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Fedra
Dramma per musica in due atti di Luigi Salvioni, dalla tragedia omonima di Carlo Innocenzo Frugoni
Musica di Giovanni Paisiello 1740-1816
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo, 1Âş gennaio 1788

Personaggi
Vocalità
Aricia
Soprano
Diana
Soprano
Fedra
Soprano
Ippolito
Soprano
Learco
Soprano
Mercurio
Tenore
Piritoo
Contralto
Plutone
Basso
Teseo
Tenore
Note
Il soggetto euripideo conobbe nel corso del Seicento e del Settecento una particolare fortuna, a partire dalla tragedia di Racine cui anche questo libretto si rifà attraverso la mediazione dell’arcade Frugoni. L’opera seria che Paisiello ne trasse, se da un lato rispetta i canoni del genere ormai in declino (ad esempio, vi è un solo concertato: un duetto per i giovani amanti), dall’altro introduce una serie di elementi coreografici e corali di origine francese.

La regina Fedra si sta preparando a celebrare il sacrificio di Aricia, principessa amata da Ippolito. L’uccisione è però impedita dalla dea Diana in persona discesa dal cielo. La regina inizia allora a sviluppare un’attrazione morbosa verso Ippolito. Assecondata dal consigliere Learco, cerca di sedurre il ragazzo mentre il re è assente, ma ne ottiene un netto rifiuto. Fedra cerca almeno di spezzare l’unione tra i due giovani, ma Aricia resta irremovibile. Allora, quando Teseo torna sano e salvo dal suo viaggio agli Inferi (dove si è recato, in compagnia di Piritoo, per rapire Proserpina), la regina accusa Ippolito di averla sedotta, ottenendo che venga imbarcato per l’esilio. Durante il tempestoso viaggio in mare un mostro marino sta per porre fine alla vita di Ippolito, quando Diana si ripresenta per difendere il ragazzo. Rosa dal rimorso per quella che crede l’inevitabile fine di Ippolito, Fedra confessa il suo inganno. Il giovane viene intanto riportato ad Atene da Diana: le sue nozze con Aricia si possono celebrare senza altro indugio.

Una piccola folla di personaggi, umani o mitologici, partecipa a scene molto popolate, dando vita a balli e cori. Caratteristica rilevante della partitura (in corrispondenza di tali occasioni coreutiche di grande momento) è l’impiego di una ricca tavolozza timbrica, che sfrutta in specie i fiati e le percussioni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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