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Africaine, L’
Grand-opéra in cinque atti di EugÚne Scribe
Musica di Giacomo Meyerbeer 1791-1864
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 28 aprile 1865

Personaggi
Vocalità
Anna
Mezzosoprano
Don Alvaro
Tenore
Don Diego
Basso
Don PĂ©dro
Basso
il gran sacerdote di Brahma
Basso
il grande Inquisitore
Basso
Inés
Soprano
NĂ©lusko
Baritono
SĂ©lika
Soprano
Vasco de Gama
Tenore
Note
Rappresentata postuma,L’AfricaineimpegnĂČ in modo intermittente il suo autore per circa trent’anni. Nel 1837 Meyerbeer, che per amore di Rossini aveva giĂ  italianizzato il nome di battesimo e con i suoigrands-opĂ©rasera diventato l’idolo della borghesia parigina di Luigi Filippo, aveva firmato un contratto per la realizzazione dell’opera con EugĂšne Scribe, che delgrand-opĂ©raera librettista di elezione. Ma dubbi sulla vitalitĂ  del soggetto, debitore di un esotismo caro alla politica coloniale francese, e sulla cantante cui affidare il ruolo della protagonista, indussero il compositore ad abbandonare il progetto per dedicarsi alla lavorazione delProphĂšte. Ripreso alla fine del 1841, l’abbozzo fu ripetutamente elaborato fino al 1845 e poi archiviato come ‘vecchiaAfricaine’. Meyerbeer vi ritornĂČ con decisione negli ultimi anni di vita, immergendosi nelle estenuanti prove teatrali attraverso cui i suoi lavori trovavano veste definitiva: nel 1863 l’orchestrazione era ultimata ed erano stati definiti gli accordi per una produzione con il soprano Marie Sasse. Quando nel 1864 Meyerbeer morĂŹ, l’opera fu completata dal musicologo e compositore belga François-Joseph FĂ©tis e l’anno successivo andĂČ in scena all’OpĂ©ra, culla di quel melodramma sontuoso e spettacolare che Meyerbeer aveva portato al successo.

Atto primo. L’aula consiliare del re del Portogallo nella Lisbona d’inizio Cinquecento. In attesa di una seduta che si preannuncia importante, InĂ©s, la figlia dell’ammiraglio Don Diego, confida ad Anna, amica prediletta, le sue pene per Vasco de Gama, partito con Bartolomeo Diaz alla volta del Capo delle Tempeste e mai piĂč ritornato. Non puĂČ dimenticare le parole con cui il giovane, salutandola, le ha dichiarato amore eterno, e continua a sperare che un giorno lo rivedrĂ . Ma quando il padre le comunica che il re l’ha destinata in moglie al potente Don PĂ©dro, InĂ©s si decide a informarsi sulla sorte della spedizione e scopre che Ăš fallita in un naufragio. Nell’aula, intanto, sono entrati i consiglieri: Don PĂ©dro siede sul seggio presidenziale, Don Diego lo affianca; alla loro destra il grande Inquisitore, a sinistra Don Alvaro. Dopo la preghiera rituale dei vescovi, Don PĂ©dro ribadisce che il re vuole conquistare nuove terre sulle rotte aperte da Colombo, ma non tutti concordano sull’opportunitĂ  dell’impresa. Don Alvaro propone allora che si ascolti l’unico superstite della spedizione di Bartolomeo Diaz, Vasco de Gama, appena rientrato a Lisbona. Il navigatore, che appare tra lo stupore dei presenti e soprattutto di InĂ©s, si dice convinto che la conquista di altri lidi Ăš ormai vicina e, per provarlo, presenta ai consiglieri una coppia di schiavi, SĂ©lika e NĂ©lusko, catturati oltremare. La sua audacia si scontra perĂČ con la diffidenza dell’Inquisitore e con la gelosia di Don PĂ©dro: alla fine il Consiglio non soltanto nega a Vasco i mezzi per una seconda spedizione ma, giudicandolo un mentitore, lo fa imprigionare con i due schiavi.

Atto secondo. Un carcere dell’Inquisizione. In fondo, un banco; al centro un pilastro massiccio su cui Ăš appesa una carta geografica. Vasco dorme e sogna grandi imprese, sotto gli occhi vigili di SĂ©lika che, segretamente innamorata di lui, cerca di proteggerlo dall’ira di NĂ©lusko. A sua volta innamorato di SĂ©lika, lo schiavo medita di uccidere l’uomo che ha preso il cuore della sua regina, tanto da indurla a dimenticare i doveri di sovrana (“Fille des rois”). Per compiacere il navigatore, la donna arriva persino a rivelargli la via per raggiungere la propria terra natale, «un’isola immensa, un suol diletto al ciel». Grato e lusingato, Vasco le promette quell’amore eterno giĂ  dichiarato a un’altra. Ma quando InĂ©s si presenta in cella con l’ordine di scarcerazione, non esita a ritrattare e a cedere alla sua liberatrice la schiava africana. Nuovi affanni si preparano perĂČ per de Gama. Impossessatosi dei suoi appunti di viaggio, Don PĂ©dro Ăš pronto a salpare per il Capo delle Tempeste, guidato da NĂ©lusko, che cerca vendetta, e accompagnato da InĂ©s, che ha accettato di diventare sua moglie.

Atto terzo. Un bastimento in navigazione. Sopra coperta, NĂ©lusko e un gruppo di marinai risvegliati dai primi raggi del sole; sotto coperta, InĂ©s, circondata dalle donne del seguito, tra cui SĂ©lika, e Don PĂ©dro, seduto a un tavolo cosparso di mappe, bussole e strumenti marinari. La nave sta per doppiare il Capo delle Tempeste e la ciurma si unisce alla preghiera. NĂ©lusko invece invoca il dio del mare (“Adamastor, roi des vagues profondes”), perchĂ© scagli su di loro la burrasca, costringendoli a deviare la rotta. Don Alvaro diffida dello schiavo che li guida, ma Don PĂ©dro non sente ragioni: vuole l’onore di avere compiuto per primo il periplo dell’Africa. Speranza vana. Su un bianco veliero Vasco, che lo ha preceduto, viene a offrire aiuto ed esperienza. L’incontro Ăš drammatico: Don PĂ©dro ordina ai marinai di uccidere il navigatore; SĂ©lika, per difenderlo, minaccia InĂ©s con un pugnale; Vasco viene risparmiato, ma SĂ©lika condannata a morte. In quel momento un’orda di indiani assalta il bastimento, i portoghesi muoiono o sono messi in fuga; in coperta NĂ©lusko e SĂ©lika assistono immobili alla strage. Quando la battaglia si placa, gli assalitori riconoscono nella schiava la loro regina.

Atto quarto. Una spiaggia assolata, monumenti sontuosi, l’ingresso di un tempio indiano. Alla testa di un corteo di sacerdoti, il gran Bramino rende omaggio a SĂ©lika: la popolazione danza esultante, la regina giura «per Brahma, per Vishnu e per Shiva» che nessuno straniero calpesterĂ  mai la loro terra. Ma, mentre gli officianti stanno per entrare nel tempio, un sacerdote informa NĂ©lusko che un portoghese Ăš sopravvissuto: Vasco de Gama, naturalmente, in estasi davanti alla bellezza del luogo (“Beau paradis”). La felicitĂ  del navigatore Ăš perĂČ breve: un gruppo di soldati lo raggiunge con l’ordine di giustiziarlo. Nuovamente SĂ©lika viene in suo soccorso e, sfidando gli dĂši, dice che Vasco Ăš il suo sposo. NĂ©lusko, chiamato a testimoniare il falso, con il cuore spezzato si piega alla volontĂ  della regina, ma piange la propria sorte (“L’avoir tant adorĂ©e”). L’abnegazione di SĂ©lika, le nozze celebrate tra «leggiadri fiori e aure olezzanti», il richiamo esaltante dell’ignoto inebriano Vasco, che dichiara il suo amore all’africana. Ma in lontananza si sente la voce di InĂ©s: sogno, realtĂ  o incubo persecutorio?

Atto quinto. I giardini del palazzo reale, lussureggianti di alberi, fiori e frutti tropicali; SĂ©lika e InĂ©s sole in un drammatico colloquio che vedrĂ  la portoghese vincitrice. L’epilogo Ăš malinconico. La regina capisce che niente potrĂ  legare a lei un uomo innamorato di un’altra donna, nemmeno i sogni di gloria, nemmeno il piacere dell’avventura. CosĂŹ ordina che i due amanti siano imbarcati su una nave, perchĂ© possano fare ritorno in patria. Poi si allontana verso un promontorio per vedere Vasco un’ultima volta, come Didone il suo Enea. Lo perdona (“La raison m’abandonne”), coglie i fiori velenosi del manzanillo, l’albero minaccioso che domina il promontorio, li respira voluttuosamente e aspetta che le forze l’abbandonino. Muore tra le braccia di NĂ©lusko, fedele sino alla fine.

Opera non del tutto risolta,L’Africaineha risentito negativamente dei lunghi anni della sua gestazione. Quando Scribe morĂŹ, nel 1861, prima che l’opera avesse trovato una forma compiuta, alla definizione del libretto si avvicendarono diversi autori, da Charlotte Birch-Pfeiffer a Camille Du Locle, senza peraltro eliminare quelle incongruenze che lungo il percorso si erano accumulate. Il soggetto originario prevedeva che l’azione si aprisse nella Spagna di Filippo III e che l’esploratore fosse un oscuro Fernando partito alla volta del Messico e gettato da una tempesta sulle coste africane, nel regno di SĂ©lika. Una revisione aveva poi sostituito la Spagna con il Portogallo e l’oscuro esploratore con Vasco de Gama, conquistatore delle Indie, di cui l’opera aveva preso il nome. FĂ©tis aveva in seguito ripristinato il titolo iniziale, giudicandolo piĂč adatto a evidenziare il ruolo centrale di SĂ©lika, ma non si era curato di dirimere le confusioni negli sfondi ambientali, con il risultato che l’‘africana’, giunta in patria, regna su una popolazione di indiani, adoratori di Brahma, Vishnu e Shiva. ConL’AfricaineMeyerbeer sarebbe dovuto giungere a una svolta compositiva, resa obbligatoria dalle innovazioni introdotte dalFaustdi Gounod e dalle crescenti preferenze del pubblico per l’opĂ©ra-lyriquea scapito delgrand-opĂ©ra. Ma gli esiti sono parziali. L’opera alterna momenti epici, come la scena del Consiglio nel primo atto e quella delle nozze nel quarto, a episodi intimistici, come il sonno di Vasco nel secondo e la morte della protagonista nel finale, senza riuscire a fonderli in una sintesi coerente. La cura dei particolari armonico-timbrici e la pronta assimilazione di nuove tecniche vocali, a testimonianza della duttilitĂ  inventiva di Meyerbeer, sortiscono comunque pagine non prive di efficacia drammatica, quali l’invocazione ad Adamastor di NĂ©lusko (il personaggio piĂč complesso e piĂč riuscito) e l’aria “Beau paradis”, la melodia piĂč celebre dell’opera.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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