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Pikovaja dama
[La Dama di picche] Opera in tre atti e sette quadri di Modest Il’ic Cajkovskij, dal racconto omonimo di Aleksandr Puskin
Musica di Petr Il’ic Cajkovskij 1840-1893
Prima rappresentazione: Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 7 [19] dicembre 1890

Personaggi
Vocalità
Caiplickij
Tenore
Cekalinskij
Tenore
German
Tenore
il capitano della squadra dei ragazzi
Recitante
il conte Tomskij
Baritono
il maestro di cerimonie
Tenore
il principe Eleckij
Baritono
la contessa
Mezzosoprano
la governante
Mezzosoprano
Liza
Soprano
Mas?a
Soprano
Milovizor/Daphnis (Polina)
Contralto
Narumov
Basso
Polina
Contralto
Prilepa/Chloe
Soprano
Surin
Basso
Zlatogor/Plutus (Tomskij)
Basso
Note
L’idea di un’opera tratta dal racconto di Puskin era stata del sovraintendente dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolozskij, che aveva commissionato il libretto a Modest Cajkovskij, fratello del compositore e la musica a Nikolaij Klenovskij (1853-1915), prima incerto poi decisamente contrario alla proposta. La accettò invece Cajkovskij che, seguendo i suggerimenti di Vsevolozskij, decise di spostare l’azione dall’epoca di Alessandro I a quella di Caterina la Grande (che compare addirittura in scena alla fine della scena del ballo): un pretesto per introdurre nel rigoroso, stringato testo puskiniano qualche fastosa interpolazione dagrand-opéracome l’affollatissima scena iniziale nel giardino d’estate o il ballo in maschera con intermezzo pastorale e visita imperiale. L’opera fu portata a termine con una rapidità quasi incredibile, in quarantaquattro giorni, tra il 30 gennaio e il 14 marzo 1890, a Firenze. Il compositore lavorò con tale frenesia da dover intervenire nella stesura del libretto, che il fratello non gli forniva con sufficiente velocità: sono suoi il coro d’apertura e l’aria di Eleckij “Ja vas ljublju” (‘Vi amo’) del secondo atto, l’aria di Liza “Uz polnoc’ blizitsja” (‘Già mezzanotte si avvicina’, III,2), scena a cui il compositore teneva moltissimo («Ho pensato a lungo alla scena del canale d’inverno», scrive al fratello. «Tu e Laroche siete contrari. Io però, sebbene voglia meno quadri possibile e massima intensità, insisto: senza questa scena il terzo atto risulterà noioiso, privo com’è di figure femminili»). Fu sempre Pëtr a suggerire al fratello l’inserimento di versi di famosi poeti russi: Zukovskij per il duetto “Uz Vecr” (‘Già sera’) di Liza e Polina (I,2), Batjuskov per la romanza di Polina “Podrugi milye” (‘Amiche care’) nella stessa scena; Karabanov, poeta di corte di Caterina, per il testo della pastorale, Derzavin per la canzone di Tomskij “Eslib milye” (‘Se le gentili fanciulle’, III,3). Nelle molte lettere al fratello, il compositore non nasconde la sorpresa e la soddisfazione per l’inatteso slancio creativo: «O ho fatto uno sbaglio spaventoso, Modja, o l’opera è un capolavoro». E a proposito della scena finale: «Ho composto l’ultima scena ieri prima di pranzo: quando sono arrivato alla morte di German e al coro finale ho provato un tale dolore per lui che mi sono messo a piangere disperatamente. Un pianto che è durato a lungo e si è trasformato in una sorte di dolce attacco isterico: era così piacevole piangere. German si è trasformato da semplice pretesto per scrivere musica in uomo vivo, reale, e soprattutto simpatico».

Atto primo.Scena prima. È primavera e nel giardino d’estate balie e governanti si godono il bel tempo mentre i bambini giocano, si divertono. Due ufficiali, Cekalinskij e Surin passeggiano commentando lo strano comportamento dell’amico German, capace di osservare per intere nottate giocatori dei tavoli da gioco senza mai partecipare. Sopraggiunge German con il conte Tomskij: alla domanda perché sia così cupo risponde confessando di essere pazzamente innamorato di una sconosciuta fanciulla (“Ja imeni ee n znaju”, ‘Non conosco il suo nome’). Arriva anche il principe Eleckij, con cui tutti si congratulano per il recente fidanzamento, e la vecchia contessa con la nipote Liza: Eleckij si precipita a salutare la fidanzata mentre Germana, con orrore, riconosce in lei l’oggetto del suo amore. Segue un quintetto (“Mne strasno”, ‘Ho paura’) in cui Lisa e la contessa si dicono turbate dall’inquietante aspetto di German, mentre questi è atterrito dallo sguardo severo della contessa, Eleckij dallo sconcerto di Liza, Tomskij dalla reazione di German. Uscite le due donne, Tomskij racconta la storia della contessa (“Grafinija mnogo let nazad”, ‘La contessa molti anni fa’): a Parigi, ai tempi di Richelieu e della Pompadour, faceva strage di cuori e giocava accanitamente. Una volta, avendo perso una somma enorme, fu aiutata dal conte di Saint-Germain che, in cambio di una notte d’amore, le rivelò un segreto: tre carte che, giocate una dopo l’altra e poi mai più, le avrebbe restituito l’intera perdita. Così fu: la contessa rivelò il segreto solo al marito e più tardi a un amante che poi la abbandonò. Ma, una notte, un fantasma le apparve in sogno: se ci fosse stato un terzo uomo a sapere il segreto, costui sarebbe stato il suo assassino. Scoppia frattanto un temporale; tutti fuggono e rimane in scena solo German, che giura di strappare Liza a Eleckij.Scena seconda. Liza è nella sua camera con alcune amiche e accompagna al clavicembalo la confidente Polina in un duetto (“Uz vecer”, ‘È già sera’); Polina canta poi una romanza (“Podrugi milye”, “Amiche care”) e tutte insieme le amiche cantano e ballano un motivo popolare (“Nu-ka, svetik Masen’ka”, ‘Su’, Masen’ka, cuor mio’), ma vengono interrotte dalla governante, scandalizzata dalla volgarità del ballo. Liza resta sola: sul balcone appare German, che si butta ai suoi piedi e le rivela il suo amore. All’arrivo della contessa, che ordina alla nipote di coricarsi, German si nasconde sul balcone, e i due si dichiarano a vicenda il loro amore.

Atto secondo.Scena prima. Nel palazzo di un nobile pietroburghese è in corso un ballo in maschera. Cekalinskij e Surin sospettano che German voglia strappare il segreto delle tre carte e decidono di prendersi gioco di lui. Eleckij fa una dichiarazione d’amore (“Ja vas, ljublju”, ‘Vi amo’) a Liza, che, profondamente turbata, dà appuntamento per quella notte stessa a German nella sua camera, dandogli la chiave di un passaggio segreto. Il ballo si conclude con un intermezzo, ‘La sincerità della pastorella’, (La pastorella Chloe/Prilepa è innamorata del pastorello Daphnis Milovzor e gli rimane fedele nonostante le profferte del potente e ricco Pluto/Zlatogor) e con la comparsa della zarina Caterina.Scena seconda. Nella camera da letto della contessa entra di nascosto German, che all’arrivo della contessa si nasconde in unboudoir. Stanca ma incapace di dormire, la contessa rievoca i suoi tempi d’oro (“Ach, postyl mne etot svet”, ‘Ah mi annoia questo mondo’). German esce dal suo nascondiglio e le chiede con foga di rivelargli il suo segreto: di fronte al silenzio della vecchia, estrae la pistola minacciandola: la contessa crolla a terra morta. Entra Liza e, di fronte al suo terrore, German le rivela la verità: non voleva ucciderla, ma solo conoscere il segreto delle tre carte. Liza lo caccia maledicendolo: non era dunque amore quello di German per lei, ma interesse.

Atto terzo.Scena prima. Nella sua camera German legge un biglietto di Liza, che gli chiede un incontro chiarificatore e ripensa al funerale della vecchia (si sente in lontananza un coro funebre): gli è sembrato che il cadavere gli strizzasse l’occhio. Dei colpi alla finestra, una folata di vento, poi appare lo spettro della contessa, che gli rivela le tre carte: il tre, il sette e l’asso, a patto che sposi Liza.Scena seconda. È notte. Liza, in attesa dell’amato lungo il canale d’inverno, esprime tutta la sua disperazione e insieme la speranza di essersi ingannata (“Uz ponoc’ blizitsja”, ‘Già mezzanotte si avvicina’). German arriva, le rivela di aver appreso il segreto e cerca di convincerla a seguirlo nella casa da gioco. Liza si rende conto che per lei ormai tutto è perduto: lo lascia partire e si getta nel fiume.Scena terza. Nella casa da gioco sono riuniti Surin, Caplickij, Narumov ed Eleckij, che annuncia di aver rotto il fidanzamento con Liza, e Tomskij, che, su richiesta dei convitati, canta una canzone (“Eslib milye devici”, ‘Se le gentili fanciulle’). Entra German e comincia a giocare: vince la prima volta, vince la seconda; quindi esprime a tutti il suo disprezzo per la vita, il suo desiderio di cogliere l’attimo fuggente. All’ultima puntata suo avversario è Eleckij, desideroso di vendetta. German perde, gli appare il fantasma della contessa ed egli si spara un colpo: in agonia, chiede perdono a Liza, mentre i giocatori intonano un coro funebre.

Ben poco del testo puskiniano è rimasto nella versione dei fratelli Cajkovskij: nel racconto German non è innamorato di Liza, e finge di corteggiarla per poter avere accesso alla contessa; Liza è la pupilla, non la nipote della contessa, e non si suicida bensì va sposa, al termine della vicenda, a un simpatico impiegato; nemmeno German si suicida, ma finisce in manicomio e continua a borbottare «Tre, sette, asso; tre, sette, donna». Puskin non ha scritto una vicenda di passione e di morte, come risulta essere l’opera cajkovskiana, ma l’inquietante storia di un’ossessione, di un’idea fissa. Al centro dell’opera di Cajkovskij c’è invece la travolgente passione di German per Liza, che diventa appunto la nipote della contessa ed è felicemente fidanzata con il principe Eleckij, personaggio nuovo, assente nel racconto. German diventa così ‘l’uomo del destino’ sia per Liza che viene travolta dalla sua passione sia per la contessa, che sente in lui, nel suo sguardo di fuoco, una volontà malefica e distruttiva. Tre sono i grandi Leitmotive dell’opera: le tre carte, l’Amore e il Destino. Il motivo delle tre carte compare per la prima volta all’entrata in scena di German ma risuona in pieno nella ballata di Tomskij nella prima scena culminando nella ripetizione «Tre carte, tre carte, tre carte» e si lega poi definitivamente al personaggio di German. Gli altri due temi, l’amore e il destino, risuonano nell’ouverture e si concentrano poi l’uno, quello dell’amore, nel lungo duetto di German e Liza (I,2; per entrare poi in contrasto con quello del carte di fronte alla contessa morta), mentre l’altro, quello del destino, figura in tutte le apparizioni della contessa o del suo fantasma. Sono temi che hanno affinità con i materiali musicali delle due ultime sinfonie, laQuintae la successivaSesta(Patetica). Molti anche gli imprestiti e i richiami: aCarmen(opera amatissima da Cajkovskij) si rifanno il coro dei bambini-soldati della prima scena e l’ultima aria di German nel terzo atto “Cto nasa zizn’!” (‘Che cos’è la nostra vita?’). Una serie di citazioni è tutta la scena del ballo: qualche eco mozartiana (dalQuintettoin do minore KV 406) nel duetto dei pastori, mentre il tema del minuetto viene da un coro delFiglio rivaledi Bortnjanskij; l’arrivo dell’imperatrice è accompagnato dall’inno ‘Tuoni di vittoria’ di Kozlovskij, scritto nel 1791 per una vittoria militare di Caterina. Anche nell’aria della contessa (II,2) c’è una celebre citazione: “Je crains de lui parler la nuit” proviene dalRichard coeur de Liondi Grétry (opera peraltro posteriore all’epoca a cui si riferisce la contessa). L’opera musicalmente è di una straordinaria compattezza e coesione: accanto all’Oneginè il capolavoro operistico di Cajkovskij.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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