiratoTamburlaine the Greatdi Marlowe (1587) e il dramma in versiTamerlan, ou La Mort de Bajazetdi Jacques Pradon (1675) era approdato con successo al genere operistico, conIl Gran Tamerlanodi Alessandro Scarlatti (libretto di Antonio Salvi, 1706) e il ?Tamerlanodi Gasparini, su un libretto di Agostino Piovene che fu ripreso in seguito da diversi compositori. Il soggetto era noto al pubblico londinese grazie alTamerlanedi Nicholas Rowe (1702), replicato annualmente nell’anniversario della nascita di Guglielmo III: in questa tragedia a sfondo antifrancese Tamerlano è il personaggio positivo che rappresenta Guglielmo III, mentre Bajazete simboleggia Luigi XIV. Il libretto di Piovene in un certo senso capovolge questa caratterizzazione, descrivendo con simpatia il personaggio di Bajazete; molto probabilmente, però, la scelta di questa versione da parte di Händel non aveva motivazioni politiche, ma soltanto musicali.

L’azione è ambientata a Prusa, capitale della Bitinia, nel 1403: Bajazete, imperatore turco, è stato sconfitto dall’imperatore tartaro Tamerlano, che lo tiene prigioniero nel suo palazzo. Dopo la disfatta, l’unica ragione di vita per Bajazete è il profondo affetto per la figlia Asteria, anch’essa prigioniera. La fanciulla ama riamata il principe greco Andronico, alleato del vincitore, ma di lei si è innamorato anche Tamerlano, destinato a sposare la principessa di Trebisonda, Irene. L’imperatore, ignorando l’amore di Asteria e Andronico, confessa i propri sentimenti al principe, e gli chiede di sposare Irene e di convincere Bajazete a concedergli la figlia. Al suo arrivo a Prusa, Irene viene a conoscenza della mutata situazione e, su consiglio di Andronico, si presenta a corte come ambasciatrice con l’aiuto di Leone, confidente di Tamerlano e Andronico. Dopo una serie di eventi, che portano Asteria e Andronico a dubitare del reciproco amore, nella sala del trono viene annunciato il fidanzamento tra la fanciulla e Tamerlano: di fronte alla disperazione del padre, però, Asteria confessa pubblicamente di aver accettato di sposare Tamerlano soltanto per ucciderlo; in tal modo si riconcilia con Bajazete e Andronico, ma viene imprigionata. Durante un banchetto Asteria tenta di uccidere Tamerlano aggiungendo veleno in una coppa, ma Irene impedisce all’imperatore di bere e rivela la propria identità. Bajazete compare sereno al cospetto dell’imperatore, annunciando di essersi avvelenato per sottrarsi alla sua tirannia, e gli promette di continuare a tormentarlo dagli inferi. Anche Asteria e Andronico progettano il suicidio, ma Tamerlano annuncia che sposerà Irene e lascerà Asteria e il trono di Bisanzio ad Andronico.

Un appunto nell’autografo händeliano indica che la partitura venne scritta tra il 3 e il 23 luglio 1724, testimoniando i ritmi serrati (e oggi inconcepibili) cui i compositori erano soggetti a quell’epoca. Quest’annotazione, però, riguarda probabilmente solo una prima versione dell’opera, basata sulla rielaborazione del libretto di Piovene musicato da Gasparini a Venezia nel 1711. Al suo arrivo a Londra, a settembre, il tenore Francesco Borosini portò con sé la partitura della nuova versione dell’opera di Gasparini, presentata a Reggio Emilia nel 1719, dove il cantante aveva sostenuto il ruolo di Bajazete (il libretto era stato rielaborato da Ippolito Zanelli, seguendo alcuni suggerimenti dello stesso Borosini). Händel accolse numerosi spunti del libretto e della partitura, decidendo tra l’altro di rappresentare sulla scena la morte di Bajazete, che inizialmente era soltanto narrata da Leone.

Le testimonianze riguardo la ‘prima’ sono discordanti, ma l’opera riscosse un certo successo se si considerano le dodici repliche che seguirono nel corso della stagione. A fianco di Borosini cantavano altri celebri virtuosi: Francesca Cuzzoni (Asteria) e i castrati Senesino e Andrea Pacini, rispettivamente nei ruoli di Andronico e Tamerlano. Rispetto a Gasparini, Händel raggiunge un maggiore equilibrio nella distribuzione delle arie: sei per Bajazete, Asteria e Andronico, quattro per Tamerlano e Irene e una per Leone, cui si aggiungono un duetto per Asteria e Andronico e un terzetto. Inoltre, in un’epoca di assoluto predominio dei castrati, il compositore dimostra di saper andare oltre le convenzioni dell’opera seria, conferendo un ruolo centrale a Bajazete, un tenore. Il fulcro della vicenda, infatti, non è tanto l’amore contrastato tra Asteria e Andronico (il ‘primo uomo’), quanto l’orgoglio e il senso dell’onore di Bajazete, uniti all’affetto per la figlia.

Nei punti cruciali dell’opera Händel crea grandi scene articolate: quella nella sala del trono nel secondo atto, il banchetto e la morte di Bajazete nel terzo. Quest’ultima costituisce il punto culminante dell’opera, ed è dominata dagli affetti contrastanti dell’amore per la figlia e dell’odio per il tiranno; recitativo secco, accompagnato e arioso si succedono in un insieme unitario. Nel recitativo l’armonia tocca anche la tonalità di fa diesis maggiore – inconsueta nel XVIII secolo – sulle parole «io moro», per poi passare al fa minore, tonalità tipica del lamento, che caratterizza anche l’arioso “Figlia mia, non pianger, no†dal ritmo di siciliana. Quando poi si rivolge a Tamerlano, Bajazete si anima nel celebre Presto percorso dalle scale ‘furiose’ degli archi, ma poi perde le forze ed esce di scena, sostenuto da Asteria e Andronico.

Tra le opere di Händel,Tamerlanoè certo la più tragica: l’azione si svolge tutta nell’ambiente opprimente del palazzo del tiranno, senza diversioni pastorali o all’aria aperta. Il lieto fine che annuncia l’unione delle due coppie non cancella dalla memoria la morte di Bajazete, e il coro finale intonato dai solisti, “D’atra notteâ€, offre un’atmosfera più serena ma ancora permeata di tristezza. L’orchestra è meno ricca rispetto a quella dell’opera precedente,Giulio Cesare(mancano trombe e corni), ma ha comunque una grande forza drammatica; nell’aria di Irene “Par che mi nasca in seno†Händel impiega per la prima volta i clarinetti (l’indicazione ‘cornetti’ nella partitura autografa è probabilmente un errore).

La partitura fu pubblicata a Londra nello stesso 1724; Georg Philipp Telemann curò un adattamento per le scene di Amburgo, dove l’opera venne presentata l’anno successivo con arie in italiano, recitativi in tedesco e l’interpolazione di balletti. Händel riprese l’opera senza grandi modifiche al King’s Theatre nel novembre 1731: delcastdella ‘prima’ era rimasto soltanto il Senesino. Il primo allestimento moderno ha avuto luogo a Karlsruhe nel 1924; nel 1985Tamerlanoè stato presentato ai Göttinger Händel-Festspiele sotto la direzione di John Eliot Gardiner.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità