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Dom Sébastien, roi de Portugal
Grand-opéra in cinque atti di Eugène Scribe, dal dramma di Paul-Henri Foucher
Musica di Gaetano Donizetti 1797-1848
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 13 novembre 1843

Personaggi
Vocalità
Abayaldos
Baritono
Ben-Selim
Basso
Camoëns
Baritono
Dom Antonio
Tenore
Dom Henrique Sandoval
Basso
Dom Sébastien
Tenore
Don Juam de Sylva
Basso
Don Luis
Tenore
Zayda
Mezzosoprano
Note
Nell’autunno del 1842 Donizetti si accinse a comporre un terzo e ultimo melodramma per l’Opéra, questa volta progettato sin dall’inizio per le particolari esigenze del massimo teatro parigino.Dom Sébastien, più ampia rispetto ai duegrand-opérasprecedenti (Les MartyrseLa Favorite), richiese maggior tempo per via dei difficili rapporti con Scribe, che Donizetti trovava presuntuoso e poco disposto a piegarsi alle mutevoli esigenze imposte dal lavoro di composizione. Il 13 febbraio 1843, terminata l’orchestrazione diMaria di Rohan, il musicista cominciò a occuparsi della nuova opera. Buona parte del primo e del secondo atto erano terminate circa un mese dopo, quando Donizetti abbandonò momentaneamente la composizione per volgersi allaCaterina Cornaroper Napoli. In seguito, la composizione procedette senza ulteriori intralci; ma durante le prove il comportamento di Scribe, che apportava continui ritocchi al testo senza curarsi più di tanto della musica, fu causa di un ritardo nella definizione dell’opera, che a Donizetti parve alla fine snaturata nel suo complesso. Tuttavia il compositore nutriva la speranza cheDom Sébastienfosse riconosciuta come la sua creazione più riuscita, ma tali aspettative furono solo in parte esaudite. Ciononostante, e malgrado alcune riserve di una parte della critica, il pubblico accolse piuttosto bene la musica, soprattutto il duetto Stolz-Massol (Zayda-Abayaldos) al principio del terzo atto (“C’est qu’en tous lieuxâ€) e il settimino nel quarto (“D’espoir et de terreurâ€).

Dom Sébastien, nell’atto di partire insieme al fedele Camoëns per una crociata contro gli infedeli, concede la grazia alla musulmana Zayda, che gli giura eterna riconoscenza. Approfittando dell’assenza di Dom Sébastien e della debolezza del viceré Dom Antonio, l’inquisitore Juam de Sylva progetta di cedere il Portogallo alla Spagna di Filippo II. Intanto l’esercito portoghese è sbaragliato in Marocco dalle truppe di Abayaldos, promesso sposo di Zayda, e il re è creduto morto; in realtà la fanciulla ha avuto modo di salvargli la vita e di rivelargli il suo amore. Mentre Dom Antonio, che ha assunto la corona, riceve Abayaldos (giunto per proporre un’alleanza), Dom Sébastien, grazie all’aiuto di Zayda, rientra in patria in incognito. Durante la celebrazione dei suoi funerali, il re si fa riconoscere dal popolo, tentando di sollevarlo contro l’usurpatore; ma, accusato di impostura (poiché Abayaldos si dice convinto della sua morte), è imprigionato insieme a Zayda: ella, tentando di salvarlo, viene condannata per adulterio. L’inquisitore offre la salvezza a entrambi, in cambio dell’abdicazione in favore di Filippo II: nonostante Zayda lo scongiuri, Dom Sébastien acconsente. Intanto Camoëns ha organizzato la fuga; ma mentre i due amanti si calano con una scala di corda sulla scogliera, gli uomini dell’inquisitore li fanno precipitare in mare. Dom Antonio esulta, ma l’inquisitore gli mostra l’atto di abdicazione.

Dom Sébastienè la più ricca e spettacolare tra le opere donizettiane composte per Parigi; tuttavia è più facilmente rappresentabile rispetto a opere dello stesso genere, in particolare a quelle di Meyerbeer, poiché necessita di non più di cinque ruoli principali (mezzosoprano acuto, tenore acuto spinto, due baritoni – il secondo, in pratica, un ‘tenore grave’ – e un basso profondo). Inoltre è caratterizzata da una vocalità meno virtuosistica e più espressiva, e da un impianto drammaturgico di maggiore coesione, nel quale la tensione narrativa cresce a poco a poco fino all’esito finale. L’opera mostra inoltre una particolare cura nell’orchestrazione, nel linguaggio armonico e persino nelle danze del secondo atto, che rappresentano in assoluto il contributo più riuscito di Donizetti a questo genere musicale, e che non a caso hanno goduto di vita propria. La ricostruzione della partitura autografa è problematica, poiché dopo la ‘prima’ Donizetti revisionò l’opera, inizialmente per la Francia e in seguito per il Teatro di Porta Carinzia di Vienna (con alcuni tagli, un finale diverso e una nuova cabaletta per Zayda nel secondo atto): in quell’occasione, il 6 febbraio 1845, nonostante le aggravate condizioni di salute, il musicista riuscì a dirigere personalmente. In seguito,Dom Sébastienapparve alla Scala (14 agosto 1847) quando Donizetti era ormai gravemente ammalato: si intende, tradotta, e in una versione più simile a quella viennese che a quella parigina. Dopo il 1870 l’opera fu sempre più raramente rappresentata, fino a scomparire dopo le rappresentazioni di Bergamo (1909) e Roma (1911). L’edizione più significativa dal dopoguerra è stata quella del Maggio musicale fiorentino (1955, in italiano) con la direzione di Carlo Maria Giulini; la più recente alla Carnegie Hall (23 marzo 1984, in francese), ma priva delle danze e in forma di concerto.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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