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Aviatore Dro, L’
Opera in tre atti proprio
Musica di Francesco Balilla Pratella 1880-1955
Prima rappresentazione: Lugo di Romagna, Teatro Comunale Rossini, 4 settembre 1920

Personaggi
Vocalità
Ciadi
Soprano
Dro
Tenore
Rono
Baritono
un giovane
Tenore
un pescatore
Tenore
un’amica
Mezzosoprano
Note
All’atto di fondazione del futurismo – il celebre Manifesto di Marinetti apparso sul ‘Figaro’ parigino il 20 febbraio 1909 – seguirono numerosi altri manifesti che decretavano altre prese di posizione in vari settori dell’arte. Quelli musicali, compresi tra il 1910 e il ’12, recano tutti la firma di Pratella. Frutto del contatto diretto con Marinetti ma anche di una personale predisposizione del musicista romagnolo, essi si propongono la più radicale rottura con il linguaggio tradizionale della musica. Per quanto riguarda il teatro, vi si trova l’invito a intendere l’opera come una forma sinfonica e ad adottare unicamente il verso libero per la realizzazione del libretto del «poema drammatico o tragico», la cui stesura può essere compiuta in modo adeguato solo dal compositore stesso. SeL’aviatore Dro(1911-14) soddisfa tali propositi teorici, rivela anche un progetto più ambizioso (come si legge nell’Autobiografiadel compositore), in stretto rapporto con l’estetica del teatro futurista: una ‘sintesi’ drammatica che tocchi «un’infinità di argomenti», «dal dramma di oggetti, di luci, di profumi, a quello astratto, o tragico, o di simultaneità, o caricaturale», al fine di esprimere le affinità fra «realtà e sogno». La trama dell’opera, suggerita da un fatto di cronaca locale (la storia di un amico ricco e rovinato dal gioco che diventa aviatore spericolato fino a giocarsi la vita), è incentrata sulla figura dell’aviatore, «un primo tipo mitico moderno di umanità eroica», «visto e inteso attraverso tre fasi essenziali della sua vita complessiva: nel primo atto l’uomo-Dro non è aviatore di fatto, ma lo è già potenzialmente... nell’atto secondo è decisamente aviatore terrestre... si sta preparando al supremo tentativo di distaccarsi dalla terra a volo, per perdersi nel mare del cielo, per sfuggire al se stesso sensuale [l’amore per Ciadi] e materiale. Nel terzo atto il cielo ha restituito alla terra la macchina in forma di rottami e l’uomo in fin di vita. Dro, estraneo agli uomini accorsi vicino a lui e pur tanto lontani, diventa aviatore celeste, l’eroe-Dro». Il «volo reale ed eterno dello spirito» è infine consacrato dall’«ululare selvaggio di una sirena meccanica, grido sovrumano di dolore e di orrore della natura violentata». L’intento allegorico è evidente e vi è riflessa la concezione nietzschiana della vita come eterno ciclo di morte e rigenerazione. Se si aggiunge che il tema della macchina vi compare solo trasversalmente (le apparecchiature rumoristiche di Russolo, previste per la riproduzione del rombo di automobili e dell’areoplano nel secondo atto oltre che della sirena nel terzo, non furono impiegate nella prima rappresentazione), neL’aviatore Drolo spirito delle ‘Sintesi teatrali’ futuriste appare tutt’altro che pienamente attuato. Tanto più che i vari momenti del «poema sceneggiato», addizionati l’un l’altro con una tecnica che potrebbe esser definita di montaggio fotografico, rivelano sullo sfondo il classico schema triangolare del melodramma (Dro ama Ciadi, a sua volta riamata invano da Rono) e si dispiegano fra abbondanti didascalie di sapore dannunziano («vivo spasimo», «soffocante violenza»). La musica rivela in primo luogo legami con l’impressionismo musicale di Debussy, né mancano inflessioni modali e contaminazioni con la musica popolare, nonché un uso, talora, delle dissonanze più aspre; il tutto accanto a passi che rivelano il tentativo del musicista di stabilire delle analogie sinestesiche. Dopo settantacinque anni, la ripresa dell’opera ha avuto luogo, nello stesso Teatro Rossini di Lugo di Romagna, nel gennaio del 1996, sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni e con la regia di Sylvano Bussotti.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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