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Feen, Die
(Le fate) Grande opera romantica in tre atti proprio, dalla fiaba drammatica La donna serpente di Carlo Gozzi
Musica di Richard Wagner 1813-1883
Prima rappresentazione: Monaco, Königliches Hof- und Nationaltheater, 29 giugno 1888

Personaggi
Vocalità
Ada
Soprano
Arindal
Tenore
Drolla
Soprano
due figli di Arindal
Mimo
Farzana
Soprano
Gernot
Basso
Gunther
Tenore
Harald
Basso
il mago Groma
Basso
il re delle fate
Basso
Lora
Soprano
Morald
Baritono
un messo
Baritono
Zemina
Soprano
Note
La prima opera di Wagner venne rappresentata solo postuma. Nell’ambito del genere dellaZauberoperromantica, ambientata nel regno delle fate mutuato dalle fiabe di Gozzi, il compositore ventenne si era confrontato, uscendone con molto onore, con l’illustre modello costituito da Weber.

Atto primo. La fata Ada, innamorata del mortale Arindal, re di Tramond, rischia per questo suo amore di perdere l’immortalità. Le compagne decidono allora di muovere in suo aiuto. Arindal, intanto, ha promesso all’amata di non chiederle mai la sua vera identità per ben otto anni. Ma, sposatala e avutone due figli, ha mancato al giuramento e si è trovato improvvisamente trasportato per magia in una regione desertica insieme all’amico Gernot, mentre Ada è scomparsa. Nel deserto, Arindal incontra Morald e Gunther, provenienti dal regno che ha abbandonato, che lo convincono a far ritorno in patria e a cingere la corona di re che gli spetta. Riappare allora Ada e in seguito un corteo di fate. La donna ottiene dall’amato il giuramento di non maledirla mai, qualsiasi cosa accada, e i due si lasciano promettendosi eterna fedeltà.

Atto secondo. La patria di Arindal è turbata da una rovinosa invasione nemica. Intanto si va preparando una prova decisiva per la coppia protagonista: appaiono Ada e i suoi due bambini. La donna improvvisamente getta i figli nel fuoco, attirandosi la fatale maledizione dell’inorridito Arindal. Tutto è perduto: l’esercito è sconfitto sul campo, mentre Ada per cento anni verrà trasformata in pietra, secondo quanto stabilito dal re delle fate. Alla fine dell’atto le truppe di Arindal si scoprono in verità vincitrici, ma il re è ormai preda della disperazione.

Atto terzo. Si festeggiano Lora e Morald, reggenti per tanto tempo quanto durerà la pazzia di Arindal. Il re è stato condotto dal mago Groma al luogo dove Ada si trova pietrificata: con l’aiuto di uno scudo, di una spada e di una lira combatterà per liberare la donna. Nel nome dell’amore sconfigge gli spiriti e gli uomini di bronzo evocati dalle fate sue nemiche. Queste vogliono salvaguardare l’immortalità che Ada riavrà dopo cento anni trascorsi mutata in pietra. Raggiunta l’amata, con il magico potere della musica, Arindal, novello Orfeo, la libera, provocando l’inaspettata apparizione del re delle fate in persona. Questi decide di conservare ad Ada l’immortalità e di donarla anche ad Arindal, che vivrà d’ora in poi con l’amata nel regno delle fate, «sottratto alla polvere terrena».

La partitura, che dà spesso l’impressione di anticipare le atmosfere diLohengrineTannhäuser, si dimostra capace di momenti di grande suggestione, pregevoli soprattutto per l’orchestrazione raffinata e audace, in corrispondenza con i luoghi più evocativi del testo. Così avviene, ad esempio, in occasione del racconto di Gernot a proposito della strega malvagia, nel primo atto. Così, quando sarà scesa la notte e Arindal resterà solo, oboe e violoncello saranno incaricati di evocare la disperazione del protagonista. L’appassionato addio all’amata si trasforma a poco a poco in un’invocazione alla morte, per sciogliersi nell’atmosfera di stupore incantato che prepara l’imminente cambio di scena, in cui il deserto si trasformerà nel ‘giardino delle fate’ e Ada farà la sua apparizione. Arindal, d’altra parte, già dalla sua entrata in scena era stato accolto da un complesso recitativo accompagnato, di fine orchestrazione, a rappresentare dei sentimenti in violento contrasto. Il recitativo è seguito da un’aria dal piglio incalzante, come drammatici sono altri pezzi dell’opera, tra cui il cupo, severo coro con cui si apre il secondo atto, “Weh, uns, weh, wir sind geschlagenâ€, degno della migliore musica sacra romantica. Una vera e propria preghiera, di grande intensità e dolcezza, è poi il quintetto con coro del terzo atto, nella forma di implorazione diretta all’Onnipotente. Il compositore non si dimostra in difficoltà nemmeno per quanto riguarda il ritmo drammatico delle scene, che procede serrato e avvincente: ad esempio nella grottesca apparizione degli amici di Arindal con diversi travestimenti, nel primo atto.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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