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Retablo de maese Pedro, El
Opera in un atto proprio, da Cervantes
Musica di Manuel de Falla 1876-1946
Prima rappresentazione: Parigi, Palazzo Polignac, 25 giugno 1923

Personaggi
Vocalità
Don Chisciotte
Basso
maese Pedro
Tenore
Trujaman
Mezzosoprano
Note
L’opera fu commissionata dalla principessa di Polignac per il teatro di marionette del suo palazzo: Falla pensò a un dramma che potesse essere rappresentato sia in una versione per sole marionette, con le voci collocate in mezzo all’orchestra, sia in un allestimento misto di marionette e cantanti. Precedente alla ‘prima’ scenica, va ricordata un’esecuzione in forma di concerto a Siviglia (Teatro San Ferdinando, 23 marzo 1923).

In una locanda si svolge una rappresentazione di burattini animati da mastro Pedro; tra gli spettatori assiste alla rappresentazione Don Chisciotte. Trujaman, assumendo il ruolo di narratore, illustra la vicenda, che si svolge nel palazzo di Carlo Magno, dove Don Gafeiro sta giocando tranquillamente a carte mentre la moglie Melisendra, figlia adottiva di Carlo Magno, è prigioniera dei Mori; quindi Carlo Magno, infuriato, ordina a Don Gafeiro di partire immediatamente per Saragozza, con l’incarico di liberare la sua sposa. Alla corte di Marsilio, re dei Mori, Melisendra attende il marito su un balcone del palazzo; riesce poi a fuggire con lui, approfittando della disattenzione delle guardie. Quando viene dato l’allarme, Marsilio, che aveva difeso Melisendra dalle attenzioni di un suo ministro, si lancia all’inseguimento dei fuggitivi. A questo punto Don Chisciotte si alza dal suo posto fra gli spettatori e sguaina la spada, per impedire l’inseguimento di Marsilio. L’eroe, infatti, si è talmente immedesimato nella vicenda, indignandosi per il rapimento di Marsilio e gli indugi di Don Gafeiro, da non distinguere più la realtà dalla finzione. La sua furia non si placa finché, distrutte tutte le marionette e il teatrino stesso, non spiega agli spettatori il motivo del nobile gesto con cui ha inteso salvare Melisendra, in ossequio al codice d’onore dei cavalieri erranti.

IlRetablosegue di dieci anni la prima rappresentazione dellaVida brevee giunge a segnare il compimento dell’evoluzione espressiva di Falla, tesa verso la ricerca dello spirito dell’arcaico e del popolare, così connaturati alle più intime fibre della musica spagnola. Con quest’opera il linguaggio del compositore iberico supera il retaggio degli stilemi impressionisti e, al tempo stesso, sviluppa l’eredità del dramma psicologico francese e dell’impressionismo, in direzione di una ricerca dell’essenzialità che è lontana dall’essere una semplice mutuazione di forme e contenuti popolari in un diverso contesto. L’organico dell’orchestra delRetablo, d’altra parte, è di stampo neoclassico: assai ridotto per numero di strumenti (anche in funzione del luogo della prima rappresentazione scenica) e con il clavicembalo, strumento della tradizione colta per eccellenza, in posizione dominante. Nella musica di Falla confluisce in effetti l’eredità della secolare tradizione musicale colta di una nazione che, dal Rinascimento in poi, passando per Victoria, Morales e Antonio de Cabezón, ha visto sempre sedimentare un idioma musicale per vari aspetti vicino a quello popolare per espressività e essenzialità. Per queste ragioni ilRetablosi presenta come un’opera alquanto diversa da analoghi casi di teatro musicale che fanno propri forme, mezzi espressivi, linee melodiche e ritmi della tradizione popolare (si pensi ad esempio a Kodály): qui è semmai più prossima la lezione di Stravinskij, la cui influenza è evidente in specie nel ricorso a un fraseggio melodico frammentato, nonché nell’incedere ritmico, che spesso si fa aspro e asimmetrico.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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