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Zoroastre
Tragédie in cinque atti di Louis de Cahusac
Musica di Jean-Philippe Rameau 1683-1764
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 5 dicembre 1749 (seconda versione: Parigi, Opéra, 20 gennaio 1756)

Personaggi
Vocalità
Abramane
Basso
Amélite
Soprano
Céphie
Soprano
Erinice
Soprano
I Furia
Soprano
II Furia
Soprano
III Furia
Contralto
IV Furia
Tenore
la Vendetta
Basso
Narbanor
Basso
Oromases
Basso
una voce dell’oltretomba
Basso
Zopire
Basso
Zoroastre
Tenore (haute-contre)
Note
Rameau scrisse la partitura della prima versione dell’opera negli anni 1747-49, ricorrendo anche all’adattamento di musiche risalenti al decennio precedente, come diversi movimenti dellePièces de clavecine alcuni brani dellatragédie Samson, che il compositore aveva scritto su testo di Voltaire, ma non aveva potuto rappresentare. Se questa prima versione impressionò notevolmente il pubblico (principalmente per le scene di Pietro Algeri) e venne ripresa a Dresda nel 1752 nella traduzione italiana di Giacomo Casanova, la seconda, frutto di una radicale rielaborazione a opera dei suoi autori (1752, soprattutto relativamente agli atti secondo, terzo e quinto; a questa versione ci si è attenuti nella trama qui riportata), ottenne un clamoroso trionfo. Nel 1756 ne era già pronta una parodia (Nostradamus) all’Opéra-Comique, mentre nel 1770 l’opera avrebbe inaugurato la nuova sala del Palais Royal. Presto, tuttavia, il titolo scomparve dai cartelloni. Dopo l’esecuzione, promossa da Fétis, di un coro isolato nel 1832 e quella di una selezione in forma di concerto alla Schola Cantorum di Parigi nel 1903, la ripresa moderna dell’opera si deve al Festival di Bordeaux, nel bicentenario della morte di Rameau (1964).

Atto primo. Il sommo sacerdote Abramane è al potere nel regno di Batktrien in seguito alla morte del legittimo sovrano. Alleato con la principessa Erinice, è innamorato della pretendente al trono Amélite. Entrambe le donne amano però Zoroastre. Durante un terremoto, Abramane ed Erinice fanno catturare Amélite dagli spiriti malvagi.

Atto secondo. Zoroastre è determinato a liberare Amélite, che si trova in una cella del palazzo reale custodita dagli spiriti. Vi riesce disintegrando le mura del carcere, nel tripudio generale del popolo.

Atto terzo. I rapporti tra Abramane ed Erinice si incrinano. Il sommo sacerdote si libera della donna facendola scomparire su una nube, e si appresta a una vendetta solitaria. Si presenta infatti a guastare il soggiorno di Zoroastre e Amélite fra i montanari: agli ordini di Abramane il cielo si oscura, la terra trema e la capitale del regno viene avvolta dalle fiamme. Gli spiriti degli elementi accorrono però in soccorso di Amélite.

Atto quarto. Nel tempio sotterraneo di Ariman, Abramane ed Erinice danno sfogo alla loro collera contro il vittorioso Zoroastre e preparano la vendetta. I sacerdoti sono pronti alla battaglia.

Atto quinto. Erinice vorrebbe mettere in salvo Zoroastre, mentre Amélite, nuovamente rapita, giace incatenata ai piedi di Abramane, che è apparso su una nube infuocata e minaccia di morte la donna se Zoroastre oserà servirsi dei suoi poteri. Inutilmente, però: tutti i malvagi, percossi da fulmini, vengono inghiottiti dalla terra, mentre gli spiriti degli elementi liberano Amélite. Nel tempio della luce Zoroastre e l’amata vengono incoronati.

Il progetto drammaturgico di Cahusac e Rameau propone, nel quadro di un Oriente remoto nel tempo e nello spazio, la netta, conflittuale contrapposizione tra le forze del bene e quelle del male, complice anche l’estrazione massonica del librettista, segretario del gran maestro della Loggia francese. La lotta, simboleggiata dall’antagonismo tra il basso Abramane e il controtenore Zoroastre (la ‘positività’ del personaggio si esprime anche nel suo ruolo vocale, unico protagonista maschile che non sia un basso) si ripresenta ciclicamente per tutta la durata dell’opera, in situazioni dalla grandiosa spettacolarità scenografica, attraverso le quali la vicenda, più che evolvere, si avvolge su se stessa sino all’inevitabile trionfo del bene. Notevole, nella seconda versione dell’opera, la creazione di vaste scene di impianto già gluckiano, come avviene nella seconda parte del terzo atto, che integra con effetto grandioso le dueentréesdei popoli e dei montanari con altrettanti interventi solistici di Zoroastre (tra cui segnaliamo l’arietta “Acourrez, jeunesse brillanteâ€).

Tra la prima e la seconda versione dell’opera erano intercorse le movimentate vicende dellaquerelle des bouffons(1752-53): la nuova partitura risente notevolmente delle simpatie del pubblico per il teatro musicale italiano, registrando le reazioni di Rameau agli attacchi subiti.Zoroastreacquistò una quantità considerevole di ‘pezzi chiusi’ estranei alla tradizione francese dellatragédie lyrique. Il numero delle arie venne infatti portato a tredici, contro le cinque della prima versione. Il primoZoroastreera peraltro una partitura di grande rilievo, nella cui orchestra comparivano, quale novità assoluta per le scene parigine, i clarinetti.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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