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Cena delle beffe, La
Poema drammatico in quattro atti di Sem Benelli, dal dramma omonimo
Musica di Umberto Giordano 1867-1948
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 20 dicembre 1924

Personaggi
Vocalità
Cintia
Mezzosoprano
Fazio
Baritono
Fiammetta
Soprano
Gabriello Chiaramantesi
Tenore
Giannetto Malespini
Tenore
Ginevra
Soprano
il Calandra
Baritono
il dottore
Baritono
il Tornaquinci
Basso
il Trinca
Tenore
Laldomine
Mezzosoprano
Lapo
Tenore
Lisabetta
Soprano
Neri Chiaramantesi
Baritono
un cantore
Tenore
Note
Già dal 1919 Giordano si era interessato al dramma di Benelli, ma poiché era stato in questo preceduto dal compositore Tommaso Montefiore (che dieci anni prima ne aveva acquistato i diritti senza peraltro musicarlo), aveva più volte tentato, senza successo, di ottenere la cessione dei diritti. Dopo anni di inutile attesa, ne aveva iniziato ugualmente la composizione, ultimando la partitura solo pochi mesi dopo la risoluzione della vertenza. L’opera fu accolta con larghi consensi ma le riserve, soprattutto sul libretto di Benelli, non mancarono. Emblematico a questo proposito fu il giudizio di Adriano Lualdi sul ‘Secolo’, nel quale si colgono espressioni come «dramma da arena, o da cinematografo» e si parla di «assoluta mancanza di ogni vita interiore» nei personaggi, riconoscendo al solo Giordano qualità e ingegno. Interpreti della prima furono Hipolito Lazaro (Giannetto), dalle indubbie capacità tecniche ed espressive; Benvenuto Franci (Neri), anch’egli un fuoriclasse per temperamento esuberante, potenza di suono ed estensione e Carmen Melis (Ginevra), ideale per l’avvenenza e la disinvolta presenza scenica.

Giannetto, debole e pauroso ma astuto, è in rivalità con Neri, prepotente e violento, per l’amore della bella Ginevra. Vinto e umiliato da Neri, Giannetto finge sottomissione ma riesce con uno stratagemma a far credere il rivale pazzo e a farlo imprigionare. Può così, per poco, godere delle grazie di Ginevra. Neri infatti evade, e poiché sospetta che Ginevra abbia ceduto al rivale, decide di vendicarsi. Ma Giannetto, facendo leva sulla passione segreta che Gabriello, fratello di Neri, nutre per la bella, ordisce l’ultima terribile vendetta: quando Neri si precipita nella camera credendo di uccidere il rivale e Ginevra, scopre invece con orrore di avere pugnalato l’amato fratello, ingannato da Giannetto e da questi spinto nelle braccia della donna, e impazzisce per il dolore.

Malgrado i giudizi ingenerosi espressi dalla critica, il libretto di Benelli è avvincente, ricco di espressioni efficaci e di un linguaggio al tempo stesso realistico ed elegante. Limite del suo stile, e peraltro di molta librettistica del tempo, è piuttosto l’emergere di una vena di autocompiacimento e di una ricerca di termini evocativi e desueti, che appare talora fine a se stessa e certo non rende credibili fino in fondo l’abbandono sentimentale dei personaggi e le loro reazioni emotive. Notevole è però la ricerca di Giordano nel campo della vocalità, capace di varietà timbriche e di sottigliezze di fraseggio (soprattutto per il personaggio di Neri) che travalicano le consuetudini del repertorio verista del tempo. Il musicista ha inoltre impiegato numerosi motivi conduttori, creando pagine melodicamente felici e orchestrate con ricercatezza (il duetto d’amore tra Ginevra e Giannetto nel secondo atto, il preludio e il duetto di Lisabetta e Neri nel terzo) ed episodi ampi e formalmente complessi, dai quali emerge una certa abilità contrappuntistica (l’ottetto del terzo atto). La scrittura è versatile, ritmicamente mutevole e continuamente oscillante fra la dimensione intima e raccolta, ottenuta con l’impiego di pochi strumenti, e quella a grande orchestra, caratteristica degli slanci di passione (anche se a volte denunciano qualche empito retorico, e sono ancor più esasperati del consueto sotto il profilo della vocalità) e delle oasi di lirismo. L’opera conobbe numerosi allestimenti fino al 1930 ma in seguito uscì dal repertorio. La recente ripresa del 1995 all’Opera di Zurigo ne ha rimesso in luce i pregi e ha reso possibile, ancorché ulteriormente auspicabile, l’eventualità del suo recupero nell’attuale repertorio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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