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Jongleur de Notre-Dame, Le
Miracle in tre atti di Maurice LĂ©na
Musica di Jules Massenet 1842-1912
Prima rappresentazione: Montecarlo, Opéra, 18 febbraio 1902

Personaggi
Vocalità
Boniface, cuisinier du MonastĂšre
Baritono
Jean, le Jongleur
Tenore
La Vierge
Mimo
Le Prieur
Basso
Un Ange
Mezzosoprano
Un Ange
Soprano
Un Chevalier (Choeur)
Tenore
Un Ivrogne (Choeur)
Basso
Un Loustic (Choeur)
Baritono
Un Moine Crieur (Choeur)
Baritono
Un Moine Musicien
Baritono
Un Moine Peintre
Baritono
Un Moine PoĂšte
Tenore
Un Moine Sculpteur
Basso
Une Voix (Choeur)
Baritono
Note
InMes Souvenirsl’intero racconto lasciatoci da Massenet riguardante la genesi diLe jongleur de Notre-Dame, risulta oggi inesatto, in specie riguardo alle date d’inizio e fine composizione. L’incontro con il librettista Maurice LĂ©na, professore all’universitĂ  di Lione, convocato a Egreville per eventuali correzioni al testo, non avvenne infatti nella primavera del 1900, secondo quanto viene riportato daiSouvenirs, ma nella primavera del 1899, data d’inizio della composizione. CiĂČ viene confermato non soltanto dal fatto che Massenet mostrerĂ  la partitura completamente orchestrata e la sua riduzione per canto e pianoforte giĂ  stampata a LĂ©na il 14 agosto 1900, ma anche dall’annotazione presente nell’autografo dell’opera: «Deo gratias! Felicitas! Amen! [...] Egreville 1899-1900». E nel corso di un’intervista rilasciata a un giornale Massenet dichiarĂČ: «Ho scritto un’opera in cui ho messo tutto quanto il mio cuore possiede in amore, fede, tenerezza, un’opera di arte pura, di arte elevata, per cui avevo sognato un teatro dove avrei potuto dar libero corso alle mie aspirazioni artistiche senza essere preoccupato delle esigenze, ahimĂš, naturalissime, di un pubblico abituato a certe formule»; Ăš cosĂŹ che quando Gunsbourg, direttore del ThĂ©Ăątre de l’OpĂ©ra di Montecarlo, gli presenta l’invito per un’opera nuova da rappresentare nel suddetto teatro, Massenet candida subitoLe jongleur, che va in scena il 18 febbraio 1902, riscuotendo il consenso del pubblico. Anche la stampa locale acclama favorevolmente l’evento; nel maggio del 1904Le jongleurviene dato a Parigi all’OpĂ©ra-Comique (la critica avalla il successo monegasco) e nell’ottobre 1905 al Teatro Lirico di Milano, con l’interpretazione straordinaria di Titta Ruffo per la parte difrĂšreBoniface. La leggenda del giullare di Notre-Dame appartiene alcorpusdella letteratura francese medioevale d’ispirazione religiosa. Ne parla Gautier de Coincy (1177-1236), autore di quegli ottantaMiracles de la Sainte-Vierge, in cui figura la storia del «Tombeor de Notre-Dame». Un testo con ugual titolo era stato poi pubblicato nel 1873 a cura di Wilhelm Förster nella rivista di lingua romanza ‘Romania’, diretta da Paul Meyer e Gaston Paris. Quest’ultimo in seguito ne farĂ  un’attenta analisi nella suaLittĂ©rature française au Moyen Age. Inoltre Anatole France proporrĂ  di nuovo l’argomento realizzando un breve racconto, in parte erudito e ironico, inserito nella raccoltaL’etui de nacre(1892). Probabilmente Ăš da France che Maurice LĂ©na desume l’idea per un libretto, integrandolo con inserimenti d’altra fonte.

È giorno di mercato e di festa nella piazza davanti all’Abbazia di Cluny. Jean, un giullare povero, cerca di guadagnarsi qualche soldo con il suo repertorio di giochi e canzoni. La folla lo dileggia e chiede con insistenza che intoni un inno, l’‘Alleluja del vino’. In quel momento esce dall’abbazia il priore, arrabbiato per questo canto scandaloso e rimprovera Jean invitandolo a una vita migliore, forse nel suo convento, dove potrĂ  fare penitenza. Jean lo segue senza esitazione. I monaci trascorrono le loro giornate pregando e lavorando; ognuno di loro onora la Vergine con l’arte in cui eccelle, chi dipingendone e scolpendone le sembianze, chi cantandone le lodi in versi aulici e in musica togata. Jean Ăš afflitto perchĂ© non sa cosa dedicare alla Vergine, finchĂ© un giorno egli riveste segretamente l’antico costume giullaresco e davanti all’altare saltella giulivo sui ritmi e le melodie di vecchie canzoni erotiche e guerresche. Sorpreso dai monaci scandalizzati, sta per essere fermato, quando improvvisamente avviene il miracolo: la statua della Madonna si anima e benedice Jean, che spira in una dolce estasi. I frati si inginocchiano: «Beati gli umili», recita il priore, «perchĂ© vedranno Dio».

Le jongleur de Notre-Dameha una collocazione particolare nel panorama operistico massenettiano. Lo possiamo facilmente inserire entro il filone neogotico-medioevaleggiante insieme aEsclarmonde, La terre promise, GrisĂ©lidis, Amadis, contrapposto a quello naturalistico diManon, Werther, Navarraisee a quello esotico orientaleggiante diLe roi de Lahore,Herodiade,ThaĂŻs. Ilgothic revivalha origini inglesi: gli scritti di Pope, Walter Scott, Thomas Gray, Horace Walpole, sono alla base di una rivalutazione dei modelli medioevali rispetto a quelli classici. In Francia lo stile neogotico viene ufficialmente riconosciuto nell’Esposizione universale del 1877 e rilanciato specialmente dal 1880 in poi, con l’affermarsi del liberty e dell’Art Nouveau. Nell’ambito musicale conta delle singolari presenze sia in Francia che in Italia:HamleteFrançoise de Riminidi Thomas,Gwendolinedi Chabrier,Fervaaldi d’Indy,PellĂ©asdi Debussy,IsabeaueParisinadi Mascagni,L’amore dei tre redi Montemezzi,Francesca da Riminidi Zandonai fino a Busoni, Pizzetti e Respighi. Per quanto riguarda Massenet la rievocazione del mondo medioevale avviene in due modi, l’uno come recupero di un medioevo romanzesco alla Victor Hugo, alla Flaubert, oscuro, grottesco, deforme e sicuramente nordico, l’altro come memoria nostalgica di un ambiente cortese, felice, popolato da donne e cavalieri, datrobadoursejongleurs. Bisogna sottolineare che in Francia, alla fine dell’Ottocento, ma ancor di piĂč all’inizio del Novecento, sorge un grande interesse per la musica del Medioevo, che viene attentamente studiata e valorizzata da compositori come FaurĂ© e Debussy, ma anche da Massenet, specialmente in quest’opera, per cui l’autore dimostra di aver raccolto abbondante documentazione musicale, piĂč o meno d’epoca, proponendola ora citata, ora rielaborata. Nell’opera notiamo elementi profani che si mescolano a quelli sacri: dal fanatismo superstizioso delle folle, dai quadretti umoristici d’ambiente e di carattere alle scene di ascetismo, dal canto ecclesiastico ornato di melismi (come l’Andantino di frate Boniface “Pour la Vierge”), da forme responsoriali e imitative a morbide armonie di un galante o lascivo sentimentalismo. La rievocazione medievalistica attuata da Massenet Ăš assolutamente fedele, nel rispetto sia dell’ambiente, dell’epoca cui Ăš riferibile l’azione (inizio XIV secolo), sia dei ruoli: Jean fa il giocoliere di professione, pertanto non essendotroubadour, la sua attivitĂ  musicale si limita all’esecuzione di testi altrui e non alla creazione. Dopo il preludio, solenne e maestoso, ornato di acciaccature e trilli come un’ouverture di Bach o di HĂ€ndel, nella scena del mercato, le grida dei mercanti sono assolutamente originali: «Poireaux navets, fromage de crĂšme, pruneaux de Tours, choux blancs, la bonne sauce, Ă  la fraise nouvelle»; tutti presenti nellachanson Cris de Parisdi Janequin. Inoltre labergerettedella folla Ăš una forma popolare arefrainin voga proprio tra il Trecento e il Quattrocento. Jean suona la viella, strumento tipico deijongleurs. L’‘Alleluja del vino’ Ăš stata composta da Massenet dopo uno scrupoloso studio dellechanson farciesoĂ  boiredei trovatori. Il mottetto a quattro voci ‘Ave coeleste lilium’, che i monaci sono intenti a provare, deriva da una sequenza che veniva eseguita nel giorno dell’Ascensione e la cui fonte Ăš San Bonaventura.La Legende de la sauge“Marie, avec l’enfant JĂ©sus” narrata da frate Boniface a Jean, Ăš un bellissimo Andante lento, che si apre con un tema dolente, mesto, di inflessione berlioziana, accompagnato da tremoli su cui si imposta la voce che inizia il suo racconto con un declamato. Il testo di questa composizione Ăš tratto da una canzone pubblicata da AmĂ©dĂ©e de Ponthieu nelleFĂȘtes lĂ©gendaires. Anche nel terzo atto, quando Jean riveste il suo vecchio abito da giullare e inizia a cantare, intona dellechansonsd’epoca: quella ‘des hommes d’armes’ di matrice cinquecentesca, laBelle Doettee laBelle Erembourg, tutte stilnovo, eLe jeu de Robin et Mariondi Adam de la Halle (ca. 1283).La bourrĂ©e de chez nous, in ritmo binario originario della Linguadoca o della bassa Alvernia, travolgele jongleurin una danza frenetica tanto da farlo cadere spossato, privo ormai di forze: Ăš il momento del miracolo. L’atmosfera di santitĂ  e purezza, giĂ  presente nella dolce preghiera “Vierge, mĂšre adorable” intonata poco prima dal protagonista, ora raggiunge il parossismo. Una luminositĂ  celestiale avvolge il coro di voci angeliche e sottolinea il momento estatico: la religiositĂ  semplice, ma autentica di Jean lo ha salvato.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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