Insieme a
Per Massimiliano Robespierredi Giacomo Manzoni (rappresentato a Bologna lo stesso anno), l’opera costituisce il più compiuto esempio di quel teatro musicale cosiddetto ‘di idee’, ideologicamente connotato, antinarrativo e politicamente impegnato che ha contraddistinto un’ampia parte della produzione dell’avanguardia musicale italiana del dopoguerra. Dai primi abbozzi fino alla realizzazione sul palcoscenico,
Al gran sole carico d’amoreè uno spettacolo nato dalla stretta e proficua collaborazione del musicista veneziano con il regista Jurij Ljubimov, lo scenografo David Borovskij e il direttore d’orchestra Claudio Abbado. Nell’opera diverse culture e diversi modelli artistici, tanto drammaturgici quanto musicali (il teatro russo di Majakovskij, di Piscator, quello espressionista di Brecht, Schönberg e Berg, il contrappunto rinascimentale veneziano, il Novecento storico, l’avanguardia di Darmstadt), sono mirabilmente fusi allo scopo di avvicinare il pubblico alle tematiche trattate. Le due parti in cui
Al gran soleè articolato raccolgono infatti in forma di
collageasserzioni storiche, massime politiche, frammenti poetici e letterari relativi, rispettivamente, all’esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi (intesa come modello ideale ed emblematico del processo di autocoscienza della classe operaia) e «a differenti situazioni e altre condizioni storiche», dalla Russia zarista ai giorni nostri, originate da quella stessa esperienza, quasi a indicare i differenti modi in cui nella storia moderna si è configurato il rapporto repressione-liberazione. Suggerito dal breve ‘Come preludio’ che precede le due parti, organizzato nella forma apparentemente caotica di una prova aperta dello spettacolo, il pubblico, provocato dal mosaico di materiali riuniti in modo apparentemente casuale, è invitato a prendere coscienza e a reagire alle sollecitazioni di tale dialettica. E tuttavia va sottolineato come la finalità ideologica non esaurisca la ragion d’essere dell’opera. I motivi principali del suo pur discusso successo e del suo valore artistico, al di là delle contingenze storiche e polemiche in cui esso prese forma, vanno infatti cercati nella compattezza della struttura drammaturgica e nell’inventiva che anima i materiali musicali. Corali, solistici, strumentali o elettronici che siano, essi garantiscono in ogni caso un forte impatto comunicativo sull’ascoltatore, che vi ritrova tutti gli originalissimi modi espressivi della migliore scrittura del Nono degli anni Sessanta e Settanta.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi