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Saint of Bleecker Street, The
Musical drama in tre atti e cinque quadri proprio
Musica di Gian Carlo Menotti 1911-
Prima rappresentazione: New York, Broadway Theatre, 27 dicembre 1954

Personaggi
Vocalità
Annina
Soprano
Assunta
Mezzosoprano
Carmela
Soprano
Desideria
Mezzosoprano
don Marco
Basso
Maria Corona
Soprano
Michele
Tenore
Salvatore
Baritono
Note
Già insignito del premio Pulitzer per la musica conThe Consul, Menotti lo ottenne una seconda volta conThe Saint of Bleecker Streetnel 1955, anche se con quest’opera vasta e impegnativa raggiunse sì un notevole successo, ma non l’entusiasmo internazionale di altre sue produzioni. La stampa americana criticò la drammaturgia, incapace di realizzare una vera opera: il protagonista Michele (attorno a cui ruotano tutti i personaggi) non ha la statura di un vero eroe; inoltre, forse, dispiacque l’atmosfera di pesante misticismo. Alla ‘prima’ europea (Teatro alla Scala, 1955), nonostante le venticinque chiamate finali, si parlò di «cattivo gusto musicale» e di «sprazzi (...) che prendono molto materiale in prestito altrove»; alla fine si rimpiansero «gli spigliati ed eleganti accenni delTelefono». Dopo la tournée europea del 1955, comunque, l’opera continuò ad avere una certa fortuna esecutiva (Spoleto 1968, Trieste 1970), corredata anche dall’incisione discografica.

Atto primo. Little Italy: nella casa di Annina, tra le preghiere e il fervore religioso di un venerdì santo. Annina è nota per avere delle visioni mistiche e per i suoi miracoli: infatti, all’ora della Passione riceve le stimmate. Giunge però il fratello Michele, che non crede a nulla di ultraterreno e scaccia tutti dalla casa, nell’intento di proteggere la sorella. Vorrebbe, addirittura, impedirle di partecipare alla processione di san Gennaro; ma dei giovani lo immobilizzano e portano di peso alla processione Annina, detta ‘la santa’.

Atto secondo. Carmela, amica di Annina, sposa Salvatore. Alle nozze non è stata invitata Desideria, amante di Michele e quindi disonorata. Ella si presenta, costringendo Michele a portarla al banchetto: nella confusione volano offese di vario genere. Michele accusa gli altri di non averlo mai accettato (perché non si sente veramente italiano), mentre Desideria accusa Michele di non volerla sposare, perché in realtà il suo amore per Annina è più che fraterno; accecato dalla rabbia per questa affermazione, Michele uccide Desideria.

Atto terzo. In una stazione della metropolitana. Annina ha un incontro con Michele: gli annuncia la sua ferma intenzione di farsi monaca, dato che sente vicina la morte; ma Michele reagisce con una disperata proibizione. Annina, ormai in fin di vita, ottiene il permesso dalla chiesa di prendere i voti in casa: veste l’abito bianco di Carmela, e don Marco la consacra fra i canti dei vicini accorsi. Il temuto arrivo di Michele – a impedire la cerimonia – si verifica troppo tardi: in tempo per vedere Annina, finalmente sposa di Cristo, crollare tra le braccia di Carmela.

I facili paralleli rilevabili nella trama con precedentitopoiveristi e pucciniani (Michele come Turiddu, Desideria come Lola, i canti religiosi come la Pasqua diCavalleria, Annina come Mimì morente) trovano conferma nella musica. Peraltro sono rilevabili anche spunti di tono stravinskiano (nella concitazione paesana delle scene in strada, con la banda e la tromba solista); echi wagneriani dominano invece nei sacrali declamati di don Marco. Non mancano accenni alla musica popolare, come nella ninna-nanna di Assunta, in canone col corno, e sullo sfondo del vociare della via, e soprattutto negli stornelli – con ritornello corale – della festa di nozze. Caratteristica dell’opera, però (oltre alle ampie scene drammatiche e alle arie di Annina, che unisce l’innocenza infantile alla consapevolezza delle cose ultraterrene), è il notevole rilievo del coro. Importante è infatti la presenza di un personaggio collettivo quale i vicini, che commenta e partecipa alle vicende della santa; ma molti di più sono i canti sacri in latino, in stile ‘osservato’ (omofonico, ma anche con qualche imitazione), che si susseguono sia come sottofondo liturgico (dalle litanie al Gloria, alla cerimonia di consacrazione) sia nell’effetto caratteristico della processione in avvicinamento. L’ammirazione di Menotti per il veloce ‘parlar cantando’ di Puccini, ravvisabile nelle scene d’assieme, lascia spazio qui, piuttosto, a echi musorgskiani; il coro diventa il vero protagonista, dalla scena iniziale fino a quella finale che, al termine di una sezione di notevole grandiosità, si conclude in un dissolvendo ‘angelico’.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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